RINO GISSI, METALLIZED.IT. PARTE SECONDA
Lontano, meno cruento, ma sempre avvertibile: l'eco delle spade incrociate da prodi guerrieri non stentava a placarsi, nonostante nel corso di quell'epico 1995 i Blind Guardian avessero rilasciato un colpo inarrivabile ed irripetibile, una zampata -Imaginations From the Other Side- che concentrava ed esaltava tutti gli elementi tipici di un sound tipico e maestoso: potenza, velocità, tecnica, trame elaborate, enfasi, drammaticità, sfumature leggendarie, striatue medievali. Il combo di Krefeld aveva raggiunto la propria maturità: notevole era stata l'evoluzione stilistica, partita dai primi studio-album, terremotanti e classici manifesti del più classico speed-power tedesco (peraltro debitori di parecchie influenze targate Helloween, quelli di Walls of Jericho per intenderci), e giunta ad uno stile ricco, imponente e del tutto originale. Eppure la storia era giunta tutt'altro che al termine, e avrebbe conosciuto ancora dei capitoli avvincenti. L'act mitteleuropeo torna a farsi sentire nel 1996, con un prodotto per i fans più affezionati come The Forgotten Tales, il quale conteneva vecchi pezzi ri-arrangiati, versioni acustiche o sinfoniche di brani precedenti e cover atipiche di band come Queen (da sempre tra le massime influenze dei Nostri e omaggiati con la dolce Spread Your Wings), Uriah Heep e Beach Boys (proprio quelli di Barbara Ann e Surfin' USA): in realtà, al contrario delle parole entusiastiche della band, i brani propri che vennero rivisitati non sembravano realmente migliori degli originali, e pertanto questa compilation restava sltanto un assaggio rispetto alla portata succulenta che stava per giungere in tavola. Dopo un notevole lasso di tempo, nel 1998 venne rilasciato Nightfall in Middle Earth, ambizioso concept-album sul Silmarillion di Tolkien: sin dai primissimi ascolti apparve evidente il motivo per cui i cinque tedeschi avevano impiegato così tanto tempo per realizzare queesto gioiello. Il disco prevedeva una lunga tracklist, nella quale ogni pezzo rappresentava un tassello narrativo, anteceduto dalla relativa intro; rispetto al passato, gli arrangiamenti erano sempre più sofisticati, la vecchia velocità ultra-speed lasciava prevalentemente terreno alla melodia e anche la tradizionale potenza tipica dei Bardi veniva mitigata in ossequio di trame più curate, meno telluriche. Era un prodotto raffinato, aperto dall'ottima Into the Storm, sontuosa alternanza di forza e armonia, e impreziosito dalla struggente ed epica Nightfall: pathos alle stelle, intensità, cori, ogni nota ad incastrarsi magistralmente in un tessuto da brividi. Vampate di energia come Blood Tears ripolverano in parte l'antica furia rapida dei bardi, ma il vero gioiello del platter era Mirror Mirror, un autentico classico del quintetto di Krefeld: riff prestanti si alternano ad altri più melodici, cori copiosi ne riempiono ogni istante, fraseggi di chitarra folk-oriented conferiscono al disco l'ennesima sterzata verso una stupenda ambientazione fantasy, medievale. Risvolti struggenti si rincorrono e fanno capolini in episodi drammatici come Noldor, mentre un'aurea positiva aleggia in Time Stands Still. Pur rappresentando il più drastico cambio di stile intrapreso dai Blind Guardian, Nightfall in Middle Earth era un'altro disco meraviglioso, destinato a fare la storia del power metal: l'intelligenza e la crescita tecnica dei musicisti ha portato un songwriting più ricercato, evitando la ripetizione speculare di dischi già pubblicati e proponendo invece un valido passo avanti, nel quale la melodia, i cori, e certi arrangiamenti sinfonici prendevano il ruolo centrale che, in passato, era stato proprio di velocità e potenza, era una svolta ragionata e affatto commerciale, perché le strutture complesse e dense di particolari, sfumature e dettagli tecnici che avevano caratterizzato le releases precedenti non venivano abbandonati, ma anzi resi più sottili ed evidenti, merito del chitarrismo fluido e fine di André Olbrich e Marcus Siepen. Fu da questo disco che Hansi Kürsch si dedicò soltanto al microfono, lasciando il basso a Oliver Holzwarth, sia in studio che dal vivo: una scelta saggia, da parte del singer, il quale preferì concentrarsi soltanto sul suo ruolo principale, ammettendo anche i propri limiti con le quattro corde. La lista di musicisti complementari, abbastanza nutrita, ben lascia comprendere la cura maniacale e la mole di lavoro che stava dietro a questo disco: vennero utilizzati un tastierista, un pianista, un suonatore di flauto, quattro voci addizionali e due narratori, per sessantacinque minuti di musica elevata.

A questo dispiego considerevole di tempo ed energia seguì una pausa di alcuni anni, nei quali la band rimase avvolta in un sostanziale silenzio. Iniziavano a circolare voci riguardo la volontà di creare un disco interamente orchestrale, che sarebbero state rimandate molto a lungo, e soltanto nel 2002 i Blind Guardian tornanrono sul mercato con l'ennesimo grande disco: A Night at the Opera, un cospicuo concentrato di pezzi lunghissimi, ultra elaborati e sorretti da campali e pompose orchestrazioni, cori imponenti ed un cantato spesso e volentieri quasi operistico. Il sound tipico del combo tedesco, quadrato e potente era facilmente avvertibile, ma al contempo si aveva la sensazione di un cambiamento profondo: il vecchio speed-power che aveva consacrato la band lasciava prevalentemente spazio alle melodie ariose, molto positive, e agli arrangiamenti più articolati, solenni, segnando uno stacco sensibile anche dallo stile drammatico di Nightfall. Curiosamente, il titolo riprendeva quello del celebratissimo album dei Queen datato 1975; la band inglese era una nota influenza dei Bardi di Krefeld, e molti critici punzecchiarono Hansi Kürsch, tacciando la sua formazione di scarsa modestia. In realtà i Blind Guardian volevano soltanto rimarcare la natua quasi operistica del loro disco, il quale era contraddistinto da un numero costante orchestrazioni sintetizzate, senza certo voler scomodare paragoni con la Regina. Sebbene il disco ricevette commenti contrastanti -anche a causa della difficoltà a riproporre dal vivo brani così complessi, in quanto dotati di cori e orchestrazioni fondamentali per la riuscita stessa delle canzoni- A Night at the Opera era ricco di episodi significativi e trascinanti come Precious Jerusalem, Battlefield, Under the Ice (nella quale era possibile imbattersi in alcune accelerazioni degne dei tempi d'oro), la gioiosa Wait for an Answer, la medievaleggiante The Soulforged o la lunghissima And Then There Was Silence, che sfiorava il quarto d'ora di durata: da un lato ci fu chi criticò la band, accusandola di delirio di onnipotenza, mentre dall'altro ci fu chi considerò quest'opera un capolavoro colossale, degno di figurare al fianco dei sei masterpieces che lo avevano preceduto. La verità, come sempre, sta nel mezzo: A Night at the Opera era un ottimo album, dotato di momenti memorabili ma forse non del tutto all'altezza dei vecchi classici; é collocabile un gradino sotto i suoi predecessori, ma resta un prodotto che tante altre band neanche si sognano. In più di un'intervista, Hansi Kürsch ha voluto sottolineare che pur mantenendo un sound riconoscibile, la sua band ha sempre mantenuto un costante percorso evolutivo 'E' ovvio che ci sia gente che storce il naso ad ogni minima variazione sul tema, del resto penso sia normale che un gruppo giunto al settimo o all'ottavo disco abbia sviluppato uno zoccolo duro di fans legati al suono classico, che reagisce male alle sperimentazioni e a tutto quello che differisce dallo stile dei dischi precedenti. Ma é un fatto secondario, i Blind Guardian sono sempre cambiati disco dopo disco, e difatti un nostro stile 'classico' non esiste, come non esiste un nostro album che sia uguale ad un altro, fatta eccezione forse solo per i primi due, ma solo in parte'. Innumerevoli le citazioni letterarie, e non solo, presenti nelle liriche: Precious Jerusalem si rifà a Jesus Christ Superstar, uno dei dischi preferiti da Kursh, mentre Battlefield é ispirata all'Hildebrandenlied e Under the Ice alle vicende narrate nell'Iliade, in particolare quelle relative alla caduta di Troia e alla figura di Cassandra; in The Maiden and the Minstrel Knight si racconta la storia d'amore tra Tristano e Isotta, Wait for an Answer si appoggia su Il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde e The Soulforged tratta di un personaggio della saga Dragonlance (Raistilin), scelto dai fans tramite un sondaggio sul sito internet della band. Compaiono addirittura le figure di Galileo Galilei e Friedrich Nietzsche in Age of False Innocence (incentrata sulla persecuzione del primo) e Punishment Divine (che tratta la pazzia che colse il secondo negli ultimi anni di vita), mentre Sadly Sings Destiny si ricollega al vecchio capolavoro Another Holy War in quanto focalizzata sulla figura di Gesù Cristo, ed in particolare sul suo martirio. Le annate successive furono caratterizzate da un'intensa attività live e dall'uscita di alcuni documenti on the road, nei quali si evince la trascinante passione del pubblico e il sorprendente contributo corale apportato dai fans durante le canzoni: LIve; un doppio cd uscito nel 2003, ripercorreva gli episodi più avvincenti della discografia dei Bardi, mentre Imaginations Through the Looking Glass, il primo dvd del Guardiano Cieco, immortalò l'immenso Blind Guardian Open Air, un festival da loro organizzato e tenutosi a Coburgo nel 2004. Purtroppo, nel 2005 iniziarono a sorgere alcuni problemi personali tra il drummer Thomen Stauch ed il resto della band: il batterista lasciò dopo tanti anni e fondò i Savage Circus, rimpiazzato da Frederik Ehmke. Con la formazione rinnovata ed una nuova casa discografica, la Nuclear Blast in luogo della Virgin, i Bardi tornarono in studio e nel settembre 2006 rilasciarono il loro ottavo disco, A Twisth in the Myth, per la prima volta trainato non da uno ma da ben due singoli, Fly e l'ottima Another Stranger Me. Il disco é un'evoluzione naturale che abbraccia tutti gli stili intrapresi dai Blind Guardian nel corso della loro carriera: di solito non é pomposo e progressive come l'immediato predecessore, anche se in brani come The Edge emerge comunque la tendenza ad arrangiamenti sofisticati; le care vecchie atmosfere medievali vengono limitate ad alcune melodie e a riff circoscritti, mentre la potenza della sezione rimtica -che pure non é certo devastante e martellante come fino alla prima metà degli anni novanta- e l'impatto trascinante dei cori e dei refrain risaltano nei brani migliori: Otherland, Turn The Page, la stessa Another Stranger Me. Nel complesso, il prodotto è molto buono ed esaltante, amalgama sfaccettature epiche ad altre ambientazioni più ariose e positive, molto orecchiabili, ed é onorato dalla solita prestazione tecnica eccellente: trame e strutture sono sempre efficaci e complesse. Si può tranquillamente dire che, fino a questo momento: i metallers di Krefeld non abbiano sbagliato un solo colpo, un solo disco: una verginità non comune, tra tante band storiche avviate al declino.

Le tracce Carry the Blessed Home e Skalds & Shadows furono create per la colonna sonora del film di Uwe Boll, In the Name of the King, una scelta dichiaratamente orientata alla promozione del disco; sempre a proposito di colonne sonore, negli anni successivi venne composta Sacred World per il videogioco Sacred 2: Fallen Angel e poi inserita nel nuovo full length. Questo vide la luce nell'estate del 2010 e si intitolava At the Edge of Time, un album molto complicato sia nelle trame che nell'assimilazione, ma che tuttavia proseguiva sulla scia del precedente, nel tentativo di raggruppare tutte le diverse forma che il guardiano Cieco ha assunto nel corso della sua esistenza. Era stato annunciato dallo stesso Hansi Kursch come un ritorno alle origini speed-thrash della propria band, ma in realtà chi si aspettava qualcosa alla Follow The Blind é rimasto deluso: il nuovo album era più simile a Twisth in the Myth che a qualsiasi altra releases, anche se apparentemente perdeva un pò in incisività immediata, suonando vagamente forzato e difficile da assimilare. Non un cattivo album, sia chiaro, ma forse meno convincente di quelli che lo avevano preceduto. Imponente il lavoro svolto in sede di arrangiamento, se si pensa anche alla collaborazione con l'Orchestra di Praga. Per festeggiare i venticinqua anni di carriera, nel 2012 é stato rilasciato un best of contenente alcune canzoni ri-registrate ed alcune rimasterizzate, Memories Of A Time To Come, un prodotto eccellente sotto ogni punto di vista. Oggigiorno l'act tedesco riceve alcune critiche inaudite relative all'eccessiva articolazione delle proprie composzioni, ma in una bella intervista del 2009 Hansi ha provveduto fieramente a ricacciare al mittente ogni pregiudizio spiegando che 'le critiche vanno sempre pesate, perché col tempo si capisce quali sono quelle costruttive e quelle che non lo sono'; il cantante espose nel dettaglio il proprio pensiero: 'Parlando di fans, ognuno ha il diritto di avere la sua opinione e di criticare quello che non gli piace, ma non si può chiedere ad una band di stare ferma per sempre, solo perché un particolare disco é piaciuto molto. A chi ci critica ora chiedo di ascoltarci senza pregiudizi; se proprio la nostra evoluzione non soddisfa qualche vecchio fan mi dispiace, ma non posso farci niente. Ci consideriamo artisti e dobbiamo andare avanti per la nostra strada, perché sentiamo sia quella giusta. Certo, se arrivano critiche creative, da qualcuno che ci conosce o comunque mette in luce cose secondo noi fondate, le affrontiamo, le discutiamo, e cerchiamo di capire che cosa c'é sotto. Ci interessa sapere cosa pensano di noi i nostri fans, questo é chiaro, ma il tempo va avanti e non lo si può fermare. I Blind Guardian di oggi non sono quelli del 1990, e non potrebbero rifare solo i pezzi di allora. Le reazioni del pubblico sono molto importanti per noi, comunque, anche e soprattutto dal vivo. I pezzi di Night at the Opera ad esempio, sono molto complicati e dal vivo non hanno funzionato sempre bene, é un dato di fatto ed é qualcosa che ci é stato fatto capire come prima cosa dai nostri fans. Per questo Twist in the Myth é venuto fuori più lineare come disco'. Kursh aggiunse inoltre che 'Vogliamo comporre canzoni che si possano suonare dal vivo, divertendoci noi sul palco come divertendo il pubblico davanti a noi. Non vogliamo fare cose complicate per forza, ma andare avanti e migliorarci, che non vuole per forza dire aggiungere passaggi difficili in ogni momento'. A proposito della stratificazione stilistica del proprio sound-tipo, il bonario musicista ha spiegato: 'E' tutto un processo: pensa a Valhalla, che oggi é uno dei pezzi più vecchi che facciamo on stage ed é molto lineare. Quando l'abbiamo composta era forse il brano più articolato che avevamo, e nel tempo é stato raggiungo e superato da altri, ma resta un nostro classico. Su A Night at the Opera abbiamo forse fatto il passo più lungo di quello che volevamo, con armonie e passaggi che non possono essere riproposti dal vivo in maniera efficace a meno di non ricorrere a basi registrate o cose simili, e questo non lo vogliamo'. Il resto é storia recente: la band è impegnata per la stesura di un nuovo disco e per completare il tanto sospirato album solo orchestrale, incentrato su Il Signore degli Anelli; in tutti questi anni, Kursh ha anche trovato il tempo per dedicarsi ad un progetto parallelo chiamato Demons & Wizards (assieme a Jon Schaffer degli Iced Earth) e facendo delle comparsate su alcune canzoni di band quali Angra, Edguy, Dreamtone, Therion e, soprattutto, Gamma Ray, prestandpo la propria voce a Farewall, tratta dal capolavoro di Land of the Free. La discografia stupenda che questa leggendaria formazione ci ha regalato é un vero e proprio forziere di meraviglie, magiche ed inestimabili: l'eredità del power metal, il testamento pregiato del eprfetto connubio tra la forza straripante della musica dura e le sopraffine armonie ed atmosfere medievali. Forse per fuggire da una realtà deprimente e da una società corrotta, ci piace correre con la mente alle verdeggianti foreste ed ai castelli imponenti, alle lande fantastiche popolate da strane creature e alle polverose battagli tra cavalieri; in ogni caso, nonostante tutto, il clangore delle spade e il suono degli zoccoli di qualche poderoso destriero continua ancora ad echeggiare, e lo farà ancora molto molto a lungo, grazie alla meravigliosa Poesia di questi Bardi contemporanei.



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