THE FRAYED ENDS OF SANITY

MALATI DI PARANOIA. Pezzo roboante, 'The Frayed End Of Sanity', incentrato sulla folle lotta come patologia sociale e strutturato in incroci di sezioni articolate e ritmi serrati nel pieno rispetto dei canoni technical thrash del platter a cui appartiene. Un individuo analizza nella sua mente la paranoia su cui il potere costruisce tutte le sue truffe; egli crede che tutti ce l'abbiano con lui, e moltiplicando la sua fobia per milioni di cittadini si ottiene il risultato di un popolo malato che teme il complotto nazionale. I temi dell'album, ingiustizia e inganno, scivolano tra le righe, appena più nascosti; il complesso di persecuzione è uno strumento nelle mani del potere per far perdurare nel nome della legge tale sensazione; e controllare un popolo di malati è semplice, basta fargli credere di essere assediato. La 'paura di aver paura' è un brivido che corre lungo le nostre schiene quando sappiamo che il nostro destino è affidato a noi ma non completamente, perchè c'è sempre qualcuno o qualcosa pronto a interferire e mettere i suoi bastoni tra le nostre ruote. Volontariamente o meno. Ancora una volta, c'é da inchinarsi al cospetto della maestria con la quale i Metallica esaltano il proprio songwriting e la potenza della propria proposta: velocità elevatissima ma mai fine a se stessa, continui cambi di tempo e tonnellate di riff, una struttura solida, pressante e articolata, assoli pazzeschi ben incastonati tra scorribande da headbanging e serrate a briglia sciolta.
THE FRAYED ENDS OF SANITY
Never hunger Never prosper I have fallen prey to failure Struggle within Triggered again Now the candle burns at both ends Twisting under schizophrenia Falling deep into dementia Old habits reappear Fighting the fear of fear Growing conspiracy Everyone's after me Frayed ends of sanity Hear them calling Hear them calling me Birth of terror Death of much more I'm the slave of fear, my captor Never warnings Spreading its wings As I wait for the horror she brings Loss of interest, question, wonder Waves of fear they pull me under Into ruin I am sinking Hostage of this nameless feeling Hell is set free Flooded I'll be Feel the undertow inside me Height, hell, time, haste, terror, tension Life, death, want, waste, mass depression.
LE ESTREMITA' LOGORE DELLA RAGIONEVOLEZZA
Non ho mai fame, non ho mai vissuto in prosperità; combatto dentro di me ancora una volta. Adesso la candela brucia da tutte le parti, contorcendosi per la schizofrenia, accolta dalla demenza; ritornano le vecchie abitudini, lotto contro la paura d’aver paura, anche la cospirazione è sempre più intensa. Tutti mi stanno cacciando, le estremità logore della ragionevolezza, senti che chiamano, senti che chiamano me; nasce il terrore, la morte aumenta ancor di più, la paura mi domina, mi tiene prigioniero, non mi avverte mai, spiega le sue ali mentre aspetto l’orrore che porta con sé. Non c’è più interesse, domanda, stupore, onde di paura s’infrangono contro di me. Inizio a correre ma affondo, sono in preda di questa sensazione che neppure conosco. L’inferno è stato liberato, verrà inondato, dentro di me la risacca infuria; altezza, inferno, tempo, fretta, terrore, tensione, vita, morte, mancanza, spreco, depressione di massa, le estremità logore della ragionevolezza, senti che chiamano, senti che chiamano me.
WE ARE THE REBEL

I METALLICA E LA SOCIETA'. I Metallica hanno combattuto a lungo la società americana. Seppur in forma più giovanile, già KEA era un manifesto di ribellione e voglia di libertà, voglia di uscire dalle righe di una società frustrante capace di incasellare le personalità omogeneizzandole. RTL è la naturale evoluzione del pensiero esistenzialista della band, una sorta di concept che analizza i tanti modi in cui la morte (in metafora) è vicina a questa società: sotto la forma di guerra, di legislazione ingiusta, come depressione o come per destino voluto da un Dio che non può ritenersi buono. Il discorso si articola ancor più in un album come 'Master Of Puppets': James parla dell'oppressione di un sistema corrotto e sporco, di una società che ci muove come burattini. 'And Justice For All' ha nel titolo l'estrema sintesi del suo messaggio, una critica apertissima ad una società che si basa sulla corruzione (la title track), sulla guerra tra uomini (Blackened), sullo squallore che i soldi e la mente umana possono generare (Eye Of The Beholder). I Metallica hanno sempre combattuto la società americana, incapace di fornire cure gratuite a chi non può permettersele ma in prima linea quando c'è da vendere armi in un normale supermercato, senza bisogno di porto d'armi. Una società fondata sui miti televisivi, che si trascina stanca tra falsità e ipocrisia. Dicono che col Black Album i Metallica si siano borghesizzati, passando su un fronte meno battagliero. In realtà i loro messaggi pieni di sentimento e logica si sono susseguiti anche negli album minori che sono seguiti; perchè se la musica non soddisfa più i vecchi fans non significa che anche le idee della band perdano rilievo.

HARVESTER OF SORROW

IL SEGNO DELLA MIETITRICE. 'Harvester Of Sorrow' è il brano più cadenzato e pesante di 'And Justice', cadenzato e opprimente come erano stati 'For Whom The Bell Tolls' e 'The Thing That Should Not be' nei dischi precedenti. Testo duro e serioso, ma molto ambiguo: alcuni pensano parli di un uomo che, drogato e alcolizzato, tortura i suoi cari prima di ucciderli; altri pensano si riferisca ad un rapporto difficile tra James e suo padre, mentre altri ancora parlano di una canzone incentrata sulla schiavitù, altri aborto e altri ancora che ritengono si tratti di un testo che parla di soggetti istigatori del male. Infine c'è chi pensa si tratti del genocidio degli ucraini ai tempi dell'URSS, quando i russi si appropiavano dei loro raccolti. L'ipotesi più accreditata è la prima, quella che parla di un uomo di mezza età che si rende conto di aver fallito tutta la sua vita. Così, in preda all'alcool, fa una strage della sua famiglia. I Metallica parlano sempre in prima persona, calandosi come loro consuetudine nei panni del protagonista. Ciò permette a James di meglio rappresentare la spazzatura e le assurdità che regolano le nostre esistenze. Il timore di essere ingannati per tutta la vita si manifesta in questo caso con la 'mietitrice di dolore', ovvero la morte: uno dei quattro cavalieri dell'apocalisse, per restare in tema. 'Guardami negli occhi, Capirai dove si nasconde l’assassino': l'assassino, il killer della porta accanto, può essere ovunque e questo denuncia la cattiveria insita per natura in ognuno di noi, a conferma di quanto sia infimo l'animo umano.
HARVESTER OF SORROW
My life suffocates Planting seeds of hate I've loved, turned to hate Trapped far beyond my fate I give, you take This life that I forsake Been cheated of my youth You turned this lie to truth Anger, misery You'll suffer unto me Harvester of sorrow Language of the mad Harvester of sorrow Pure black, looking clear My work is done soon here Try getting back to me Get back which used to be Drink up Shoot in Let the beatings begin Distributor of pain Your loss becomes my gain All have said their prayers Invade their nightmares To see into my eyes You'll find where murder lies Infanticide Harvester of sorrow Language of the mad Harvester of sorrow Language of the mad.
FALCIATRICE DELLA SOFFERENZA
La mia vita soffoca, non faccio che seminare odio; anche il mio amore è diventato odio, imprigionato ben oltre ciò cui sono destinato. Io do, tu prendi questa vita alla quale io rinuncio; la mia gioventù mi ha ingannato, questa bugia grazie a te è diventata una verità: rabbia, angoscia, soffrirai in me, sei Causa di Dolore. E’ il linguaggio del pazzo che semina dolore, nero puro che sembra trasparente; qui tra breve avrò finito il mio lavoro, fatti sentire, torna a com’eri una volta, finisci di bere, spara, lascia che fiocchino le punizioni; semini dolore, la tua partita è la mia fonte di guadagno; ognuno ha pregato. Sei sempre nel loro incubi; guardami negli occhi, capirai dove si nasconde l’assassino; uccidi bambini, sei Causa di dolore; questo è il linguaggio del pazzo, sei causa di dolore, il linguaggio del pazzo, causa di dolore.
COSA SAREBBE STATO, CON CLIFF, DOPO IL 1986?

COSA SAREBBE STATO? COSA sarebbero diventati i Metallica con Cliff Burton, dopo 'Master Of Puppets'? Quello che è certo è che 'And Justice For All' è frutto dei primi appunti tracciati, per un nuovo album, già assieme al compianto bassista; quindi l'evoluzione tecnica della band lascia presagire ad una crescita della band in quest'ottica. Con Cliff, il successore di 'Justice' -se non 'Justice' stesso- sarebbe potuto essere un gioiello del technical thrash metal, magari ancor più dei 'rivali' Megadeth e vicino allo stile dei canadesi Annihilator. James e Lars hanno sempre dichiarato di aver ereditato da Cliff il loro stile compositivo. Di certo però non lo hanno più utilizzato con l'uscita del Black Album: sicuramente Cliff non sarebbe stato partecipe della svolta commerciale della band, aprendo gli occhi agli amici e mantenendosi su standard di musica più grezza. Se proprio i Metallica avessero preso la direzione opposta al tecnicismo, con Cliff si sarebbe tornati allo stile di Kill'Em All se non ad un sound ancora più grezzo e punkeggiante, scarno ma non commerciale.

THE SHORTEST STRAW

LA VITA SCELTA A CASO. Pezzo duro e veloce, tra i più thrashy oriented di 'And Justice For All', 'Shortest Straw' parla di tutti coloro che finiscono schiacciati dagli ingranaggi dell'ingiustizia e dell'oppressione, quelli ai quali nella vita è concessa una sola opportunità: tirare a caso una pagliuzza, un bastoncino, e vedere come va a finire. Nel migliore dei casi resti come sei, mal che vada precipiti nell'abisso. Nel brano si possono leggere alcuni riferimenti al Maccartismo che imperava nell'America degli anni '50, un anticomunismo sistematico basato sulle legge del sospetto. Provare la tua innocenza è difficile, quando i tuoi accusatori non sono tenuti ad accertare la tua colpevolezza. Tutti diventano accusatori e possibili accusati, potenziali sospettati: 'La massa è isterica E’ una megalomania Ne viene rivelata la demenza'. Riferimenti storici si possono trovare nella storia di Julius ed Ethel Rosenberg, condannati alla sedia elettrica negli anni della guerra fredda, accusati di essere delle spie sovietiche per la sola ragione di essere simpatizzanti comunisti. Ci sono anche riferimenti a 'Comma 22', romanzo di J. Heller del 1961, in cui un pilota dell'aviazione americana si finge pazzo per farsi esonerare dalla missione. La risposta, dettata dal comma 22 del regolamento, è lapidaria: 'chi è pazzo deve essere esonerato dalla missione, ma chi chiede di essere esonerato non è pazzo'. Appunto. La canzone ha ritmi serrati e un'aggressività ripetuta, quasi soffocante.
THE SHORTEST STRAW
Suspicion is your name Your honesty to blame Put dignity to shame Dishonor Witch-hunt modern day Determining decay The blatant disarray Disfigure The public eye's disgrace Defying common place Unending paper chase Unending Deafening Painstaking Reckoning This vertigo it doth bring Shortest straw Challenge liberty Downed by law Live in infamy Rub you raw Witch-hunt riding through Shortest straw The shortest straw has been pulled for you Pulled for you Shortest straw Pulled for you Shortest straw Pulled for you Shortest straw The shortest straw has been pulled for you The accusations fly Discrimination, why? Your inner self to die Intruding Doubt sunk itself in you Its teeth and talons through You're living Catch 2-2 Deluding A mass hysteria A megalomania Reveal dementia Reveal Secretly Silently Certainly In vertigo you will be Shortest straw Challenge liberty Downed by law Live in infamy Rub you raw Witch-hunt riding through Shortest straw This shortest straw has been pulled for you Pulled for you Behind you, hands are tied Your being, ostracized Your hell is multiplied Upending The fallout has begun Oppressive damage done Your many turned to none To nothing You're reaching your nadir Your will has disappeared The lie is crystal clear Defending Channels red One word said Blacklisted With vertigo make you dead Shortest straw Challenge liberty Downed by law Live in infamy Rub you raw Witch-hunt riding through Shortest straw The shortest straw has been pulled for you.
LA PAGLIUZZA PIU' CORTA
Il sospetto è il tuo nome, la tua onestà è da biasimare; la dignità si vergogna, disonore, caccia alle streghe del giorno d'oggi, causa putrefazione, palesemente in contraddizione, sfiguramento, la fine dell'opinione pubblica, la sconfitta del buon senso; persecuzione continua, continua, assordante, minuziosa, resa dei conti, quest'abisso si spalanca. La pagliuzza più corta, sfida alla libertà, affossato dalla legge, vita nell'infamia, pesca nel torbido; la caccia alle streghe imperversa, la pagliuzza più corta è stata estratta per te. Le accuse sono tantissime, perché discriminano? Nel profondo del tuo animo devi morire. Vieni assalito dal dubbio che si intromette, vieni trapassato dai suoi denti a dai suoi artigli: stai provando cos’è un circolo vizioso. Illudendosi, la massa è isterica, è una megalomania, ne viene rivelata la demenza: rivela segretamente, silenziosamente, certamente, verrai catturato dalla vertigine. La pagliuzza più corta, sfida alla libertà, affossato dalla legge, vita nell'infamia, pesca nel torbido; la caccia alle streghe imperversa, la pagliuzza più corta è stata estratta per te. Dietro di te t’hanno legato le mani, la tua vita è bandita, il tuo inferno è moltiplicato, capovolgente; è iniziata la pioggia radioattiva, il danno oppressivo è compiuto, mentre sei quasi arrivato al tuo nadir; la bugia è cristallina, difendiamo i Canali Rossi, hanno pronunciato una parola: schedato, con la vertigine ti fa morire. La pagliuzza più corta, sfida alla libertà, affossato dalla legge, vita nell'infamia, pesca nel torbido; la caccia alle streghe imperversa, la pagliuzza più corta è stata estratta per te.
KIRK HAMMETT

RITRATTO DI KIRK HAMMETT. Kirk Hammett entra nella storia della musica hard'n'heavy come chitarra solista dei Metallica. Grandioso da subito, fin da quando si trovò a dover suonare per il primo album dei quattro cavalieri sulle note scritte dal ribelle Mustaine, cacciato dal gruppo. Da allora Kirk non ha più smesso di far scorrere la nostra passione adrenalinica sull'onda di assoli favolosi e potentissime scariche di storia! Kirk nasce a San Francisco, in California, il 18 novembre 1962 ma presto i suoi [papà irlandese, mamma filippina, di origine canadese] si trasferiscono ad El Sobrante. Kirk si appassiona alla musica, alle chitarre del fratellone Rick e agli assoli di Jimi Hendrix. Inizia a suonare la chitarra a 15 anni, lavora al burger king per permettersela -(il suo primo amplificatore è stato una scatola di scarpe- e a 17 fonda gli Exodus, coi quali apre due concerti di una band ancora agli inizi ma già colpita da una certa aurea di grandiosità: i Metallica. Quando i 'tallica cacciano mustaine, il manager degli Exodus suggerisce loro di provinare Hammett che, trovati i soldi per raggiungere Hetfield e soci nell'East Coast, viene scelto come chitarrista della band. E' l'inizio di un periodo straordinario di successi e soddisfazioni, per lui e per la band. Kirk ha sempre cercato di inventare cose originali, anche se per la registrazione di 'Kill'em all' si limita a suonare le note di Mustaine, aprendo cinque lustri di diatribe con l'ex che l'aveva preceduto. Dopo aver preso lezioni di chitarra da Joe Satriani, con cui suona musica di vario genere (blues, jazz, classica), Kirk sviluppa nuove tecniche e velocità che gli permettono di entrare nella galleria dei grandissimi del genere. L'apice, come per tutta la band, lo raggiunge col capolavoro 'Master Of puppets'. Grazie ai suoi riff potenti e agli assoli cristallini, l'heavy metal dei Metallica fa epoca. Un sound complesso e vario che passa dalle mitragliate corrosive degli esordi alle strutture più articolate raggiunte da 'Ride The Lightning' a 'And Justice For All'. Su tutti i successi dei Metallica brilla la sua firma. Dal Black Album in poi cresce il contributo di Kirk anche nella stesura dei testi. Su Load e reload lo stile del giro di chitarra si fa più blues che metal, e non soddisfa propriamente i fans. La qualità del gruppo cala col tempo e in 'St Anger' il produttore Bob Rock taglia con nettezza ogni assolo e virtuosismo di Hammett. Il ritorno al vecchio stile di Death Magnetic (2008) non è che il miglior tributo al vecchio thrash.

ONE

ANIMA RAGGELATA. Nel 1988, due anni dopo il capolavoro 'Master Of Puppets' e la morte di Cliff Burton, i Metallica gridano giustizia per tutti e si scagliano, tra le altre cose, contro la realtà raggelante della guerra. 'One' è un capolavoro lirico e musicale, una malinconica ballata funerea che incalza in un potente climax ultra-heavy, narrando una storia vera e struggente. Una storia che ispirò anche un vecchio film [Johnny Got His Gun], e che narra del 19enne Joe Bonham, che dal Colorado partì volontario per la prima guerra mondiale. Il ragazzo lasciò la famiglia, la ragazza e gli amici per combattere in Europa, ma una granata lo rese cieco, sordo, muto e privo di arti. Un macello di sangue in una trincea sporca di fango, un'agonia che in ospedale lo porta a vivere attaccato alle macchine, cercando di comunicare un messaggio straziante: 'uccidetemi'. I medici non gli concedono questa pietà, anzi viene licenziata l'infermiera che cerca di staccare il tubo dell'ossigeno. Joe chiede di essere esposto in pubblico come monito contro la crudeltà dei conflitti, ma nemmeno questa pietà gli viene concessa. La canzone è da pelle d'oca, sempre preceduta da diversi minuti di esplosioni, spari, fuochi: una nenia arpeggiata che cresce in impeto in concomitanza del ritornello, prima che una roboante sezione finale scateni l'headbanging con un possente breakdown ed un assolo melodico al fulmicotone, uno dei migliori in assoluto del repertorio Hammett. Un classico della band, il suo primo videoclip e uno dei testi più apprezzati, anche al di fuori dell'ambito metal.
ONE
I cant remember anything Cant tell if this is true or dream Deep down inside I feel to scream This terrible silence stops me Now that the war is through with me Im waking up I can not see That there is not much left of me Nothing is real but pain now Hold my breath as I wish for death Oh please god,wake me Back in the womb its much too real In pumps life that I must feel But cant look forward to reveal Look to the time when I'll live Fed through the tube that sticks in me Just like a wartime novelty Tied to machines that make me be Cut this life off from me Hold my breath as I wish for death Oh please god, wake me Now the world is gone Im just one Oh god, help me hold my breath as I wish for death Oh please God help me Darkness imprisoning me All that I see Absolute horror I cannot live I cannot die Trapped in myself Body my holding cell Landmine has taken my sight Taken my speech Taken my hearing Taken my arms Taken my legs Taken my soul Left me with life in hell.
UNO
Non posso ricordare niente, non capisco se sia la realtà o se sto solo sognando; dentro di me vorrei gridare, ma sono fermato da questo mostruoso silenzio. Ora che ho terminato la mia guerra mi sto svegliando, non posso vedere nulla, non c’è più molto di me; ora l’unica cosa vera che sento è il dolore, trattengo il mio respiro così tanto da voler morire. Oddio, ti prego, svegliami, è troppo reale! Riportami ancora dentro alla pancia; la vita che sento è nelle pompe, ma non riesco a guardare oltre per scoprire quanto tempo ho da vivere. Grazie al tubo che mi hanno infilato in me posso nutrirmi, ultima novità in tempo di guerra: vivo grazie a delle macchine che sono legate al mio corpo. Tagliate tutto, non voglio questa vita. Trattengo il mio respiro così tanto da voler morire. Oddio, ti prego, svegliami, adesso che non c’è più nessuno al mondo sono solo uno; oddio, aiutami trattieni il mio respiro perché desidero morire. Oddio, ti prego, aiutami, il buio mi imprigiona, tutto ciò che riesco a vedere è solo orrore: non posso vivere, non posso morire, sono imprigionato in me stesso, è il mio corpo la mia stessa cellula che m’imprigiona. La mina mi ha rubato la vista, mi ha rubato la voce, mi ha rubato l’udito, mi ha rubato le braccia, mi ha rubato le gambe, mi ha rubato l’anima; ora la vita che mi resta è un inferno.
I FILOSOFI DEL METAL

UNA BAND INTELLIGENTE. Oltre che per la loro musica grandiosa, i Metallica si sono sempre contraddistinti per essere una band davvero molto intelligente. L'esempio della moltitudine di argomenti trattati [guerra, religione, giustizia, amore, droga, alcool, corruzione, oppressione, voglia di libertà, appartenenza] è stato trattato in modo ampio, eppure da solo non spiega al meglio l'essenza esistenzialista della band. Non sono gli unici, bisogna dirlo, a porsi dei problemi ed esporre la realtà: lo hanno sempre fatto anche i Megadeth, gli Slayer, gli inarrivabili Death, e molti altri. I Metallica hanno sempre incarnato il bisogno di parlare di cose comuni, quell'essere più vicini di tutti alla gente, senza mai bisogno di usare titoli a effetto, riferimenti satanici o descrizioni di sbudellamenti per rendere ancor più dure le proprie canzoni: la realtà è spesso molto più dura e violenta di quanto la fantasia possa creare. I loro inni sono voce del popolo comune. Il loro coraggio li rende idoli; la loro lotta alla droga e alla falsità, all'ipocrisia e all'imposizione rende la loro immagine 'vera', ammirevole agli occhi di chi li conosce per davvero. Certo, qualche cazzata l'hanno fatta tutti: James ci è cascato con l'alcool, ma questo non smuove di una virgola il rispetto che questo grande omaccione dal cuore d'oro e l'aspetto da barbaro si merita, anche ad onore del fatto di esser ritenuto non da pochi uno dei più colti ed efficaci parolieri in ambito heavy metal.
SYMPHONIES OF SICKNESS

CARCASS [1989], GRINDCORE-DEATH METAL
Non serve girarci tanto intorno: questo è uno dei più begli album che i Carcass abbiano mai composto in tutta la loro carriera. La maggior parte dei fans, probabilmente, vede nel successivo 'Necroticism' o in 'Heartwork' le vere perle, tuttavia 'Symphonies Of Sickness'resta una prova ottima del gruppo, nonchè il miglior album di grind death che fino ad oggi sia mai stato suonato: nel suo genere, questo disco è ad un livello così alto e porta con sè delle atmosfere così particolari che si rivelerà impresa assai ardua cercare in esso delle pecche relativamente importanti e tuttavia non trascurabili. Innanzitutto 'Symphonies' è un passo avanti rispetto all'esordio sia dal punto di vista compositivo che formale: affidatosi ad un produttore professionista, i Carcass tirano fuori un suono certamente non perfetto, ma comunque più che buono. L'estremismo più oltranzista è stato qui abbandonato a favore di una ricerca sonora migliore, ma che lascia comunque spazio allo spirito grindcore e anti-progressista -in senso ovviamente musicale- che aveva contraddistinto l'esordio del combo inglese. Questa è forse la maggiore differenza con 'Necroticism', nel quale invece gli extreme metallers britannici si sono abbandonati a delle scelte più tecniche in netto contrasto con l'impronta dei primi due album: produrranno ancora lavori stupefacenti, ma il vero feeling, marcio e estremo, che ha innalzato i Carcass ad un livello superiore presso i seguaci più oltranzisti sarà per sempre confinato alle prime due uscite. I pezzi sono tutti di durata medio-lunga, con un riffing originalissimo, soprattutto visto l'anno di pubblicazione, farcito dalle solite vocals estreme: anche in questo caso c'è da segnalare un cambiamento, ossia la drastica riduzione di filtri alla voce. Insomma, i Carcass in questo lavoro incanalano la furia di 'Reek Of Putrefaction' in una via più razionale, cosa che non li penalizza assolutamente: semplicemente dimostrano una maggiore maturità ed evitano di andarsi a chiudere in un vicolo cieco. 'Reek Of Putrefaction' [che riprende il titolo del debut], 'Exhume To Consume', 'Excoriating Abdominal Emanation': tutti pezzi destinati a rimanere nella storia del metal per la loro violenta efficacia, ma anche per la svolta che rappresentavano nel panorama intero. Quello che forse a oggi è molto difficile capire è come i Carcass con appena due album siano riusciti a rivoltare come un calzino una scena la cui peculiarità è, secondo molti, la staticità. E sebbene tutt'oggi molti gruppi si sforzino di seguire la scia da loro tracciata, molti sono i gruppi che riescono ad emulare lo spirito di 'Reek', pochi quelli che compiono la medesima operazione con 'Symphonies'. Impossibile non citare 'Empathological Necroticism', brano tra i più belli in assoluto mai scritti dai Carcass e che racchiude in sè molta della bellezza di questo full length: semplicità che rispecchia la genialità. Insomma, questo album non deve essere ricordato solo per i testi mostruosi e sguazzanti in bacinelle di sangue ed interiora evisxceche sembrano tratti da un manuale di patologia o per le leggende metropolitane che girano attorno ad esso: farlo sarebbe un ingiusto sminuire la realtà dei fatti, la creatività di uno dei gruppi grind-death per eccellenza.

22/06/2011 – Arena Fiera Milano – Rho (MI)
GODS OF METAL 2011


E’ un Gods mono-giorno, che anticipa di poco il grande evento del Sonisphere e ne è forse surclassato in importanza, ma di certo l’evento dell’Epitaph Tour dei Metal Gods Judas Priest saprà richiamare un pubblico numeroso. Whitesnake, Europe, Mr. Big e i Loaded di Duff McKagan sono nomi che sanno risvegliare l’animo hard-rock di molti metallari, mentre il plotone di band a rappresentare l’estremo e il moderno quest’anno è un po’ in minoranza, con l’incognita dei vampiri Cradle Of Filth, mai convincenti appieno dal vivo, e band notevoli ma non dal richiamo eccezionale quali Epica, Cavalera Conspiracy e Baptized In Blood. Rispettando il programma quasi al minuto sono i Baptized In Blood ad aprire l’edizione 2011 del Gods Of Metal, e di sicuro mostrano più energia della maggior parte dei presenti, tentando di smuovere le prime file con le spallate di thrash metal veloce e decisamente crudo del loro debutto discografico. Fa piacere sentire una voce fuori dal coro delle produzioni stile Adam Dutkiewicz, che si distingue prendendo il meglio dal thrash degli anni d’oro e ammodernandolo senza sembrare inutilmente ‘vintage’. Con cinque pezzi a loro disposizione i canadesi danno il meglio con le conclusive ‘Dirty’s Back’ e ‘Down And Out’, che coinvolgono, stupiscono e fanno scatenare anche una fan indiavolata nelle prime file. Pure Fratello Metallo assiste compiaciuto. ‘Good morning Gods Of Metal'! In pieno orario brunch, per molti quasi un’eresia, ecco i fratelli Cavalera, Max e Igor, scendere in campo con la loro Conspiracy. Il pubblico è già abbastanza numeroso, considerando il giorno e l’orario d’esibizione, e la band è sempre una forte attrattiva, nulla da dire. Definire in forma il frontman brasiliano è ormai un’utopia, però ci piace confermare come i Cavalera Conspiracy siano in grado di offrire uno spettacolo decente anche in condizioni poco favorevoli. Circle-pit ripetuti, pogo sempre presente, un ridicolo wall-of-death improvvisato da un’audience comunque ben rispondente agli incitamenti del buon Max, che come al solito, dopo aver ‘dedicado a Deus’ il nuovo disco, parte a bestemmiare senza ritegno. E’ un po’ triste, dobbiamo ammetterlo, questa incoerenza di fondo. Vengono proposte in ripetuta ‘Warlord’, ‘Inflikted’, ‘Black Ark’, durante la quale sale sul palco anche Richie Cavalera, figlio di Max e Gloria, ‘Killing Inside’; ma l’apice della performance viene raggiunto ovviamente dall’ennesimo sfruttamento dei masterpiece dei Sepultura, ‘Refuse Resist’ e ‘Roots Bloody Roots’, per l’occasione dotata di un finale supplementare e causticamente accelerato. Epilogo affidato all’abbraccione tra fratelli, offerto in gentile concessione alla folla fotografante. Cadono le prime gocce di pioggia sul Gods e, con un leggero ritardo dovuto a problemi tecnici, ecco arrivare il turno dei Loaded di Duff McKagan, conosciuto ai più per i suoi trascorsi come bassista nei Guns N’ Roses, ma protagonista di tre dischi sotto questo monicker in veste di chitarrista-cantante. La band originaria di Seattle propone un hard rock stradaiolo non immune da influenze punk, che però lascia piuttosto a desiderare dal punto di vista del songwriting, come dimostra lo scarso coinvolgimento soprattutto all’inizio riscontrato fra i presenti. Dal punto di vista esecutivo il quartetto statunitense mostra una buona compattezza ed evidenzia il buon inserimento del nuovo drummer Isaac Carpenter, ma il problema principale si riscontra quando il buon Duff si mette a cantare, mostrando tutta la sua inadeguatezza nel ruolo di singer. Una mezzora di concerto passata piuttosto in sordina, durante la quale neppure la cover di ‘So Fine’ dei Guns è riuscita a risvegliare più di tanto la platea. La formazione olandese arriva dopo la noia perpetrata dai Duff McKagan’s Loaded e riesce solo in parte a risollevare gli animi della platea, divisa tra chi elogia incondizionatamente le abilità del gruppo orange e chi non sopporta per niente le sonorità gothic metal. Il problema degli Epica, però, non è tanto il genere proposto, né la qualità del songwriting, sufficiente o discreto per il genereo bensì la attitudine dal vivo, a tratti irritante e molto ‘fighetta’, come si dice a Milano. Una manciata di brani, resa peraltro con dei suoni poveri e confusi per quasi tutta la setlist [con chitarre assenti, voci e doppia cassa a rubare tutta la scena] non è bastata a farci promuovere i ragazzi, che sono sì cresciuti durante la performance, ma non risultando mai convincenti del tutto. ‘Consign To Oblivion’ è stato forse il pezzo meglio eseguito, ma gli Epica sono rimandati a future esibizioni. I Cradle Of Filth dimostrano ancora una volta di avere numerosi problemi a riproporre in maniera convincente il sound proposto attraverso le composizioni in studio. Le buone premesse dell’ultimo ‘Darkly, Darkly, Venus Aversa’ si fermano dunque alla prestazioni di rilievo del drummer Martin Skaroupka e della tastierista e corista Ashley Ellyllon, con la band anglosassone condizionata anche da una resa sonora quanto meno squilibrata, che mette in primo piano i bassi oscurando oltremodo il lavoro delle chitarre. Il leader Dani Filth, per l’occasione con un capello corto a tinte rosse molto post-punk, prova a scuotere la platea con ripetuti incitamenti senza molto successo; e proprio il singer inglese conferma i propri limiti vocali con una performance altalenante, che si fa apprezzare negli scream ma lascia alquanto a desiderare per quanto concerne il growl. L’inizio interamente incentrato sull’ultima pubblicazione sopraccitata non aiuta ad accendere lo spettacolo, ma in verità anche in prossimità di canzoni più datate ed immediate quali ‘Her Ghost In The Fog’ e ‘Nymphetamine’ la situazione non migliora granchè. Nel finale una buona versione di ‘Cruelty Brought Thee Orchids’ risveglia un po’ gli animi, ma poi la successiva e conclusiva ‘From The Cradle To The Enslaved’ non lascia rimpianti sull’abbandono della band. Il Gods Of Metal si accende definitivamente con i Mr.Big, autori di un’ottima performance che ha abbinato tecnica e qualità compositiva senza cali di tensione. Le abilità dei musicisti in questione sono indiscutibili ed infatti al bassista Billy Sheehan e al chitarrista Paul Gilbert viene riservato il giusto spazio per gli assoli di rito; ma ciò che ha più colpito dell’esibizione del quartetto statunitense è senza dubbio l’energia sprigionata attraverso i pezzi. Innanzitutto vengono bandite dalla scaletta le ballate considerate probabilmente troppo sdolcinate per l’evento; e poi c’è il giusto amalgama tra i classici storici e qualche inserto dall’ultimo arrivato ‘What If’. Il singer Eric Martin se la cava egregiamente dietro al microfono, nonostante in certi frangenti paghi dazio alla carta d’identità, e per questo senso è sembrata un po’ spenta l’esecuzione di ‘Take Cover’. Tuttavia l’esperienza e il supporto di un impianto corale, al quale partecipano tutti i restanti musicisti, hanno supplito al lieve inconveniente. Il pubblico dimostra di apprezzare sin dal brillante avvio con la recente ‘Undertow’, ma si surriscalda soprattutto grazie all’esecuzione di brani quali ‘Green-Tinted Sixties Minds’, ‘Daddy, Brother, Lover, Little Boy’, ‘American Beauty’ e la terremotante ‘Colorado Bulldog’. Finale incendiario con ‘Addicted To That Rush’ che chiude al meglio una prestazione sopra le righe. Ce la faranno gli Europe a tenere testa ad una performance così scintillante? La storica rock band svedese si trova davanti al difficile compito di mantenere l’adrenalina a livelli ragguardevoli, ma gli Europe, pur essendo autori di un’esibizione concreta, riescono invece a spegnere l'entusiasmo sin dalle prime battute. L’ugola di Joey Tempest non è più scintillante come ai tempi d’oro, di conseguenza il singer sceglie di abbassare di almeno un tono le linee vocali che oggettivamente ben si sposano con la svolta intrapresa da ‘Start From The Dark’, corredata dal look ‘all black’ di tutti i componenti. Il sound moderno e ribassato della chitarra di John Norum detta legge nelle nuove composizioni, come ad esempio ‘Last Look At Eden’ e ‘The Beast’, architettate su granitici quattro quarti che richiamano inevitabilmente il rock dei Seventies, ma appesantite oltremodo dal suono del basso sin troppo in evidenza. Certo, i Nostri richiamano giustamente alcuni capolavori del passato, quali la violenta ‘Scream Of Anger’, la zuccherosa ballad ‘Carrie’ [accolta dal pubblico come manna dal cielo] e la sorprendente ‘Seventh Sign’ tratta dall’ingiustamente bistrattato ‘Prisoners In Paradise’. Immancabile la doppietta finale composta dalle hit ‘Rock The Night’ e ‘The Final Countdown’, canzoni che risvegliano l’entusiasmo dei presenti. L’impressione che però abbiamo avuto è che il quintetto abbia voluto reinventarsi come una band heavy metal senza avere le qualità per poterlo fare. Delusione. Forti del nuovo album ‘Forevemore’ uscito su Frontiers, prodotto che li vede in discreta forma compositiva, la storica band guidata da David Coverdale ritorna dalle nostre parti per uno show che alterna al tempo stesso luci ed ombre. Il leader mostra una forma fisica davvero eccezionale per la sua età, ma le sue corde vocali in questa occasione hanno lasciato parecchio a desiderare, soprattutto negli acuti che spesso sono stati sostituiti da stonature lampanti. Certo, fanno sempre la loro ottima figura canzoni immortali come ‘Give Me All Your Love’, ‘Love Ain’t No Stranger’ e ‘Fool For Your Lovin' [introdotta da uno spezzone di ‘Slide It In’], ma troviamo davvero di cattivo gusto smorzare la tensione del gig con guitar solo interminabili sfociati nella jam ‘My Evil Ways’, che successivamente ha lasciato spazio ad un lungo assolo di batteria a cura del nuovo entrato Brian Tichy. Le ballad ‘Is This Love’ e ‘Here I Go Again’ sono comunque splendide nella loro struttura, ma dobbiamo rimarcare ancora una volta l’incapacità del singer biondocrinito di offrire una performance quanto meno accattivante. La zeppeliniana ‘Still Of The Night’, suonata quasi al rallenty e con poco nerbo, chiude uno show sufficiente nella forma, ma lacunoso nella sostanza. Serata sbagliata o sintomi inequivocabili di vecchiaia? Questa potrebbe essere una delle ultime occasioni per vedere i Judas Priest dal vivo e fortunatamente i re dell’heavy metal britannico non hanno deluso le attese del pubblico. Alle ore 21:35 si spengono le luci, la tensione sale alle stelle e le irruenti note di ‘Rapid Fire’ ci investono senza pietà. La band dimostra di essere in ottima forma, con un plauso alle corde vocali di Rob Halford che hanno retto senza grossi cedimenti per tutta la durata dello show. Meritevole anche il gioco di luci che ha risaltato alla grande i brani, molti dei quali sono state delle vere e proprie chicche estratte da album considerati ‘minori’. Da ‘Rocka Rolla’ è stata ripescata la ruvida ‘Never Satisfied’, da ‘Ram It Down’ lo splendido mid tempo ‘Blood Red Skies’ e da ‘Sin After Sin’ l’adrenalinica ‘Starbreaker’. L’obiettivo di presentare un concerto che ha ripercorso tutta la carriera della band è stato centrato in pieno, in quanto non abbiamo assistito ad un triste amarcord, ma semplicemente ad un ripasso fondamentale della storia dell’heavy metal. Ovviamente, gli occhi erano puntati sul nuovo chitarrista Richie Faulkner, il quale ha avuto il difficile compito di non far rimpiangere il dimissionario KK Downing. Il ragazzo ha goduto di ampio spazio duellando in maniera superba con Tipton, dimostrando così di essere già ben integrato nel gruppo. Ha fatto un notevole effetto vedere quasi diecimila persone cantare il coro di ‘Turbo Lover’, mentre le furiose note di ‘Painkiller’ hanno scatenato i metallari più oltranzisti tra il pubblico. Chiusura affidata al trittico ‘Hell Bent For Leather’ [con la classica entrata in moto di Halford] e alle anthemiche ‘You’ve Got Another Thing Coming’ e ‘Livin After Midnight’ che hanno coronato una prestazione decisamente positiva degli dei dell’heavy metal. Lezione di storia.























HEARTWORK

CARCASS [1993, TECHNICAL DEATH METAL]
Quello che i maestri del grindcore [prima] e del death metal [in seguito] Carcass sfornano nel 1993 è un album che si può tranquillamente mettere tra le dieci releases più importanti in ambito metal degli anni novanta. Questo disco è stato la via d'accesso per il death melodico e tutto il filone swedish death venutosi a creare negli ultimi anni. Riavvolgiamo i fili della storia: i temibili extreme metallers britannici, già autori di album progenitori del grind più schizofrenico ed efferato quali 'Reek Of Putrefaction' [lavoro seminale, penalizzato da una delle peggiori produzioni mai realizzate, almeno in ambito metal, comunque di forte impatto storico] e 'Symphonies Of Sickness' [che prosegue sulla falsariga del debut, migliorandone i principali difetti, compresa la produzione] avevano fatto il salto di qualità con 'Necroticism', album simbolo del death/grind a sfondo gore, è il più criptico e complesso della band, caratterizzato da brani molto lunghi e complessi. Le songs sono tutte dei classici del sempre grande four-pieces, e la grande differenza tra questo lavoro e i due precedenti della band è l'entrata in line-up di Michael Ammott, mostro della sei corde, che mostra già in quest'album le sue capacità. Terminata questa mini bio del gruppo, passiamo all'album protagonista di questa recensione, ovvero 'Heartwork', l'apice compositivo della band. In quel periodo la Earache, label con cui il gruppo aveva un contratto, si era unita alla Sony, label molto più importante. I gruppi che avevano un contratto con la Earache non persero l'occasione e cercarono di sfornare dei lavori mettendoci tutto il loro impegno, ma facendoli risultare anche più accessibili. Questo è capitato ai Carcass, che, con un connubio perfetto, intelligente e mai scontato tra melodia e sfuriate tipicamente death, hanno segnato un'epoca. L'album è caratterizzato da songs più semplici strutturalmente parlando rispetto a 'Necroticism', più d'impatto, tutte autentici capolavori. L'opener 'Buried Dreams' ci fa subito capire che strada hanno intrapreso questi ragazzi, che si dimostrano più tecnicamente preparati, soprattutto Ammott, autore di un guitar-work stupefacente: il suo solo in questa canzone è il migliore dell'album. Dicevamo, la strada intrapresa dalla band include anche un cambio radicale nel songwriting: si passa da testi puramente splatter a temi più profondi, vari, mantenendo comunque intatta la vena ironica tipica della band. La traccia seguente, 'Carnal Forge', si presenta come la più potente dell'album, caratterizzata da riff monolitici basati sul frequente uso del Mi basso. Il suo solo è bellissimo quanto veloce e potente. 'No Love Lost', traccia numero tre, scelta come singolo assieme alla title-track, è forse la meno interessante del lotto: ciò non toglie che sia una grande canzone, che farebbe il ruolo di miglior track in un qualsiasi album di death odierno. Semplicemente perfetta, invece, la titletrack: potente, veloce, aggressiva, melodica. La canzone migliore dell'album assieme ad 'Arbeicht Macht Fleisch', pezzo tiratissimo da headbanging disinibito. Si passa dunque ad 'Embodiment', roccioso mid tempo caratterizzato da un riff ritmicissimo in pieno Steer style. Schiacciando il pulsante 'forward' ci imbattiamo in 'This Mortal Coil', la più death dell'album, velocissima e molto legata alle uscite discografiche precedenti del combo inglese.'Blind Bleeding The Blind' è altra song di altissimo livello; 'Doctrinal Expletives' esibisce un drumming furioso da parte di Owen, mentre 'Death Certificate' è la perla finale, stupenda, il cui riff iniziale è stato copiato da moltissimi altri gruppi. Il lavoro svolto dai nostri è eccezionale: Jeff si rende autore di una prova vocale molto incisiva e aggressiva, pur se meno estrema che in passato; il suo lavoro di basso ricalca le linee di chitarra, ma si rivela molto puntuale e preciso. Se Steer è il compositore principale della band -una macchina da riff impeccabile: il suo stile è trascinante e d'impatto- Ammott è il fuoriclasse solista dell'act britannico, sovrumano: i suoi solos innalzano il voto generale dell'album in maniera evidente; il drumming di Owen non è tra i più tecnici mai sentiti su disco, ma le basi di batteria sono sempre azzeccatissime. Quest'album è una vera e propria gemma, capolavoro assoluto del death metal: è qui che ha inizio il percorso storico del death melodico e dalle sonorità tipicamente scandinave che tanto hanno preso il trend in questi anni.
NECROTICISM- DESCANTING THE INSALUBRIOUS

CARCASS [1991], DEATH METAL
Non è una novità che i Carcass abbiamo sempre saputo mantenersi a cavallo tra due generi, il grindcore degli esordi e il death metal abbracciato proprio con il disco che stiamo per esaminare, passando dalla vena melodica di 'Heartwork' alla più spiccata violenza di 'Symphonies Of Sickness', ma l'album che rappresenta in maniera perfetta questa sintesi è indubbiamente 'Necroticism, Descanting The Insalubrious', terzo full-lenght della seminale band britannica. Uscito nel 1991, anno denso di avvenimenti nella scena rock/metal mondiale -tra cui la pubblicazione del Black Album dei Metallica, di Nevermind dei Nirvana, di Human dei Death, la morte di Freddie Mercury e Eric Carr e il suicidio di Dead- Necroticism era destinato a imporsi da subito come capolavoro e punto di riferimento per tutto ciò che ruotasse attorno al movimento gore/grind/death. Se si dovesse trovare un aggettivo per descrivere questo disco, un solo aggettivo che sia in grado di spiegarne la sostanza, probabilmentesarebbe indicato utilizzarei il termine 'pesante. Quelli a cui ci troviamo davanti sono in effetti quarantotto minuti pesanti, granitici, compatti e inesorabili, che macinano e tritano per bene l'udito dell'ascoltatore, a qualsiasi velocità la band voglia muoversi. A guidare questa inarrestabile macchina da guerra è lo stratosferico Michael Amott, i cui riff non hanno nulla della melodia che troveremo in Heartwork: sono invece fortemente impastati, cupi, confusi; anche gli assoli avanzano senza fluidità, ma in maniera decisa e potente; indimenticabile il riff d'apertura di 'Symposium Of Sickness', uno dei più belli e coinvolgenti nella storia del death. Parlando poi di inizi storici, possiamo non citare 'Corporal Jigsore Quandary'? Il suo fantastico attacco di batteria e i riff che ci si inseriscono sono passati alla storia, insieme alle linee vocali di Jeff Walker, cantante (e bassista) di grandioso valore: il suo timbro non è scream, non è growl, è uno sporchissimo e grezzo concentrato di rabbia e odio; nulla nella sua prestazione potrebbe far pensare a un grande studio o a notevoli doti, ciò nonostante è impossibile non venire colpiti dalla sua voce aggressiva, diretta, violenta. Il disco viaggia costantemente su livelli di eccellenza: la già citata 'Corporal Jigsore Quandary' è il pezzo perfetto da far ascoltare a qualcuno per farlo innamorare dei Carcass, 'Pedigree Butchery' spicca per i suoi inserimenti delle più marce melodie che il death sappia proporre, i ritmi lenti e cadenzati di 'Lavaging Exptectorate Of Lysergide Composition' mantengono viva l'attenzione dell'ascoltatore per poi sottoporlo allo splendido attacco sonoro delle chitarre, semplicemente stupefacenti in questo pezzo, mentre 'Incarnated Solvent Abuse' si apre su una ritmica quasi brutal, sfociando poi nell'ostinata ripetizione di riff caotici e furiosi passaggi di batteria che rompono questo lento ma pesante incedere. Le liriche del disco, che descrivono l'utilizzo dei cadaveri a scopo di lucro -ad esempio come fertilizzanti ['Inpropagation'] o strumenti musicali ['Carneous Cacoffiny']-, hanno il merito di aver gettato idee che hanno poi costituito la linfa del movimento goregrind che ancora oggi si richiama a tematiche sviluppate da queste basi. 'Necroticism- Descanting The Insalubrious' è storia. È uno degli apici raggiunti dal death metal, è un capolavoro che corre a cavallo tra di esso e il grind, è un disco dalla straordinaria importanza storica che ha cambiato le carte in tavola nel mondo del metal. È assolutamente superfluo che consigliare di fare vostro questo disco, non potete farne a meno se siete fan del metal estremo, e anche se non lo siete è giusto che lo conosciate, perché ignorare un disco che dal 1991 emoziona, inquieta, fa appassionare i deathsters – e non solo – di tutto il mondo, sarebbe davvero imperdonabile. Da Metallized.it



I Carcass sono una delle band che ha segnato in modo indelebile la storia dell'heavy metal estremo, inizialmente ponendosi tra i padri fondatori del grindcore più marcio e brutale, successivamente levigando il proprio suono in direzione death e concludendo la carriera con l'introduzione di elementi prima tecnici e poi addirittura melodic death nel proprio spettro sonoro: un viaggio incredibile ed appassionante attraverso il quale la band britannica ha sfornato cinque dischi dalle caratteristiche differenti, ma sempre legati a solide radici sonore, cupe e pesanti nell'accordatura come nei testi. Se inizialmente lo splatter gore infarciva di sangue e budella le liriche dei Carcass, assieme alla maturazione stilistica è avvenuta anche una crescita tematiche che ha infatti portato la band ad affrontare argomenti di natura sociale e ambientale. I Carcass nascono a Liverpool nella seconda metà degli anni ottanta grazie a Jeff Walker (basso), Ken Owen (batteria) e Bill Steer (chitarra) dalle radici di una band seminale dedita ad un classico hardcore punk, chiamata Disattack. Jeff Walker si unì al gruppo solamente dopo l'uscita del loro primo ed unico demo datato 1986 ed intitolato 'A Bomb Drops'. I Carcass propongono all'inizio musica grindcore violentissima, scarna e brutale, un caos abominevole e privo di orpelli a cui uniscono un immaginario testuale fatto di espliciti riferimenti al mondo della medicina e dell'anatomia. Metafora della società moderna, pugno nello stomaco per i benpensanti. Il loro disco d'esordio è datato 1988 e porta l'esplicito titolo Reek of Putrefaction [puzzo di putrefazione], suonato sbattendo gli strumenti nella maniera più bestiale possibile. Il disco d'esordio consta di 22 tracce di velocissimo, malato e morboso grindcore, mentre già la seconda opera, 'Symphonies Of Sickness', presenta una diversificazione. I pezzi sono 10, molto più lunghi ed elaborati. I titoli e gli argomenti dei brani travalicano il buon gusto e ci trascinano in un vortice di puro delirio necrotico. La musica dei carcass è velocissima e viene supportata da un gutturale uso delle vocals. Il disco della svolta è però la loro terza opera 'Necroticism- Descanting the Insalubrious'. La band vede entrare nelle proprie fila lo svedese Michael Amott, proveniente dai seminali Carnage. I brani si fanno meno irruenti e più complessi, dotati di un riffing iù curato e distinguibile, di impatto brutale e tonante, e godono di ritmiche diversificate: il disco segna il definitivo ingresso dei quattro nei canoni del death metal. Le canzoni sono decisamente lunghe [6 minuti e più] ed intricate. I testi e le immagini del booklet continuano però a rimandare a testi di anatomia e a schizofreniche visioni di malattie e devastazioni. Nel 1993 l'evoluzione del combo inglese prosegue con il quarto disco, 'Heartwork', che si avvale in copertina di un'opera dell'artista svizzero Giger e della produzione di Colin Richardson. Il disco, che ora presenta un tecnicismo elevato che permette di classificarlo come technical death, sarà di ispirazione per la new wave del death metal svedese della seconda metà dei novanta. Tutti cercheranno infatti di ispirarsi e riproporre quelle ritmiche al fulmicotone, quei tecnicismi esasperati e quelle atmosfere malate che questo disco dei Carcass riesce a trasmettere. I testi sono più seri, quasi 'politici', pur rimanendo oscuri e criptici. I Carcass firmarono per una major, ma rimasti delusi dal trattamento loro riservato, scelgono di tornare alla Earache, l'etichetta grind che li lanciò. Dopo varì rinvii, nel 1996 uscì il disco 'Swansong', che presenta tratti melodici ancora più spiccati nel riffery come negli assoli ultramelodici di rimando alla tradizione classica degli Iron Maiden: completamente rivoltato rispetto agli esordi grindcore, il sound dei Carcass è ora un melodic death con spiccati riferimenti classic heavy. Di lì a poco, però, la band si scioglie. Amott aveva lasciato la band [rimpiazzato da Carlos Regades] prima delle registrazioni e dopo poco anche Steer lascia. Jeff Walker, Regades e Ken Owen daranno vita ai Blackstar che riprendono le sonorità di Swansong, ma che dopo un buon esordio si sciolgono. Steer invece si dedicherà ai settantiani Firebird. Amott è tuttora impegnato con Arch Enemy e Spiritual Beggars. Il 5 ottobre 2007 i Carcass comunicano il loro ritorno sulle scene, annunciando un tour che farà tappa nei principali festival metal estivi del 2008. La formazione è quella storica ad eccezione del batterista, Ken Owen, colpito da emorragia cerebrale nel 1999 e reduce da un periodo di coma, che viene sostituito da Daniel Erlandsson, già compagno di Michael Amott negli Arch Enemy.


EYE OF THE BEHOLDER

SCHIAVI DEL GRANDE FRATELLO. L'ossessione per la sicurezza e la fobia del terrorismo non sono fenomeni nuovi nell'America del 'Grande Fratello'. Ad ogni presunta cospirazione è sempre seguita una legge speciale, sulle ali di un sentimento di terrore diffuso dai mass media e dai politici che promettono pene severe, sedia elettrica, armi e repressioni. E' il giochino della 'tolleranza zero', esasperazione delle forme di difesa per tranquillizzare il popolo. Già negli anni '80 con la reintroduzione della pena capitale [abrogata nel 1973] il sistema sembra voler diffondere l'antidoto dopo aver spacciato il veleno: per stare tranquilli, basta affidarsi alle telecamere, ai vigilantes, al Grande Fratello. Abbandonando però la propria libertà d'espressione, tutti omologati e felici: 'Non importa ciò che vedi, o ciò che leggi dentro; Puoi farlo a modo tuo. Se è fatto come dico io'. Di questo parla 'Eye Of Beholder', della società dominata dalle telecamere e dai media che vogliono sputare le loro false verità, muovendo a proprio piacimento le teste della massa. In proporzione, anche con quei programmi ridicoli che catalizzano gli occhi di milioni di persone infarcendole di bugie, realtà costruite, felicità utopistiche. Chi non sa, si beve tutto. Il pezzo è un classico esempio del suono acquisito dai Metallica in 'And Justice For All', vale a dire un concentrato compatto e potente di riffs e sezioni connesse assieme con notevole perizia tecnica, che riesce a generare uno stile tecnico privo delle consuete accelerazioni da headbanging ma comunque d'impatto trascinante: un mid-tempo incalzante, oscuro, cupo e maliziato di un assolo sinistro e melodico.
EYE OF THE BEHOLDER
Do you see what I see? Truth is an offence Your silence for your confidence Do you hear what I hear? Doors are slamming shut Limit your imagination, keep you where they must Do you feel what I feel? Bittering distress Who decides what you express? Do you take what I take? Endurance is the word Moving back instead of forward seems to me absurd Doesn't matter what you see Or into it what you read You can do it your own way If it's done just how I say Independence limited Freedom of choice Choice is made for you, my friend Freedom of speech Speech is words that they will bend Freedom with their exception Do you fear what I fear? Living properly Truths to you are lies to me Do you choose what I choose? More alternatives Energy derives from both the plus and negative Do you need what I need? Boundaries overthrown Look inside, to each his own Do you trust what I trust? Me, myself, and I Penetrate the smoke screen, I see through the selfish lie Do you know what I know? Your money and your wealth Your silence just to hear yourself do you want what I want? Desire not a thing I hunger after independence, lengthen freedom's ring Doesn't matter what you see Or into it what you read You can do it your own way If it's done just how I say Independence limited Freedom of choice Choice is made for you, my friend Freedom of speech Speech is words that they will bend Freedom no longer for you Doesn't matter what you see Or into it what you read You can do it your own way If it's done just how I say.
OCCHIO DELLO SPETTATORE
Vedi ciò che vedo io? La verità è un'offesa, il tuo silenzio in cambio della tua confidenza; senti ciò che sento io? Le porte si chiudono sbattendo, limitano la tua immaginazione, ti tengono dove devono. Provi ciò che provo io? Angoscia amara, chi decide ciò che esprimi? Prendi quello che prendo io? Resistenza è la parola, andare indietro invece che avanti mi sembra assurdo. Non importa ciò che vedi o ciò che leggi dentro, puoi farlo a modo tuo se è fatto come dico io. L'indipendenza ha limitato la libertà di scelta, la scelta è fatta per te, amico mio; libertà di parola, il linguaggio è l'insieme di parole che loro sottometteranno; libertà con la loro eccezione. Temi ciò che temo io? Vivendo correttamente, le verità per te sono bugie per me. Scegli ciò che scelgo io? Più alternative, l'energia deriva sia dal positivo che dal negativo. Hai bisogno di ciò di cui ho bisogno io? Le frontiere abbattute, guarda dentro, in ognuna di essa. Credi in ciò che credo io? Me, me stesso ed io, penetro la cortina fumogena, vedo attraverso la menzogna egoista. Sai ciò che so io? I tuoi soldi e le tue ricchezze, il tuo silenzio solo per sentirti da solo. Vuoi ciò che voglio io? Il desiderio non è una cosa: desidero ardentemente l'indipendenza, prolungo lo squillo della libertà; non importa ciò che vedi o ciò che leggi dentro; puoi farlo a modo tuo, se è fatto come dico io.L'indipendenza ha limitato la libertà di scelta, la scelta è fatta per te, amico mio; libertà di parola, il linguaggio è l'insieme di parole che loro sottometteranno; non più libertà per te, non importa ciò che vedi o ciò che leggi dentro, puoi farlo a modo tuo, se è fatto come dico io.
TUTTO QUANTO FA SPETTACOLO

SBATTENDO L'IDIOZIA IN TELEVISIONE. Tutto sotto gli occhi della gente. L'ennesima miseria del genere umano finisce in televisione, ed è la bramosa, ossessiva, morbosa voglia di farsi i cazzi degli altri. Il Grande Fratello è l'esempio più stupido e pietoso, un siparietto che dà fama e soldi a persone il più possibile stravaganti, 'divertenti': quindi ignoranti, burini, piacioni, costruiti a regola d'arte. Si sputtanano con stronzate come sfide, confessioni e nomination, e diventano famosi: questo permette loro di scendere ancora più in basso e partecipare a programmi bovini e assolutamente pieni di vuoto, per non parlare delle serate in discoteca che diventano, per loro, vere miniere d'oro. Perchè purtroppo mamma ignoranza è sempre incinta, e le frange di appassionati seguono i loro beniamini come fossero dei divi di Holliwood. Mentre le persone veramente grandi restano nell'ombra e assistono schifate allo scempio dei loro consociati, ipnotizzati dalla televisione idiota. Impazzano i reality: la gente si convince che sia tutto vero e li segue con trepidazione. Isole, fattorie, ristoranti: ce n'è per tutti i gusti, probabilmente il prossimo soggetto sarà un bordello. Tutti a fingere di fare i saccenti e i sapientoni, scuole di danza e canto qua, tronisti di là. Qualcuno ci spieghi cosa stracazzo ne può capire di musica quella stronza di Maria De Filippi, e cosa stracazzo vogliono dalla gente normale quegli imbecilli dei suoi fottuti 'ragazzi', che vadano a lavorare in miniera e saremmo tutti un pò più felici. Come per la musica, anche con la televisione la massa si lascia abbindolare dalle stupidaggini. Più una cosa è cretina e più ci vanno dietro. Programmi di vera cultura e interesse, peraltro, vengono censurati dai politici e dai potenti, mandati in seconda serata per i loro contenuti pesanti, spacciati per satira quando invece sono cronaca. La buona televisione, come la buona musica, si può fare e si fa benissimo. Peccato che la psicomassa si lascia ipnotizzare dalle stronzate.

AND JUSTICE FOR ALL

GIUSTIZIA PER TUTTI. Pezzo apocalittico che accusa il sistema sociale e giudiziario, 'And Justice For All' inizia con un arpeggio rilassato, nel quale col passare dei secondi si inserisce la batteria con maggior frequenza e insistenza: al culmine, come da consuetudine dei Metallica, la canzone 'esplode' con riff pesanti e duri ritmi thrash. Si parla di giustizia, della giustizia ormai dimenticata dall'uomo e della corruzione del sistema. 'Tribunali dipinti di verde Comanda il denaro', attacca Hetfield nella prima parte, riferendosi al colore del dollaro, 'il martello della giustizia ti annienta'. Il testo è abbastanza contorto e complicato, è difficile capire a cosa si riferisca quando dice 'non riesco a credere alle cose che dici, non riesco a credere, non riesco a credere al prezzo che paghi, niente ti puo' salvare': probabilmente parla di una persona che abbassa la testa e si piega alle miserie del sistema, ma potrebbe anche voler far riferimento ad un soggetto che è artefice della corruzione stessa del sistema. Quel che è certo è che 'La giustizia è andata persa, la giustizia è violata, la giustizia se n'è andata', e tutto ciò 'lo trovo così triste, così vero, così reale', rimbombante e ripetuto atto di constatazione. La signora giustizia è stata violentata, cantano i Metallica, 'rotoli di burocrazia ti sigillano le labbra, adesso sei finito': nessuno può far niente di fronte al gigante della legge, che non sempre è uguale per tutti. E si torna sulla questione denaro, perchè i potenti ne hanno fin troppo e 'i loro soldi spostano di nuovo l'ago della bilancia'. Rassegnazione e rabbia graffiano nella frase 'che cos'è la verità? non saprei, non riesco a sentirla'. La canzone è durissima, sia per il testo che per la musica, un massacro crudo e appesantito da un drumwork poliritmico, compatto e possente, a sostenere una struttura intricata e zeppa di riff differenti, cambi di tempo e sezioni alternate, capaci di coprire quasi dieci minuti di thrash progressivo. Un altro grande cavallo di battaglia della band, capace non solo di creare grandi canzoni ma anche di dire tante cose intelligenti.
AND JUSTICE FOR ALL
Halls of justice painted green Money talking Power wolves beset your door Hear them stalking Soon you'll please their appetite They devour Hammer of justice crushes you Overpower The ultimate in vanity Exploiting their supremacy I can't believe the things you say I can't believe, I can't believe the price you pay Nothing can save you Justice is lost Justice is raped Justice is gone Pulling your strings Justice is done Seeking no truth Winning is all Find it so grim, so true, so real Apathy their stepping stone So unfeeling Hidden deep animosity So deceiving Through your eyes their light burns Hoping to find Inquisition sinking you With prying minds The ultimate in vanity Exploiting their supremacy I can't believe the things you say I can't believe, I can't believe the price you pay Nothing can save you Justice is lost Justice is raped Justice is gone Pulling your strings Justice is done Seeking no truth Winning is all Find it so grim, so true, so real Lady Justice has been raped Truth assassin Rolls of red tape seal your lips Now you're done in Their money tips her scales again Make your deal Just what is truth, I cannot tell Cannot feel The ultimate in vanity Exploiting their supremacy I can't believe the things you say I can't believe, I can't believe the price we pay Nothing can save us Justice is lost Justice is raped Justice is gone Pulling your strings Justice is done Seeking no truth Winning is all Find it so grim, so true, so real Seeking no truth Winning is all Find it so grim, so true, so real
E GIUSTIZIA PER TUTTI
Tribunali dipinti di verde, comanda il denaro; i lupi del potere assediano la tua porta, li senti appostati, presto farai piacere al loro appetito. Divorano, il martello della giustizia ti annienta, ti schiaccia, l'ultima presunzione è sfruttare la loro supremazia. Non riesco a credere alle cose che dici, non riesco a credere, non riesco a credere al prezzo che paghi: niente ti puo' salvare, la giustizia è andata persa, la giustizia è violata, la giustizia se n'è andata. Tirando i nostri fili, la giustizia è finita, non si cerca la verità, vincere è tutto. Lo trovo così triste, così vero, così reale; l'apatia è il loro trampolino, così insensibile, una profonda animosità nascosta, così ingannevole; attraverso i tuoi occhi brucia la loro luce, cercando di trovare l'inquisizione ti fa crollare. Con menti indagatricil'ultima presunzione è sfruttare la loro supremazia. Non riesco a credere alle cose che dici, non riesco a credere, non riesco a credere al prezzo che paghi: niente ti puo' salvare, la giustizia è andata persa, la giustizia è violata, la giustizia se n'è andata. Tirando i nostri fili, la giustizia è finita, non si cerca la verità, vincere è tutto. Lo trovo così triste, così vero, così reale. La signora giustizia è stata violentata, la verità assassina; rotoli di burocrazia ti sigillano le labbra, adesso sei finito: i loro soldi spostano di nuovo l'ago della bilancia. Fai il tuo affare: che cos'è la verità? Non saprei, non riesco a sentirla.
NEL REGNO DELLA CORRUZIONE

LA GIUSTIZIA STUPRATA. Giustizia è una parola con definizione teorica ben definita: 'Giustizia è ordine dei rapporti umani; la virtù morale per la quale si osserva in sé e in altri il dovere e il diritto; è la costante e perpetua volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto; è l'ufficio, il magistrato o il luogo dove si rende giustizia. La giustizia è anche azione , potere di tutelare i diritti di qualcuno, di ascoltare le sue richieste accordandogli ciò che è giusto, è anche un insieme di persone incaricate di applicare la legge. La negazione della giustizia ovvero la mancata applicazione dei criteri della giustizia è l'ingiustizia'. Giustizia ha risvolti pratici diversi, ed è coltello nel pugno dei potenti. Assassini, stupratori, clandestini escono dal loro fottuto buco di prigione dopo pochissimo tempo di reclusione. Il commerciante che si trova un ladro in casa e gli spara non solo non viene giustificato, ma finisce lui al fresco, e ci resta per tempo ben maggiore. I cittadini fanno vita modesta, la crisi divampa: e i politici? Si fanno leggi ad hoc e prendono stipendi da nababbi, per fare assenteismo in parlamento e tirare di coca, senza parlare dei bonus -cinema, aerei, stadi, ristoranti- di cui godono. E' forse giustizia questa? Davvero alla gente comune viene riconosciuto quanto gli spetta, davvero gli uomini di giustizia si adoperano per assicurare la parità davanti alla legge? Pensate a quanto costa un avvocato, e fatevi due conti. I soldi sono tutto, purtroppo, e chi ha i soldi muove la giustizia a suo piacimento. La usa per i suoi porci comodi. In America puoi comprarti armi sotto casa ma se non hai un buon conto in banca non puoi permetterti le cure ospedaliere, e ne sa qualcosa la famiglia Schuldiner, il cui povero Chuck -ex leader dei titanici Death- morì di tumore al cervello, nel 2001, dopo aver affrontato cure chemioterapeutiche il cui importo si aggirava attorno ai diecimila euro mensili. Perchè il governo non proibisce la vendita di armi e garantisce a tutti la sanità basilare? La criminalità organizzata, le mafie muovono qualsiasi cosa, ed hanno le mani in pasta in qualsiasi cosa: politica, edilizia, sport, ambiente sociale. La bassezza morale della razza umana, la sua corruttibilità e l'indecenza che insozza l'animo della gente è qualcosa di scandaloso, che meriterebbe veramente la venuta dell'Apocalisse, per far pulizia di tanta merda. Spesso la gente resta allucinata davanti alle sconcertanti notizie che coinvolgono i nostri 'paladini': la corruzione è ovunque, l'ingiustizia è ovunque, e i Metallica lo ricordano con la crudezza di sempre.
Metallica in gran fermento
PROGETTO SEGRETO E NUOVO DISCO!

Il progetto segreto dei Metallica inizia a prendere forma pubblica: in febbraio Kirk Hammett aveva dichiarato che la band era al lavoro su un progetto segreto, distante dai canoni tipici di un disco dei Metallica. E così fu: a rivelare l'arcano è il sito ufficiale della band, che proprio riferendosi alle dichiarazioni di Hammett spiega di aver realizzato un intero album in collaborazione col chitarrista e cantautore statunitense Lou Reed (nella foto, Hetfield e Reed in sala incisioni). I musicisti hanno composto dieci brani, incisi presso lo studio privato dei Metallica di Los Angeles: non è ancora noto quanti di questi pezzi finiranno sulla versione finale del CD ne quando il disco sarà messo sul mercato, ma è ormai certo che l'album è stato completato in ogni suo punto. Una notizia, questa, che arriva completamente inaspettatae lascia spiazzati fans e critica: tuttavia essa è stata presto seguita dalla comunicazione, apparsa in un'intervista di Billboard.com, e concessa dal produttore dei Metallica Rick Rubin secondo cui la band sarebbe in procinto di iniziare il songwriting del nuovo disco. La cosa in effetti non sarebbe affatto in disaccordo con il 'progetto parallelo' affrontato assieme a Lou Reed. Ricapitolando: i Metallica pubblicheranno eccezionalmente un disco realizzato con Lou Reed e stanno per iniziare a lavorare sul nuovo album vero e proprio. Tutto tranne che una band poco attiva

BLACKENED

BLACKENED apre 'And Justice For All', e ancora una volta i Metallica vanno a soffermarsi sul tema della distruzione. Musicalmente, è un pezzo intricato che sintetizza alla perfezione il technical thrash intrapreso dalla band già con Ride The lightning, ed ora sublimato in un disco potentissimo, pulito e compatto, nel quale molteplici riffs vengono cuciti alla perfezione in brani articolati, lunghi e complessi. 'Blackened' è dotata di un riff magnetico tipicamente thrash, martellante, ed una ritmica veloce ed incalzante, impreziosita da uno dei guitar solos più belli della produzione Hammett. La canzone racconta di come la terra venga spazzata via, anche se non si capisce se a causa dell'olocausto nucleare, di una catastrofe climatica, causata dall'ipocrisia umana, sia in senso diretto che metaforico. Il titolo, che sta per 'oscurato', o 'carbonizzato', lascia propendere per l'ipotesi, che nel testo trova seguito, di un fuoco che devasta il genere umano. Esso è seguito da un 'duro inverno nucleare', ma qui si fa strada l'ipotesi della distruzione letterale, causata dall'inquinamento e dagli abusi artificiali nei confronti della natura, perchè questo grande gelo potrebbe essere una 'conseguenza dell'ipocrisia', di un 'popolo insediato per distruggere'. All'uomo non resta che guardare la madre terra morire in un'atrocità desolante. Resta il fatto che, anche nella doppia interpretazione del testo, i quattro cavalieri ritornano sul tema dello spettro atomico, nel quale sguazzavano i telegiornali degli anni'80, giocando con le paure della gente. 'Non ci è rimasto nient'altro da uccidere', canta amaro James, 'Nessuno l'ha capito prima: non si respirerà mai più'. Come a dire che nessuno si rende conto di quanto stronzi si può essere nella vita, e di quanto siamo bravi a sperperare senza accorgercene le fortune e le meraviglie di cui siamo stati omaggiati.
BLACKENED
Blackened is the end Winter it will send Throwing all you see Into obscurity Death of mother earth Never a rebirth Evolutions end Never will it mend Never Fire To begin whipping dance of the dead Blackened is the end To begin whipping dance of the dead Color our world blackened Bustering of earth Terminate its worth Deadly nicotine Kills what might have been Callous frigid chill Nothing left to kill Never seen before Breathing nevermore Never Fire To begin whipping dance of the dead Blackened is the end To begin whipping dance of the dead Color our world. Blackened Opposition, contradiction, premonition, compromise, Agitation, violation, mutilation, planet dies Darkest color Blistered earth True death of life Termination expiration cancellation human race Expectation liberation population lay to waste See our mother Put to death See our mother die Smouldering decay Take her breath away Millions of our years In minutes disappears Darkening in vain Decadence remains All is said and done Never is the sun Never Fire To begin whipping dance of the dead Blackened is the end To begin whipping dance of the dead Fire Is the outcome of hypocrisy Darkest potency In the exit of humanity Color our world blackened Blackened.
OSCURATO
L'oscurità è la fine, l'inverno la manderà gettando tutto ciò che vedin el buio; la morte di Madreterra senza una rinascita, la fine dell'evoluzione non la migliorerà mai, mai. Fuoco, inizia la frustrante danza della morte, l'oscurità è la fine, colora il nostro mondo oscurato. Ferocia della terra fa terminare i suoi beni, la nicotina mortale uccide ciò che avrebbe potuto essere. Gelo insensibile e glaciale, nient'altro è rimasto da uccidere: nessuno lo ha capito prima, e non si respirerà mai più. Opposizione, contraddizione, premonizione, compromesso, agitazione, violazione, mutilazione, il pianeta muore; colori più scuri, terra infestata, morte reale della vita, estinzione, espirazione, soppressione, razza umana, prospettiva, liberazione, popolo insediato per distruggere. Guarda nostra madre, esposta alla morte, guarda nostra madre morire, rovine bruciate si prendono il suo respiro, milioni dei nostri anni spariscono in pochi attimi, oscurando senza motivi. Rimane la decadenza,  tutto è stato detto e fatto, ma non lo è mai il sole. L'oscurità è la fine, inizia la frustrante danza della morte, l'oscurità è la fine, colora il nostro mondo oscurato, è la conseguenza dell'ipocrisia, la potenza più oscura nella fine dell'umanità; colora il nostro mondo oscurato, oscurato.
LARS ULRICH

LARS ULRICH. Pazzoide, logorroico, casinaro. Mente e braccio, spirito ideatore della band e suo amministratore dietro ai tamburi: dalle canzoni alle operazioni di merchandising, dal lato simpatia a quello più prettamente legato alla ragione pulsante del gruppo, la mano del danese si è sempre vista nella carriera dei Metallica. Nel bene e nel male, negli anni d'oro come nel periodo di minor ispirazione fino ad oggi, sempre e comunque in prima linea. Lars Ulrich, nato a Gentofte il 26 dicembre 1963, è un batterista statunitense, di origini danesi, cofondatore dei Metallica. Il suo vero nome è Large Oilrig. Prima di dedicarsi alla musica era un promettente tennista, sulle orme del padre Torben, professionista di fama nazionale. Il primo concerto cui assistette fu quello tenuto dai Deep Purple nel 1973 a Copenaghen; Lars rimase affascinato dallo stile di Ian Paice e successivamente dallo stile di John Bonham dei Led Zeppelin. I genitori gli comprarono una batteria ed iniziò la pratica a tredici anni, suonando i pezzi dei Deep Purple e dei Led Zeppelin con i suoi amici. Crebbe anche ascoltando Motörhead, Thin Lizzy, Iron Maiden, Def Leppard, Deep Purple e Diamond Head. Alla fine degli anni Settanta Lars dovette trasferirsi negli Stati Uniti, assieme alla famiglia, per motivi di lavoro. Lars comincia a dedicarsi a tempo pieno al lavoro di batterista, abbandonando il tennis. Nel 1981, tramite un annuncio, conosce un giovane chitarrista di nome James Hetfield, appassionato sia di heavy metal che di punk rock, e già reduce dall'esperienza con gli Obsession. I due decisero di fondare i Metallica nell'ottobre di quell'anno, assoldando Dave Mustaine alla chitarra solista e Ron McGovney al basso. Prima dell'uscita dell'album di esordio, la lineup subisce un cambiamento: infatti, al posto di Mustaine e di McGovney, arrivano nel 1983 l'ex chitarrista degli Exodus Kirk Hammett e l'ex bassista dei Trauma Cliff Burton. Nel corso degli anni, lo stile di Lars Ulrich ha assunto molte sfumature diverse. Nell'album d'esordio Kill'Em All (1983) dimostra uno stile tecnicamente povero e puntato molto sulla velocità ritmica, mentre nei successivi Ride The Lightning (1984) e Master Of Puppets (1986), dedica maggiore attenzione alla tecnica e alla poliritmia. Nel 1988, dopo la morte di Cliff Burton e con l'arrivo di Jason Newsted, viene pubblicato And Justice For All, ritenuto l'album più tecnico dei Metallica; qui Ulrich è ben stimato per le cavalcate con la doppia cassa in Blackened, i cambi di tempo in One, le potenti sincopi di Harvester Of Sorrow e di Frayed Ends Of Sanity, e il groove preciso e veloce di Dyers Eve. Nel 1991 con Metallica iniziano i cambiamenti dello stile musicale del gruppo, e Lars deve abbandonare l'uso massiccio della doppia cassa e le ritmiche thrash metal che caratterizzarono la sua carriera iniziale, in favore di un drumming più semplice e melodico. Ciò valse anche per Load (1996) e Re-Load (1997), non esenti da critiche. St. Anger (2003), che vede l'entrata del nuovo bassista Robert Trujillo al posto di Newsted, divide ancora i fans. Alcuni lo definiscono un buon disco e il migliore dagli anni '90 in poi, altri lo definiscono il loro peggior album in assoluto. Sono stati anche ampiamente criticati l'arrangiamento mixeristico e le sonorità degli strumenti. Nel 2004, a causa di problemi di salute e problemi con la legge, Lars venne sostituito, temporaneamente, da Dave Lombardo, Joey Jordison e il suo tecnico Flemming Larsen durante un tour dei Metallica. Lars Ulrich diventò famoso anche al di fuori della cerchia dei fan dei Metallica quando, nel marzo 2000, consegnò personalmente a Napster una lista di 300.000 utenti da denunciare in quanto, a suo dire, condividevano illegalmente file MP3 dei Metallica. Questo episodio, prontamente ripreso dai media, lo pose al centro della furia degli utenti della rete di tutto il mondo, tanto che tuttora egli è considerato il personaggio simbolo della repressione dello scambio di file musicali via Internet da parte delle major discografiche. L'uscita di Death Magnetic nel 2008 riporta i Metallica ai livelli di un tempo: l'album è potente e curato, profuma di vecchio thrash ma in ogni caso è un heavy metal senza compromessi. Lo stile di Lars appare molto migliorato, possente e velocizzato rispetto agli ultimi lavori. Insomma, i fans dei Metallica possono godersi la nuova giovinezza dei propri idoli.
DAMAGE INC.

HONESTY IS MY ONLY EXCUSE. Damage Inc é a tutti gli effetti la canzone più violenta ed irruenta reperibile nella discografia dei Metallica. Una sassaiola incessante che mitraglia scintille infuocate a velocità supersonica, delineandosi su un binario doppio d'interpretazione. I superficiali l'hanno definita un'inno all'aggressione senza senso, isterica e violenta; in realtà il filone di lettura è ben altro. Innanzitutto è uno stato d'animo, è ciò che provi quando sei ferito e incazzato davanti a qualcosa che ti fa davvero infuriare ['distribuendo l'agonia che hai dentro, attaccando in maniera forte'], ma devi piegarti a qualcosa, un ordine o un conformismo contro il quale cozza il tuo istinto. In quei momenti solo una cosa ti passa in testa, 'Vada tutto a fanculo e nessun rimorso del cazzo'. Poi però c'è un'altra chiave di lettura, più complessa e profonda. L'associazione danni spa è quella che controlla con subdola violenza la società, infiltrandosi come un parassita nella politica, nel sistema, nella società, in tutte le cose. Violenza organizzata, mafia, criminalità sono incancrenite talmente bene nel tessuto societario che ormai ci si è abituati ad esse. Ti puoi piegare, farti dominare, 'o morire in piedi per l'onestà'. La 'danni spa' controlla tutto dalle stanze dei bottoni, senza alcuna pietà per i drammi umani. E questo a noi non piace, perchè 'l'onestà è la mia unica scusa'; siamo regolarmente sottoposti a imposizioni e scelte compiute da altri, le nostre vite sono schedate ed avviate lungo binai pre-impostati: questo ai Metallica non piace, e allora lo sbattono in faccia a tutti a suon di thrash metal. La traccia poggia su un classico riff thrashy, nervoso, tagliente e tronco, ripetutamente fucilato e sorretto da una sezione ritmica schiacciasassi, martellante e devastante. La potenza tellurica sconquassa ogni cosa gli si ponga dinnanzi a velocità elevate, tra stop'n'go e brucianti ripartenze, infiammate da una sezione solista lancinante che non perde mai il contatto con la melodia fulgida e letale, arrangiata da Kirk Hammett con la consueta semplicità magistrale. 'Damage Inc' chiude un disco superlativo, forse il più importante della storia dell'heavy metal, di sicuro il capolavoro massimo dei Metallica stessi.
DAMAGE INC
Dealing out the agony within Charging hard and no one's gonna give in Living on your knees, conformity Or dying on your feet for honesty Inbred, our bodies work as one Bloody, but never cry submission Following our instinct, not a trend Go against the grain until the end Blood will follow blood Dying time is here Damage, Incorporated Slamming through, don't fuck with razorback Stepping out? You'll feel our hell on your back Blood follows blood and we make sure Life ain't for you and we're the cure Honesty is my only excuse Try to rob us of it, but it's no use Steamroller action crushing all Victim is your name and you shall fall We chew and spit you out We laugh, you scream and shout All flee, with fear you run You'll know just where we come from Damage, Incorporated Damage jackals ripping right through you Sight and smell of this, it gets me going Know just how to get just what we want Tear it from your soul in nightly hunt Fuck it all and fucking no regrets Never happy endings on these dark sets All's fair for Damage, Inc. you see Step a little closer, if you please.
DANNI SPA
Distribuendo l'agonia che hai dentro, attaccando in maniera forte nessuno cederà; vivendo in ginocchio per conformità o morendo in piedi per l'onestà. Innati, i nostri corpi lavorano come un tutt'uno, sanguinanti, ma senza mai invocare sottomissione; seguendo il nostro istinto, non una moda. Farlo a malincuore sino alla fine: al sangue seguirà sangue, il tempo di morire è qui, Società Danni Spa, spingendo con forza, non scherzare con il rasoio. Uscirne fuori? Sentirai il nostro inferno sulla tua schiena, al sangue segue sangue e ci assicureremo che la vita non sia per te; noi siamo la cura. L'onestà è la mia sola scusa; cercano di rubarcela, ma non serve: azione di rullo compressore che annienta tutto, vittima è il tuo nome e cadrai. Al sangue seguirà sangue, il tempo di morire è qui, Società Danni Spa, ti mastichiamo e sputiamo fuori; ridiamo, tu urli e gridi, tutti fuggono, corri con paura, saprai da dove veniamo. Società Danni Spa, sciacalli del danno che ti squartano la vista, l'odore di tutto ciò mi fanno andare avanti. Sappiamo come ottenere quello che vogliamo, lo strappiamo dalla tua anima durante la caccia notturna. Vada tutto a fanculo e nessun rimorso del cazzo, mai una bella fine in questi posti scuri; tutto è corretto per la Società Danni Spa, capisci? Vieni più vicino per favore, al sangue seguirà sangue, il tempo di morire è qui, Società Danni Spa.
LOTTA DI IDEALI

RIBELLIONE CONTRO TUTTO E TUTTI. I metallari sono gli individui che più di molti hanno voglia di libertà, realtà e onestà. Soffrono terribilmente le ingiustizie e le imposizioni. Sognano la libertà, si sentono dei ribelli ma poi devono fermarsi di fronte a delle leggi nate nel mondo stesso in cui vivono e per motivi discutibili. 'La vita è mia da vivere a modo mio'. Tra dogmi religiosi, obblighi 'coiali', famiglie pressanti e prigionie culturali, i 'ribelli' si vedono inquadrati in un sistema claustrofobico. I professori, per esempio, non capiscono, spesso, di avere a che fare con dei giovani che hanno soprattutto voglia di vivere e divertirsi: la vita è una sola e molti non la sanno vivere, la lasciano scorrere in funzione di qualcosa di materialistico e irrilevante, se visto dall'ottica di chi invece vorrebbe viverne ogni istante. La dittatura culturale può essere terribile: costringere a studiare chi non è fatto per studiare non è solo controproducente, è atroce. Il mondo del lavoro che presenta a sua volta i suoi punti negativi, vale a dire dirigenti che guadagnano troppo e fanno poco, certo, ma anche un peso psicologico inquietante: si lavora per i soldi, ma al lavoro 'buttiamo' miliardi di ore della nostra vita. Tutti i soldi che guadagnamo valgono i milioni di giorni dedicati a persone e cose di cui non ci interessa minimamente? In ufficio o in fabbrica che sia, ripetere centinaia di volte la stessa routine pensando a cosa si ha voglia di fare nel (poco) tempo libero è molto pesante. Vedi il tuo tempo che scorre -lento, ma scorre- mentre fai cose che non ti interessano, mentre la tua vita -che naturalmente è quella relegata al (poco) tempo libero- è un corri corri che passa troppo veloce. Il destino o, per chi ci crede, qualche Entità Superiore, poi, tendono delle fatalità odiosissime: un esempio per tutti potrebbe essere, ad esempio, una settimana con 5 giorni di sole e un weekend di pioggia: non si aspetta altro che il sabato, ed ecco che puntuale viene rovinato tutto. Tutte queste ingiustizie, e molte (troppe) altre, costringono l'individuo a covare in sé una rabbia immane, che sfoga con l'indurimento del carattere e la chiusura glaciale davanti a molte situazioni della vita di tutti i giorni. scottature amorose, colleghi insopportabili, delusioni anche dagli amici: l'heavy metal non ti tradisce mai, e se quegli amici lo sono davvero saranno loro stessi a tornare da te. Sii importante per te stesso, sentiti forte. E quando hai bisogno di qualcuno davvero al tuo fianco, accendi lo stereo e scavezza il tuo collo. Non scordarti mai, però, delle persone: per quanto qualcosa ti faccia arrabbiare o star male, il patrimonio umano di tutti gli individui incontrati nella propria esistenza è importante e non va mai tralasciato. C'è chi viene emarginato e chi si emargina da solo, chi cerca solo amici metallari e chi va d'accordo anche con gente normale, a patto che sia in gamba e semplice, alla mano, onesto. Nelle persone regna la falsità: tutti sorridono davanti e poi sparlano alle spalle. Le persone 'vere' non sono molte e si riconosono subito: dalla loro umiltà, dal loro animo 'rock'. Indipendentemente dai loro gusti musicali. A chi vuole farti pensare come lui, vivere come lui, vestire come lui, rispondi solo una cosa: 'Life's for my own, to live my own way '. Andare in giro con i jeans squartati, le borchie e le magliette dai disegni sconvolgenti è il grido di ribellione: noi siamo così, guardaci società borghese e di plastica. Non ti andiamo bene? Ce ne sbattiamo il cazzo, noi siamo così.