LA STORIA DEI FOUR HORSEMEN
METALLICA, ALLA RICERCA DI UN SOGNO
DI RINO GISSI, PARTE PRIMA, TRATTO DA METALLIZED.IT

METALLICA'S HISTORY. Rabbia e rancore, sotto il sole di California: sono sentimenti di ribellione profonda quelli che venivano covati nel cuore di James Alan Hetfield, biondissimo ragazzino che troppo a lungo aveva sopportato la bigotta egemonia dei genitori. Scientismo cristiano, l'odiatissimo pomo della discordia: le convinzioni religiose degli Hetfield mozzavano le ali del giovane James, affidandosi ad un immobilismo totale nella prospettiva di una vita che andava lasciata solo ed esclusivamente alle cure di Dio; non poteva fare nulla, James, nemmeno giocare a football nella squadra della scuola. Lui e l'amico Ron Mc Gouvney erano gli 'emarginati' della classe, i 'fancazzisti' di turno: la loro rabbia e la loro voglia di fuga si rispecchiava nella musica che amavano, ovvero il rock e l'heavy metal di band come Kiss, Aerosmith, Diamond Head. James impara a strimpellare la chitarra del fratello David, supera il divorzio dei suoi e addirittura la morte della madre per cancro quando lui aveva solo 16 anni: lei, la madre, aveva rifiutato le cure affidandosi ancora una volta alla Provvidenza divina. Il ragazzo è giovane, ma ha già deciso cosa vuole dalla vita: suonare, suonare, suonare. Mettere su una band non è facile: Syrinx, Phantom Lord, Leather Charm, sono alcuni dei gruppi in cui James si sbatte, senza mai trovare dei compagni di avventura all'altezza. La svolta della vita arriva dalla Danimarca, ed ha la parlantina schizofrenica e iperattiva di Lars Ulrich, da poco arrivato negli States col padre, campione di tennis; Lars è appassionato della NWOBHM, conosce decine di band inglesi e soprattutto suona la batteria. O, almeno, dice di farlo: il primo incontro è un flop, James boccia senza mezzi termini il danesino, che però non si dà per vinto e torna alla carica un anno dopo, nel 1981; stavolta porta in dote un pass troppo invitante per essere trascurato, vale a dire un posto garantito sulla compilation Metal Massacre, strappato con i denti all'amico Brian Slagel, che stava lavorando all'opera per la sua fanzine. James non sa dire di no: i due si mettono all'opera e registrano in garage, amatorialmente, una song scritta da James ai tempi dei Leather Charm: si chiama Hit The Lights, si basa su dei riffs velocissimi e isterici e un assolo, aggiunto in seguito sul nastro, che viene registrato dal nuovo chitarrista solista, Lloyd Grant. Ulrich ed Hetfield scelgono un moniker semplice ma d'effetto: Metallica, che sulla cover della compilation apparirà erroneamente scritto con due 'T'. Slagel non è troppo contento della registrazione amatoriale del pezzo, ma è troppo tardi per tornare indietro e pubblica tutto così com'è; intanto la band subisce continui cambi di lineup: James inizia l'amico Mc Gouvney al basso e sostituisce presto Grant con un funambolo delle sei corde, che si presenta alla band con il suo carattere piccante e la sua tecnica superiore rispetto alla media degli altri ragazzini: Dave Scott Mustaine. Ora la line up è completa: Hetfield alla voce e alla chitarra ritmica, Mustaine alla chitarra solista, Ulrich alla batteria e McGouvney al basso. I Metallica con Hit The Lights destano scalpore: difficilmente si era sentito qualcosa di così veloce e aggressivo, e Metal Massacre inizia a girare nelle mani dei metalheads come vero oggetto di culto. Il destino della band è ad un bivio; mentre il bizzoso Mustaine inizia a creare incomprensioni e liti furenti, lo stesso McGouvney diventa lo zimbello del gruppo, mai apprezzato come bassista e fin troppo sfruttato per tutto il resto: era suo il furgoncino con cui la band si muoveva, erano suoi i soldi con cui pagare alloggi e benzina, era lui che nei lunghi viaggi sulle autostrade della California doveva guidare mentre gli altri, nel retro, si ubriacavano e gliene facevano di tutti i colori. L'addio fu inevitabile, anche perchè Ulrich ed Hetfield avevano già messo gli occhi su un bassista straordinario che volevano fortemente con sé: suonava nei Trauma, aveva dei capelli rossi lunghissimi e i jeans a zampa, si lanciava in headbanging forsennati e sorpredenti assoli di basso. Col suo sguardo pacato, Clifford Lee Burton accettò la proposta dei due losangelini, a due condizioni però: lui avrebbe avuto spazio per i suoi solos, e la band si sarebbe spostata a San Francisco. Los Angeles era terreno fertile del coloratissimo glam metal, e non era certo un mondo di capelli cotonati e canzoncine idiote quello con cui Burton voleva avere a che fare; non poteva trovare il miglior alleato nell'incazzatissimo Hetfield: i Metallica puntano Frisco, la storia passa dalla Bay Area.

C'era un'eccitazione fervente, nella Bay Area di San Francisco; i Metallica piombarono nel mezzo di una rivoluzione musicale che nasceva come rigetto alla scena plastificata di Los Angeles, dove i glamster suonavano musica sempre più commerciale dando un'immagine visiva sempre più ridicola dell'heavy metal. La scena di Frisco era un underground fatto di band che si aiutavano tra loro e di un pubblico dove si era innanzitutto compagni, prima ancora che ascoltatori. La musica velocissima e furiosa che i Metallica stavano elaborando trovò un'incredibile connubio con quella che si stava forgiando nelle cantine, adibite a sale prove, di band come gli Exodus; gli show dei Metallica, con la proposizione delle prime canzoni interamente scritte dalla band, erano infuocati. La stampa iniziò ad etichettare quel genere incontrollabile come 'thrash metal', e le leggende sulle origini di tale filone si sprecano. Una in particolare ci riporta che fu tutta 'colpa' di Ulrich: frenetico come sempre, il drummer non riusciva a seguire i tempi e, spinto dall'entusiasmo, accelerava ogni pezzo: i tre compagni decisero di stargli dietro, suonando alla sua velocità. Ricorda invece Hetfield: 'All'epoca era tutto molto diverso. Abbiamo scritto certe cose pensando di suonarle a velocità normale, e invece poi ci è venuto spontaneo accelerarle. Continuavamo a provare, e i pezzi diventavano sempre più veloci, l'energia continuava ad accumularsi. Era sempre più veloce, dal vivo succedeva sempre un bordello'! Il thrash metal maturava e si evolveva giorno dopo giorno, e i Metallica divennero presto uno dei gruppi più ammirati della zona, tanto che la loro fama arrivò fino a New York, da un tale John Zazula, il quale possedeva un negozio di dischi. All'epoca era molto frequente che piccoli imprenditori appassionati di heavy metal aprissero delle loro minuscole case discografiche: e Zazula fece proprio questo. Si chiamava No Life 'Till Leather il demo dei Metallica che teneva tra le mani: trasudava rabbia e potenza, avrebbe dovuto a tutti i costi incontrare quei ragazzi! Inviò loro dei soldi per il viaggio e li ospitò a casa sua, proponendo loro di registrare un vero studio album. I Metallica raggiunsero la Grande Mela guidando giorno e notte in un minuscolo furgoncino: alla guida i vari componenti si alternavano, e quando toccò a Mustaine si rischiò addirittura il peggio: il chitarrista, che era solito alzare il gomito, portò il mezzo fuori strada e fece esplodere l'ennesima discussione; Lars e James avevano già deciso di allontanarlo: si trattava solo di arrivare a New York e parlare di questo problema a Zazula, per rispetto nei confronti di chi aveva scelto quattro ragazzi e non avrebbe voluto vedersene arrivare solo tre! Mustaine si svegliò, una mattina, e trovò le valigie pronte e un biglietto di ritorno per Los Angeles; grondante rabbia, si trovò fuori dai Metallica e si avviò verso il suo decennio di bramata vendetta; per sostituirlo, i Metallica puntarono forte sul riccioluto chitarrista degli Exodus, Kirk Hammett; Zazula, intanto, aveva sfrattato i ragazzini che abusavano delle sue riserve casalinghe di alcool, costringendoli a dormire, di fatto, in sala prove; qui strinsero una forte amicizia con gli Anthrax, che suonavano una musica veloce come la loro. I Metallica iniziavano ad allargare la loro esperienza e il loro curriculum; suonarono con i loro idoli europei Saxon e Venom e impararono prestissimo ad apprezzare la sublime tecnica musicale di Cliff Burton: fu lui a insegnare le armonie ai compagni, ed era lui il membro tecnicamente più dotato del gruppo, grazie ad un'adolescenza passata a studiare Bach e tantissima musica classica. La sua presenza fu fondamentale per allontanare Mustaine, che ai tempi di McGouvney era l'unico membro davvero dotato di una buona preparazione di base; soprattutto, Cliff fu fondamentale per evolvere lo stile della band e plasmarlo nel migliore dei modi. I live show dei Metallica erano delle feste sfrenate ad altissimo tasso alcoolico: il divertimento e la felicità di suonare quella musica e vivere quella vita era evidente in James e nei suoi compagni; gli headbanging forsennati dei Ragazzi mandavano in delirio la folla, già esaltata dalle roventi arringhe di Hetfield e dalle sue t-shirt compromettenti: grande scalpore destava, all'epoca, quella griffata da un elegante 'Fuck Off'. Nel corso di quell'esaltante 1983 fu registrato e pubblicato il disco d'esordio, che doveva chiamarsi Metal Up Your Ass ma che per motivi di censura divenne Kill'Em All, ovvero 'uccidili tutti', rivolto ai discografici che imposero il cambio di titolo. L'album è un sorprendente concentrato di adrenalina sparato a ritmiche folli, infarcito di assoli urticanti scritti da Mustaine e registrati da Hammett, stop'n go, ripartenze a briglia sciolta: Hit The Light è un chiaro esempio del sound della band, un attacco frontale di velocità e rabbiosità inaudite per l'epoca; Motorbreath, altrettanto isterica e fulminea, rimarca l'ispirazione punk del quartetto, mentre Jump In The Fire rende bene l'idea di come i giovanissimi rocker già avevano acquisito un gusto innato per la melodia e la musicalità da conferire alla loro furia rapidissima. In Whiplash i Metallica toccano il culmine: a livello di velocità, di prepotenza, di rabbia ma soprattutto di precisione alla chitarra ritmica: Hetfield è autore di una prestazione mostruosa, valutata in relazione all'età, alla sua esperienza ancora giovane e alla ritmica serrata del pezzo. Esaltazione e delirio sono inevitabili: l'adrenalina scaturisce a fiotti dagli assoli schizofrenici e dalla ritmica furente, ribadita ulteriormente nell'eccezionale binomio Phantom Lord-No Remorse: senza un attimo di sosta si corre veloci fino al terremotante, devastante inno di battaglia conclusivo, Metal Militia: 'cuoio e metallo sono le nostre uniformi, proteggono quello che siamo'.

Ciò che i Metallica sembrano aver creato, è un binomio tra il metal classico e quello 'imbastardito' dal punk di band europee come Venom e Motorhead. Tra riff spezzati che si rincorrono all'impazzata, Hetfield compone liriche ancora adolescenziali ma ricche di pathos. Il giovane chitarrista suona con una rocciosità ed una perizia sorprendenti: la velocità la fa da padrona, nell'arco delle dieci tracce, nelle quali spicca anche il meraviglioso assolo di basso di Burton, Anesthesia Pulling Teeth; sulle ritmiche serrate imposte da Ulrich, i Metallica districano sapienti e improvvise 'frenate', un trucchetto ben spiegato dal loquace Ulrich: 'I pezzi veloci senza variazioni tendono a sembrare tutti uguali. Quando facciamo cose veloci cerchiamo di mettere degli stacchi, perchè le fanno sembrare ancora più veloci'. Perle assolute del disco sono pezzi come The Four Horsemen, evidente preludio dei brani più strutturati che la band saprà comporre nel resto della carriera, e quella Seek & Destroy che diviene una bandiera antemica di tutto il movimento, thrash e non solo: quando James incitava il pubblico a cantarne in coro il ritornello erano momenti da pelle d'oca. L'album e i suoi testi sono il manifesto più esplicito del credo dei giovanissimi Metallica: fede cieca nell'heavy metal, odio estremo per qualsiasi esempio di stereotipo e costrizione, avversione per i 'poseurs' e rabbia sanguinolenta urlata alla società dei perbenisti. Kill'Em All, con la sua pozza di sangue sulla copertina, si abbatte come un ciclone sul mondo della musica dura, guidando l'esplosione del thrash metal che prolifera in quel di Frisco. Un disco seminale che già di per sè garantisce ai Metallica una pagina importante nella storia del genere: l'ascesa della band era segnata, e sarebbe proseguita inscalfibile e irrefrenabile, anche se Hetfield continuava a pensare di dedicarsi solo alla chitarra con l'ingaggio di un cantante solista [fu corteggiato a lungo, invano, John Bush degli Armored Saint].

Proprio mentre la Bay Area di Frisco iniziava a sfornare gruppi leggendari e dischi immortali, i Metallica decisero di fare un passo molto più grande; avrebbero potuto registrare un altro Kill'Em All, sfornando una nuova decina di killer-tracks dal riff impazzito e ripetuto fino alla nausea, ma decisero di andare oltre, e mettersi al lavoro con tracce più complesse, estese, elaborate e strutturate nella musica come nelle lyrics. Dopo il tour europeo, la band entrò in studio per dare luce a quanto scritto nei messi successivi alla pubblicazione del debut album. Ride The Lightning fu il titolo scelto per il nuovo album, che ritraeva sulla cover una sedia elettrica sotto un cielo squartato dai fulmini: proprio di sedia elettrica parlava la title track, aperta da un riff marziale a seguito della tellurica Fight Fire With Fire, una violentissima scintilla in pieno stile Kill'Em All. Erano decisamente cresciuti, i ragazzi, e le colonne portanti del platter lo dimostravano ampiamente: For Whom The Bell Tolls è un macigno lento e pesantissimo, imbevuto di sonorità più marcatamente heavy che non thrash, oltretutto con riferimento colto ad un romanzo di Ernest Hemingway; Creeping Death trasuda addirittura di una potentissima epicità biblica, che fa del pezzo un classico immediato della band per I decenni a seguire. La vera svolta stilistica del quartetto si avverte però nella malinconica Fade To Black, inaspettato specchio di melodia e sentimenti fortissimi: non a caso è ritenuta la prima ballata della storia del thrash metal, pur se dotata di un finale in crescendo con tanto di assolo traumatizzante ipertecnico; The Call Of Ktulu è infine una lunga galoppata strumentale ispirata ai racconti horror fantasy di Philippe Lovercraft. Il disco era, di fatto, una sorta di concept sulla figura della morte presso gli esseri umani: una fine inevitabile che può arrivare sotto le spoglie più disparate, ed ogni pezzo del platter sembra incarnarne una diversa manifestazione: in guerra, per esecuzione capitale, per volontà divina o per autodistruzione, la morte è, paradossalmente, l'unica certezza della nostra vita. Spinti da una nuova vena filosofica nel songwriting, i Metallica erano ormai un'assoluta macchina da guerra, ben oliata dalla fantasia inappagata del geniale Cliff Burton; la musica della band resta fortissima e potente ma acquisisce in melodia e caratura tecnica, stratificandosi in atmosfere sempre più intense. On the road gli show della band sono sempre più entusiasmanti e senza compromessi, tanta sostanza ed energia che valgono il passaparola fino all'Europa. Ricorda James Howard, vecchio amico di Cliff che seguì da manager il primissimo tour europeo della band: 'Cliff era diverso da tutti gli altri. Tanto era freddo e pacato fuori, tanto si scatenava una volta sul palcoscenico: giù di testa senza un minuto di tregua, e portava tutti gli altri fuori tempo! Era quello che in scena spiccava di più, anche perchè James era diventato un pò più controllato dopo l'addio di Mustaine. James un tempo era più agitato, perchè Mustaine cercava sempre di metterlo in secondo piano, ma con l'arrivo di Kirk erano finite le questioni di ego all'interno del complesso. Hetfield non aveva problemi a lasciare Burton in primo piano. Cliff era anche un tipo che non negava a nessuno una chiacchiera o un bicchiere. James era sempre molto quieto e di pochissime parole; anche Kirk era uno tranquillo, salvo poi bussare alle quattro del mattino per parlare di corde di chitarra e cose del genere! Lars invece parlava, parlava, parlava, un gran chiacchierone, e quasi sempre serio. Voleva conoscere il lato affaristico delle cose, non è certo un tipo che spara cazzate'.
La fama dei Quattro Cavalieri, ormai li chiamano tutti così, cresce a dismisura e vale un nuovo contratto con l'Elektra: James Hetfield vede finalmente soddisfatti i suoi sogni e ripagati gli sforzi compiuti da ragazzino; anche se in casa Hetfield si guarda ancora ai Metallica come una creatura diabolica, e il padre rompe di fatto col figlio. Nelle sue canzoni e nei suoi testi, James Hetfield ha sempre fatto trasparire la sua sete di giustizia e i suoi sentimenti di persona comune, di debole ferito dalla falsità e dagli assurdi paletti che la società impone a chi si fa sottomettere dai pregiudizi e dai luoghi comuni: sotto la sua scorza di lupo solitario, dal carattere forte e taciturno, si è sempre celato un ragazzino fragile che ha dovuto convivere con la solitudine troppo presto; nella chitarra, e nei Metallica, Hetfield ha trovato se stesso e la via di fuga che, come canta in Escape ['La vita è mia, da vivere a modo mio'], non c'è ma va trovata comunque. Il 17 agosto 1985 i Ragazzi si esibirono a Castle Donnington, Inghilterra, per il mitico Monster Of Rock, davanti a 70 mila fans in delirio. I Metallica furono piazzati tra due gruppi glam, i Ratt e i Bon Jovi, ma quando salirono sul palco, James proferì le immortali parole: 'Se siete venuti qui per vedere spandex, trucco agli occhi e un 'oh, baby' in ogni cazzo di canzone, non è questa la band'! La prestazione dei quattro cavalieri fu immensa. La grande prova di Donnington fu addirittura superata, due settimane dopo, ad Oakland, per il Day On The Green Festival, davanti a 90 mila spettatori. Accanto a dei live sempre più strepitosi e al nascente nickname di 'Alcoholica' affibbiato agli sfrenati [ma impeccabili e professionali] ragazzi californiani, crescevano intanto nuove canzoni; una, in particolare, venne proposta il 31 dicembre 1985, nel Capodanno di San Francisco: Master Of Puppets.

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