HEAVY METAL HISTORY: 1996/2010
IL NUOVO MILLENNIO

LEGGENDA DEATH. La cosa migliore che l'heavy metal abbia prodotto nel corso degli anni '90 è la produzione underground, quella che si è tenuta lontano da MTV e dalle mode. Il death metal ha fatto passi da gigante nel corso di questo decennio, trainato da una band titanica come, appunto, i Death, che attraverso una serie di album leggendari hanno saputo porre tutte le coordinate del loro genere, arricchendolo di una componente tecnica progressive e di una componente melodica disarmante per intensità annichilente e bellezza armonica. La summa del loro sound si traduce nel 1998 in 'The Sound of Perseverance', testamento stilistico inarrivabile del mitico Chuck Schuldiner, il guitarist e vocalist della band: un ragazzo straordinario, dotato di una sensibilità ed un'intelligenza notevoli, oltre che di un'abilità tecnica mostruosa. Gli anni del debut 'Scream Bloody Gore' sono lontanissimi: il death brutale degli esordi ha lasciato spazio al technical death raffinato ed elegante, denso di passaggi sonori mozzafiato e di trame intricate. Nelle liriche di Schuldiner, nel corso degli anni, i testi perdono la rima a favore di figure retoriche complesse come i paragoni ['The Flesh And The Power It Holds': la passione brucia come un fuoco portato dal vento] o le metafore ['Crystal Mountain': sogni fatti d'acciaio]: le tematiche sono molto attuali, come in 'Crystal Mountain' che parla di alcuni vicini di casa di Chuck, fanatici religiosi convinti di vivere una vita perfetta senza vedere le difficoltà che tutti incontrano. Purtroppo la parabola dei Death era vicina alla conclusione: Schuldiner sciolse la band per dedicarsi ai Control Denied, suo progetto parallelo, ma all'alba del nuovo millennio si ammalò di tumore al cervello. Gli headbanger di tutte le latitudini piangeranno, di lì a poco, la scomparsa di un genio sensibile.

SOLUZIONI ALTERNATIVE. La seconda metà degli anni '90 vede l'heavy metal in sofferenza acuta, aggrappato solo a qualche flash made in steel in ambito power-epic e sottoposto al successo estemporaneo di filoni nuovi e alternativi come il tanto famigerato nu-metal. Band come Korn, limp Bizkit, Linkin Park e Slipknot stravolgono l'essenza tradizionale dell'heavy classico, ammaliando le nuove generazioni con il loro sound aggressivo ma meno tecnico e affatto melodico, abbinato ad una fastidiosa componente hip-hop che tenta invano di modernizzare un sound che gli Dei hanno voluto immortale fin dal suo Principio. E purtroppo sono in molti, nella vecchia guardia, a lasciare incustodito il presidio: primi tra tutti i Metallica, che si danno al rock-blues con i controversi 'Load' e 'Reload', cedendo alle lusinghe di mode e radio. Gli ex Four Horsemen si gingillano in una vita da rockstar, si vestono come tali e sorseggiano Martini, non più birra: il gelo con i fans è inevitabile. I Megadeth seguono la stessa strada, per fortuna solo musicale e non 'visiva', con album meno potenti quale 'Cryptic Wrintings' e 'Risk'; i Sepultura tengono alta la bandiera della musica estrema con il loro 'Roots', nel quale abbinano al loro thrash-death tradizionale suoni tribali originari del Brasile, ed una collaborazione con la tribù indigena degli Xavantes; ma dura poco, perchè tra i fratelli Cavalera scoppia il diverbio e Max lascia la band, che non sarà mai più la stessa.

IL RITORNO DEGLI DEI. Gli Slayer compiono il primo passo falso della loro carriera, introducendo le tanto contrastate sonorità nu metal nel loro Diabouls In Musica: come predicare bene e razzolare male. Del nuovo 'sound' va elogiata tuttavia l'attitudine e il groove dei System Of A Down, la band più convincente della next generation. Dal Death metal arriva il monito chiaro che Chuck Schudliner perpetua nelle note dei suoi Death, che partoriscono il grandissimo 'The Sound Of Perseverance' [1998]; il thrash riscopre l'antico splendore grazie a 'The Gathering' dei Testament, che ingaggiano alla batteria la stella degli Slayer Dave Lombardo: sono pochi fuochi sparti in un fine decennio buio e difficile, ma pur sempre significativi e d'importanza vitale per l'economia dell'heavy metal, che arranca anche nella vita quotidiana dei Grandi Vecchi. I Judas Priest pubblicano 'Jugulator' dandosi al thrash, ma i fans chiedono a gran voce il ritorno al sound tradizionale della band e così -dopo 'Demolition, 2001- il nuovo singer Tim 'Ripper' Owens deve farsi da parte per l'inevitabile e mai scontato ritorno del MetalGod Rob Halford, dopo quasi un decennio di polemiche e attriti [2003]. Anche gli Iron Maiden si accorgono di essere allo sbando, dopo due album flop con BlazeBaley, e riabbracciano nel 1999 il figliol prodigo Bruce Dickinson, mettendo magicamente a tacere anni di polemiche. Harris e soci riabbracciano anche Adrian Smith, inaugurando un sestetto a tre chitarre unico nel genere e pubblicando nel 2000 l'ottimo 'Brave New World'. Persino il thrash tedesco vive una nuova giovinezza: i Maestri Kreator, dopo le sperimentazioni industrial e gothic di 'Endorama', tornano a pestare decisi sull'acceleratore, con una triade virulenta e devastante composta dai loro nuovi, valorosi 'Violent Revolution', 'Enemy Of God' e 'Hordes of Chaos'.

POWER A TUTTA FORZA. I giganteschi Blind Guardian rispondono alle mode, dalla Germania, con 'Nightfall On Middle Earth' [1998], un gioiello di power sinfonico orchestrato e strutturato ad arte che completa la triade fantastica aperta da 'Somewhere Far Beyond' e proseguita da 'Imaginations From The Other Sides': stavolta la potenza lascia più spazio alla pura melodia. L'heavy tenta di sopravvivere ripercorrendo le terre incantate di Castelli e Dragoni, e lo fa anche in Italia con l'innovativo 'hollywood metal' sinfonico dei triestini Rhapsody Of Fire: il loro debut 'Legendary Tales' è una boccata d'aria fresca per gli amanti della melodia epicheggiante, ben raddoppiata nel 1998 con 'Symphony Of Enchanted Land'.

ANNI RECENTI. Purtoppo il metal deve piangere altre morti dolorose. Il chitarrista dei Death Chuck Schuldiner muore il 13 dicembre 2001 a 34 anni di tumore cerebrale; il cantante degli Exodus Paul Baloff se ne va nel 2002 per arresto cardiaco; il chitarrista ex dei Pantera, Dimebag Darrell -foto sopra-, viene assassinato l'8 dicembre 2004 da un suo fan, Nathan Gale, mentre suonava ad un concerto dei Damageplan nell'Ohio. Nonostante queste mancanze immani, l'heavy metal va avanti per la sua strada, ancora ferito da uscite sconcertanti ['St. Anger' dei Metallica post-psicoterapeuta]ma sostenuto da nuove leve come i Trivium o dagli instancabili 'senatori': 'Dance Of Death' degli Iron Maiden [2003] è un avvincente prova di forza della band inglese nonostante il tempo che corre, e lo stesso 'Angel Of Retribution' [2005] dei Priest simboleggia il ritorno in pista di Halford con apocalittico trionfalismo. Il metal rinasce pian piano: i Trivium di 'the Crusade' abbandonano il thrash metalcore degli esordi rispolverando la ricetta dei Metallica, e con 'Shogun' [2008] forgiano definitivamente un sound personale col quale guidare la nuova generazione dell'heavy metal mondiale; il passato ritorna di moda e l'Acciaio vive un grande momento di revival: Ronnie James Dio torna nei Black Sabbath che si riformano col moniker Heaven And Hell, i Metallica e i Megadeth tornano al vecchio thrash style con Death Magnetic ed Endgame, mentre i riff a rincorrersi tipici di quell'epoca rieccheggiano prepotenti nelle cantine di miriadi di gruppi giovan pronti a emulare i propri idoli, come i Mantic Ritual, i Municipal Waste, i Lamb Of God, i Bullet For My Valentine. Oggi, assieme ai maturati Slipknot e ai colossi del progressive Dream Theater, l'heavy metal splende nelle innovative e coraggiose proposte di band come Mastodon, Alter Bridge, Edguy. Gli stessi Slipknot, fenomeno prim'ancora di costume che musicale, hanno saputo evolvere il loro originario fracasso pseudo-nu metal verso lidi autenticamente metal, e nel loro quarto album 'All Hope Is Gone' [2008] sono presenti 'addirittura' assoli di chitarra, quasi a voler riabbracciare il passato glorioso di questa musica. Il tempo passa ma il metal rinasce, si rigenera e non muore mai: il punk, il glam, la censura, il gunge, il crossover, il numetal: nessuno è mai riuscito a fermarne l'ascesa, scivolandogli addosso come acqua sull'Acciaio. Il destino del Verbo non si può piegare.

1996: Pubblicati ?Swansong' dei Carcass, 'Load' dei Metallica e 'Roots' dei Sepultura. Il 16 dicembre, dopo un concerto alla Brixton Academy di Londra, Max Cavalera lascia la band brasiliana per dissidi col resto del gruppo. Gli Slayer si recano in tribunale, imputati di aver spinto dei giovani ad ammazzare una ragazza quindicenne di nome Elyse Marie Pahler. Il gruppo verrà assolto il 19 maggio 2000. Il 13 luglio Phil Anselmo dei Pantera entra in coma per un'overdose di eroina dopo un concerto con la sua band in Texas. Portato di corsa in ospedale, il suo cuore si fermò per qualche minuto ma, miracolosamente, Anselmo riuscì a cavarsela. 1997: Escono 'Jugulator' (Judas Priest), 'Reload' (Metallica), 'Cryptic Writings' (Megadeth), 'Angel Fall First' (Nightwish), 'Legendary Tales' (Rhapsody). 1998: Escono 'Nightfall On Middle Earth' dei Blind Guardian, 'The Sound Of Perseverance' dei Death, 'Symphony Of Enchanted Land' dei Rhapsody, 'Diabolus In Musica' degli Slayer, 'System Of A Down' della band omonima, ‘Scenes Form A Memory’ dei canadesi Dream Theater. 1999: I Metallica registrano il live 'S&M' con l'orchestra sinfonica di San Francisco. I Testament pubblicano 'The Gathering', gli Slipknot l'album omonimo, i Morbid Angel 'Formulas Fatal To The Flash'. Blaze Bayley lascia gli Iron Maiden. Bruce Dickinson e Adrian Smith permettono la reunion del gruppo che ora mantiene una formazione a tre chitarre ritmiche e soliste. 2000: Gli Iron Maiden pubblicano 'Brave New World'. Si formano i Trivium. 2001: I System Of A Down pubblicano 'Toxic City'. Il chitarrista dei Death Chuck Schuldiner muore il 13 dicembre a 34 anni di tumore cerebrale. Il bassista dei Metallica Jason Newsted (che si unì alla band dopo la morte di Cliff Burton) lascia ufficialmente la band e si unisce ai Voivod. Esce 'Violent Revolution', album del prepotente ritorno al thrash dei Kreator. 2002: Il 2 febbraio se ne va per arresto cardiaco Paul Baloff, ex cantante degli Exodus. I Rhapsody Of Fire pubblicano 'Power Of Dragonflame'. I Megadeth si sciolgono per qualche mese. Esce ‘Six Degrees of Inner Turbolence’ dei Dream Theater. 2003: Escono 'Dance Of Death' (Iron Maiden), St Anger (Metallica) e 'Ember To Inferno (Trivium). I Judas Priest annunciano il ritorno in Line-Up del loro storico cantante Rob Halford. Pubblicato ‘train Of Thought’ dei Dream Theater. 2004: I Judas Priest intraprendono il loro Reunited tour, dove verrano suonati i loro più grandi successi per celebrare il ritorno di Rob Halford nella Band dopo più di dieci anni di assenza. Il chitarrista dei Pantera, Dimebag Darrell, viene assassinato l'8 dicembre da un suo fan, Nathan Gale, mentre suonava ad un concerto dei Damageplan nell'Ohio. 24 anni prima, nella medesima data, venne ucciso John Lennon, anche lui da un suo fan. Si riuniscono i Motley Crue nella formazione originale. 2005: I Judas Priest pubblicano il disco della reunion, 'Angel Of Retribution'. I System Of A Down pubbliano 'Hypnotize' e 'Mesmerize', i Kreator, 'Enemy Of God', i Trivium 'Ascendancy', I Dream theater ‘Octavarium’. 2006: I Trivium pubblicano 'The Crusade'. 2007: Gli Heaven And Hell (ex Black Sabbath) pubblicano il live 'Black Sabbath: The Dio Year'. I Dream Theater danno alle stampe ‘Systematic Chaos’. 2008: escono Death Magnetic (Metallica), Nostradamus (judas Priest), All Hope Is Gone (Slipknot), 2009: escono Endgame (Megadeth), World Painted Blood (Slayer), 'Hordes Of Chaos' (Kreator), Black Clouds & Silver Linings (Dream Theater).

HEAVY METAL HISTORY: 1991/1995
TRA DECLINO E SPLENDORE
UN DECENNIO DIFFICILE. L'avvento degli anni Novanta segna una svolta epocale nel mondo dell'heavy metal, che a detta dei tradizionalisti va verso un decennio di declino terrificante con tanto di sbando nel mainstream. Di sicuro in questo decennio si sono prepotentemente affermate le frange più oltranziste del death metal ipertecnico e del black di 'seconda generazione', quello dei satanisti norvegesi pronti a coprirsi di sangue per difendere i propri ideali etnici e religiosi prima ancora che musicali. Ma restando in ambito heavy metal 'tradizionale' e non underground, è inevitabile annotare la crisi gravissima del thrash metal e l'affermazione del power nella seconda metà di questa decade, affermazione che ha permesso di restare flebilmente in vita alla passione ardente degli headbangers. La trasformazione dell'heavy metal avviene per opera nientemeno che dei Metallica, coloro che avevano guidato la frangia dei ribelli generando il thrashmetal e aprendo l'estremizzazione musicale dell'heavy fino alla suddivisione in sottogeneri; la pubblicazione dell'omonimo album 'Metallica', ribattezzato 'Black Album' per la copertina totalmente nera, lascia sgomenti i fans tradizionalisti per un sound semplificato nella struttura, nella lunghezza dei brani, nella quantità e nella qualità di riff e assoli, per una vivacità generale più commerciale e 'radiofonica' che passa attraverso maggiore melodia e l'abbandono totale delle vecchie sonorità thrash metal. La svolta è epocale: Black Album vende milioni di copie, balza in testa ad ogni classifica, entra nelle case di tutti, anche di chi nemmeno sa cosa sia, l'heavy metal: ai concerti dei Four Horsemen si presentano masse di ogni genere, abbigliate nei modi più disparati e attratte da hit come 'Enter Sandman' e 'Nothing Else Matters', la prima ballad d'amore scritta da Hetfield e soci. Per contro il disco è comunque ancora molto duro, energico, scintillante, mainstream ma non certo scadente, anzi: proprio qui sta la grandezza di 'Metallica', nella sua poliedricità che gli permette di piacere sia ai metallari che agli esterni. Il trionfo dei californiani viene bissato dai folli e imprevedibili glam-rocker Guns'N'Roses, che pubblicano il doppio album 'Use Your Illusion' (I e II) spopolando in ogni angolo del globo: i Guns'N'Roses diventano in fretta un fenomeno devastante di merchandising, fino al punto di venire considerati una delle band più grandi di ogni epoca; il loro rock facile li innalza allo status sommo di divinità incontrastabili della musica dura, ma le sregolatezze dei componenti della band la affossano nel giro di pochi mesi. In primis è il pazzo, folle singer Axl Rose a concedersi ogni eccesso e a imbattersi in storie deprechevoli fatte di capricci, sfuriate, liti, piagnistei da rockstar. Anche se i 'Roses vivono un successo implacabile ma brevissimo, il sasso è lanciato e ormai il metal rock sembra essere diventato proprio un affare pubblico, in cui chiunque può mettere il naso: dalla nonnina al supermercato fino al rapper col cappellino storto. La decadenza dell'heavy metal non passa 'solo' attraverso la sua commercializzazione intrinseca. Da Seattle giunge l'onda lunga di un altro tipo di fenomeno 'mainstream', il grunge depresso e nichilista capeggiato dai Nirvana di Kurt Cobain; l'album 'Nevermind' si affianca a 'Metallica' e a 'Use Your Illusion'per dati di vendita e influenza sul decennio dei Nineties, che sembra ormai convertito al grigio pessimismo del punkgrunge proposto dalla formazione di Cobain e dai suoi 'seguaci', quali Soundgarden e Alice In Chains. Anche il fatto che il MetalGod Rob Halford abbandoni i suoi Judas Priest per una carriera solista, appena un anno dopo il masterpiece 'Painkiller', lascia intendere che qualcosa sta cambiando, e il vento non è certo positivo per i vecchi headbangers; la morte per AIDS di Freddie Mercury, leader dei Queen -la Regina del rock- è l'avvenimento più tragico e triste di quel controverso 1991.

METAL MAINSTREAM: I CLASSICI E LA 'RESISTENZA'. Sulla scia dei Metallica, anche degli altri colossi dell'hard'n'heavy si lasciano andare a sonorità più facili e radiofoniche. Gli Iron Maiden di 'Fear Of The Dark', calcando la mano insistentemente sulle loro celebri melodie, sono gli unici a partorire un disco veramente eccelso e ricordato nel tempo nonostante il calo qualitativo in ambito classic heavy; tremendo il crollo degli helloween, spinti dalla 'sirena' Kiske verso lidi poprock di 'Pink bubbles Go Ape' (1991) e 'Chameleon' (1992), distantissimi dal potente powermetal dei due 'Keeper'; Fortnatamente ci sono ancora i pionieri che tengono botta, e naturalmente i Manowar dell'epico 'The Triumph Of Steel' sono tra questi: nel disco è presente una suite di 28 minuti dedicata alla storia di Achille dell'Iliade; Anche i Blind Guardian tengono vivo il sangue dell'Acciaio con il sempre più pomposo 'Somewhere Far Beyond', nel quale le influenze epiche e medievali diventano sempre più caratteristiche e melodiche attorno alla basilare struttura di power compatto e robustissimo; il loro successivo 'Imagionations From The Other Sides' è un capolavoro assoluto nel quale la band tedesca rasenta la perfezione, sorretta da una melodia sontuosa ed una potenza devastante. Tuttavia la notizia migliore del primo lustro targato Nineties arriva dai progressive metallers Dream Theater, che col nuovo singer James LaBrie pubblicano 'Images And Words' [1992], un caleidoscopio di suoni, melodia, tecnica sublime esplosa con una perizia ed una musicalità magistrali, così geniali da sembrare semplici: la devastante sezione ritmica di Myoung e del drummer spaziale Mike Portnoy è letteralmente una macchina da guerra, la chitarra del funambolo John Petrucci diventa interprete di un'abilità mostruosa e il risultato è quanto di più epocale venga partorito in tutto il decennio. I Theater colpiscono nuovamente nel 1994 con 'Awake', ancor più tecnico ma di minor impatto emotivo sulle masse. Il mondo del rock viene scosso da fatti clamorosi quando non tragici: Bruce Dickinson, storica voce degli Iron Maiden, lascia la band per dissidi insanabili e stimoli da solista, Kurt Cobain -leader dei Nirvana- si suicida con una fucilata, vittima di una depressione che era da sempre stata la voce stessa delle sue canzoni e del movimento grunge. Non è l'unico lutto che ancora colpisce il mondo del rock, dato che l'8 marzo Ingo Schwichtenberg, ex batterista degli Helloween, si suicida lanciandosi contro un treno di una metropolitana, vittima di una schizofrenia dovuta all'abuso di sostanze stupefacenti e aggravata dalla depressione per liti e incomprensioni con gli ex compagni di band.

L'ASCESA DEL DEATH e DEL BLACK. Nel frattempo, sottocoperta, si muoveva il movimento heavy metal underground. Da una parte imperava il death metal, una sorta di thrash più potente e roboante, molto intricato dal punto di vista tecnico, teso ad atmosfere decadenti e apocalittiche più che rabbiose o frenetiche come era per il genere sorto nella bay Area di San Francisco; il death affondava le proprie radici in Florida e si incarnava nella furia cieca e glaciale di band come Morbid Angel e, appunto, Death. Dopo una sfilza di demo incredibile, i Death erano giunti all'esordio nel 1987 con 'Scream Bloody Gore', ribadendo nel successivo 'Leprosy' (1988) un sound brutale impostato su liriche crude, spesso e volentieri sataniste, pregne di contenuti splatter in ogni caso di stampo infantile: il leader maximo della band, il giovane Chuck 'Evil' Schuldiner, però, stava maturando un diverso concetto di death metal, che lo avrebbe portato di li a poco a levigare il sound della sua creatura, raffinandone la musica e i testi. Già con il capolavoro 'Spiritual Healing' i Death iniziano a offrire un sound più complesso e strutturato, e alle macabre descrizioni di pezzi come 'Living Mostruosity' alternano embrionali riflessioni sulla legge del più forte, che nella società americana negava il diritto alla vita ai poveri, ai deboli, ai malati. La vera svolta coincide con 'Human', del 1991: man mano che cresce la caratura sonora e la complessità delle trame, Schuldiner eleva anche il livello delle sue liriche, privandole quasi delle descrizioni 'reali' a vantaggio di riflessioni filosofiche molto toccanti, effettuate sempre nella prima persona [singolare o plurale] per coinvolgere maggiormente l'ascoltatore: sono le torture 'morali', ora, a ferire più di quelle corporali, ed emerge in maniera dominante la falsità delle persone ['Secret Face': c'è una maschera che copre le vere intenzioni di ciascuno; 'ciò che è all'esterno non è sempre ciò che è reale']. Nel 1993 esce 'Individual Tought Patterns', dando l'idea che la qualità dei Death debba crescere vertiginosamente album dopo album, senza un limite di sorta: qui Schuldiner si pone molte domande, tra filosofia e poesia, invitando anche i suoi ascoltatori a fermarsi e riflettere. Mai parole dette a caso: chitarrista fenomenale e ragazzo sensibile, nonostante accusato di dispotismo, Chuck Schuldiner stava costruendo passo dopo passo una creatura leggendaria all'interno del metalrama internazionale, con intelligenza sociale e grandiosa perizia stilistica. La crescita tecnica tocca picchi creativi di perfezione assoluta in 'Symbolic' del 1995, evidenziando una volta di più l'annichilente bellezza delle melodiche armonie che dalla sei corde di Chuck sgorgavano sinistre, miscelandosi sontuosamente con la cupezza e l'intensità del sound base dei Death, potente e claustrofobico. Anche i padri del grindcore, i Carcass, stavano compiendo passi da gigante: il terzo album, 'Necroticism: Descending The Insalobrious' aveva permesso alla band britannica di spostarsi, nel 1991, su coordinate death, peraltro dal fatturato tecnico considerevole; con Heartwork del 1993, i Carcass abbandonano persino i testi gore e apportano modifiche ancor più tecniche e melodiche alla propria musica, optando per un technical thrash dal quale si genererà la corrente del melodic death scandinavo, nella quale rientrerà il successivo 'Swansong' (1996), ultimo di cinque dischi -tutti profondamente diversi tra loro- prima di un prematuro scigolimento. Tuttavia, al fenomeno del death si controponeva quello del black metal, che in Scandinavia trovava nuova linfa: ma rispetto alle istrioniche liriche sataniste dei pionieri Venom, in Norvegia ci facevano fottutamente sul serio. Satanismo vero, sacrifici veri, chiese bruciate, omicidi compiuti tra membri di diverse band: la follia toccò l'apice nella prima metà dei Nineties, quando le sette di blackster norvegesi si macchiarono di crimini imperdonabili nel nome della loro musica blasfema, filosofica e visionaria, ma soprattutto epr combattere la religione cristiana, ritenuta esterna alla cultura pagana della Scandinavia. L'assassinio di Euronymous, leader dei Mayhem e dell'inner circle, avvenuto per mano del giovane Varg Vikernes, alias Burzum, fu forse l'apice della dissennatezza che portò decine di ragazzini a macchiarsi di sangue nel nome del paganesimo.

METAL MAINSTREAM: I THRASHERS. Dopo la rivoluzione 'da Black Album', i colossi del thrash si accodano ai Metallica e abbandonano le loro sonorità più veloci e furiose a vantaggio di sound più commerciali e morbidi: ovviamente i primi a farlo sono i Megadeth di Dave Mustaine, sempre attento alle mosse dei rivali e naturalmente orientato a bissarne il successo, in ambito metallico (ieri) come in contesto mainstream (oggi): e il suo 'Countdown To Extinction', datato 1992, è un album di heavy classico e radiofonico più che buono, anche se non all'altezza dei suoi predecessori nè dello stesso 'Metallica'. Il rosso guitar hero si ripete nel 1994 con l'ancor più rockeggiante 'Youthanasia', fregandosene decisamente delle proteste dei fans tradizionalisti. Anche i Testament del gigantesco Chuck Billy si danno alla melodia e al mainstream con 'The Ritual', anch'esso non capace di raggiungere le vette di vendita raggiunte dal combo di Ulrich ed Hetfield; solo gli Slayer restano inflessibilmente legati al sound tradizionale e al loro thrash senza fronzoli nè compromessi, concentrato nell'esplosivo 'Divine Intervention': un ritorno gradito alla violenza iperveloce di Reign In Blood. Il thrash non sparisce del tutto, pur cozzando contro la grave crisi dei suoi pilastri (immane la crisi in cui gli Anthrax si inabissano con l'addio di Belladonna ed una serie di album sottotono), ma si rinnova e modernizza grazie ai texani Pantera, che danno vita ad un protothrash potente e plasmato in direzione groove metal: 'Cowboys From Hell' è il disco che lancia la band, che precedentemente si dedicava ad un leggero glam metal, 'Vulgar Display Of Power' quello che li conferma tellurica macchina di devastazione di massa capace di piazzarsi a guida del movimento heavy metal del decennio. Muove i primi passi il death metal melodico, nuovo filone che gli In Flames di 'Jester Race' sospingono verso una fama che diventerrà notevole.

1991: I Metallica fanno il colpo grosso e sfondano a livello mainstream col loro 'Black Album'. Sentiero identico per i Guns'n'Roses del doppio 'Use Your Illusion' e i Nirvana di 'Nevermind'. Gli Overkill pubblicano 'Horrorscope', i Sepultura 'Arise' e gli Helloween 'Pink Bubbles Go Ape'. Rob Halford lascia i Judas Priest. Il cantante dei Queen, Freddie Mercury, muore per una malattia ai bronchi provocata dall'AIDS il 24 novembre 1991. Dead, cantante dei Mayhem, si suicida con un colpo di fucile, dopo essersi tagliato i polsi. I Paradise Lost pubblicano Gothic, album molto importante per l'allora nascente movimento gothic metal. I Carcass pubblicano 'Necroticism', i Morbid Angel 'Blessed Are The Sick', i Death 'Human'. 1992: I Blind Guardian pubblicano 'Somewhere Far Behyond', i Dream Theater 'Images And Words', gli Iron Maiden 'Fear Of The Dark', i Manowar 'The Triumph Of Steel', i Megadeth 'Countdown To Extinction', gli Obituary 'The End Complete', i Pantera 'Vulgar Display Of Power', gli Emperor 'Emperor', i Testament 'The Ritual'. A marzo, The Freddie Mercury Tribute Concert con le leggende del rock come Guns N' Roses, Def Leppard, Metallica, Extreme, Spinal Tap, Robert Plant (Led Zeppelin), Roger Daltrey (The Who), e Tony Iommi (Black Sabbath). Il 21 agosto Bård Faust, batterista degli Emperor, uccide a coltellate un omosessuale in un parco di Lillehammer. Verrà scarcerato nel 2003.

1993: i G'n'R pubblicano 'The Spaghetti Incident', gli Helloween 'Chameleon', i Carcass 'Heartwork'. i Morbid Angel 'Covenant', i Sepultura 'Chaos AD', i Death 'Individual Tought Patterns'. Ad agosto, Euronymous, chitarrista e leader dei Mayhem, viene ucciso a coltellate da Varg Vikernes, fondatore dei Burzum nonché in quel momento bassista dei Mayhem. Muore in un incidente stradale Criss Oliva, chitarrista dei Savatage. Bruce Dickinson lascia gli Iron Maiden dopo il tour di supporto dell'album Fear Of The Dark per intraprendere una carriera solista. Verrà rimpiazzato da Blaze Bayley, ex-Wolfsbane. 1994: I Mayhem pubblicano 'De Mysteriis Dom Sathanas'. Escono 'Master Of The Rings' (Helloween), 'Portrait Of An American Family' (Marilyn Manson), 'Youthanasia' (Megadeth), 'Divine Intervention' (Slayer), 'Awake' (Dream Theater), 'Fear, Emptiness, Despair' (Napalm Death) e 'Far Beyond Driven' (Pantera). Il frontman dei Nirvana, Kurt Cobain viene trovato morto, suicidatosi con un colpo di fucile. 1995: I Blind Guardian pubblicano 'Imaginations From The Other Side'. Escono 'Symbolic' dei Death, 'The X Factor' degli Iron Maiden, 'Once Upon The Cross' dei Deicide e 'The Jester Race' degli In Flames. L'8 marzo Ingo Schwichtenberg, ex batterista degli Helloween, si suicida lanciandosi contro un treno di una metropolitana. Era affetto da schizofrenia, causata dal suo abuso di droghe ed alcol.

HEAVY METAL HISTORY: 1986/1990
I FANTASTICI QUATTRO

BIG FOUR OF THRASH METAL. Anni '80, il periodo d'oro dell'heavy metal: la prima parte del nuovo decennio aveva segnato l'ascesa implacabile di un genere che furoreggiava in Europa come in America: l'epica e classica melodia di Iron maiden e Judas Priest dilagava nel Vecchio Continente, mentre Oltreoceano impazzava la febbre del thrash metal, il furente movimento che dalla California si era espanto rapidamente all'insegna di velocità furiosa, rabbia, potenza, assoli al vetriolo e riff tronchi capaci di portare l'ascoltatore medio al delirio in pochi secondi. Il 1986 è l'anno definitivo, dodici mesi nei quali l'HM diventa leggenda e supera la sua stessa grandezza in maniera irripetibile: ed è proprio dal thrash metal che arriva la scossa più tellurica, naturalmente. Tre band, tre colossi, danno alla luce tre dischi epocali che riscrivono la storia della musica dura. 'Peace Sells' dei Megadeth esplode con arroganza negli stereo, dando al mondo una dimostrazione di come il thrash non sia solo ormoni e adrenalina grezzamente sciorinati a velocità urticante, ma anche tecnica sopraffina coniugata alla rapidità e al servizio della melodia: un passo avanti straordinario, dovuto alle radici jazz-fusion del chitarrista Chris Poland e del drummer Gar Samuelson, oltre che al carisma di Dave Mustaine, come sempre capace di comporre riff taglienti come lame e assoli al fulmicotone. 'Reign In Blood' degli Slayer è un balzo enorme verso un'estremizzazione pesante e spaventosa: ventotto minuti di rabbia cieca e furia apocalittica sparati a velocità supersonica in una miscela corrosiva senza paragoni, scandita da efferate scorribande ultraveloci, riff frenetici mitragliati seccamente senza sosta e caotici assoli atonali esplosi selvaggiamente dalle sei corde di Jeff Hannemann e Kerry King. La band di Tom Araya spadroneggia riscrivendo le coordinate della brutalità, ponendo basi e paletti per generazioni a venire e vomitando sul mercato una cattiveria musicale da mani nei capelli e pogo istantaneo; mai si era udito prima un simile connubio di precisione tecnica e insana violenza, per un prodotto che rasenta la perfezione e che ispirerà il furturo dell'extreme metal, sospinto dal drumworking disumano di Dave Lombardo: il batterista picchia e martella ad una velocità insostenibile, scoccando bordate telluriche infaticabili a sostegno di un impianto sonoro lancinante, intinto nelle tradizionali tematiche belliche ed anticlericali.

LEGGENDA E TRAGEDIA. Da perfezione è naturalmente 'Master Of Puppets' dei Metallica, che col terzo album completano un'evoluzione mirabolante verso uno stile più stratificato ed epico rispetto agli esordi. La cupa potenza che aleggia nei solchi del platter è aleatoria: con un nichilismo devastante, la band di San Francisco spara otto cartucce indimenticabili, che diventano otto classicissi fondamentali dell'intero movimento heavy metal. Con Master Of Puppets, infatti, Hetfield e soci riescono a produrre il miglior disco thrash della storia e, al tempo stesso, evolvere lo stesso thrash metal in una direzione più sofisticata, proprio come stavano facendo i colleghi Megadeth: il disco è completo, moderno, potente, veloce ed arroccato su strutture compositive stratificate, incentrate sulla rapidità e l'aggressività ma capaci di spaziare dal mid tempo opprimente alle sfumature melodiche più cupe e struggenti; denso di sfaccettature liriche e musicali, il disco permette ai Four Horsemen di destreggiarsi attraverso sensazioni ed emozioni assai variegate, imbastendo trame composite e stilisticamente impeccabili, sempre con il consueto marchio di compattezza tellurica, che mai era stato così prominente. I temi scottanti sono tanti, e i Metallica non perdono occasione di attaccare il Sistema corrotto e la società oppressa da tutte le angolature immaginabili, passando dalla guerra alla schiavitù mentale: merito del songwriting intelligente e lungimirante di James Hetfield, paroliere attento e chitarrista ritmico superlativo, preciso come un chirurgo nello sciorinare riff frenetici a velocità supersonica. Ma la tragedia è dietro l'angolo, pronta ad accogliere nelle braccia del destino l'implacabile escalation dei Quattro Cavalieri. A settembre, nel tour europeo di 'Master Of Puppets', il tourbus si rovescia su se stesso su un freddo tornante in Svezia, uccidendo il geniale bassista Cliff Burton: lo shock è terribile, a livello emotivo e tecnico, perchè Cliff oltre che un ragazzo amabile e straordinario era il vero segreto del successo dei Metallica. La band si rimette lentamente in moto, con fatica, ingaggiando Jason Newsted come nuovo bassista. Nel 1987, il thrash americano completa la sua ascesa imperiale con l'ultimo gioiello, l'ultramelodico e pimpante 'among The Living' degli Anthrax, la frangia allegra e scanzonata di un movimento che fino a quel momento era stato essenzialmente incazzato e nichilista. Nasce in quei mesi la leggenda dei Fantastici Quattro Pilastri del thrash: i potenti Metallica, i tecnici Megadeth, i furiosi Slayer e i pimpanti Anthrax.

THRASH METAL A GRANDI PASSI. Il thrash attraversa l'oceano e fa proseliti in Germania, Paese che in ambito heavy si era già contraddistinto per aver dato i natali ad una classica band come gli Accept di Udo Dirkschneider; nel Paese mitteleuropeo il thrash metal si consolida genere florido e seguitissimo, trainato dalla celebre 'Triade' composta da killers come Kreator, Sodom e Destruction. I Kreator, che sferrano il micidiale colpo di 'Pleasure To Kill', sono probabilmente la macchina da guerra più apprezzata di questa furiosa falange, e anche sulle t-shirt dei giovani fans risultano essere tra i big più idolatrati; il loro disco é un autentico olocausto sonoro che sposta l'asticella dell'estremismo, abbandonando le strutture simmetriche e presentandosi come una orgiastica concentrazione di riff brutali, assoli atonali e velocità scarnificanti assemblati con caotica veemenza. Negli anni successivi sforneranno capolavori in serie sin da 'Terrible Certainty' o dal tellurico 'Extreme Aggression', accrescendo la loro caratura tecnica e arricchendo il loro sound energico e adrenalinico con un riffing sempre più complesso e delirante, imperniato attorno a scottanti tematiche politiche e sociali che in 'Coma Of Souls' toccano un apocalittico apice. I loro 'cugini' Sodom esplodono assolutamente devastanti in uno dei loro masterpieces, 'Persecution Mania', altro manifesto di thrash furibondo e privo di orpelli tecnici o melodici; con i loro manifesti anti bellici, i Sodom fanno storcere il naso agli amanti del rock da classifica e ai perbenisti dalla facile morale, e nel frattempo regalano copiose dosi di headbanging ai propri aficionados. Il terzetto era completato dai Destruction, che danno alle stampe l'abrasivo 'Eternal Devastation', completano questo tetro quadro di isteria collettiva a forte velocità. Persino in un paese solare come il Brasile attecchisce il seme del thrash: i Sepultura danno alla luce il loro secondo album, 'Schizophrenia', penetrando in una dimensione di cattiveria ancora più estrema che sfocierà presto nel death. Ma è ancora la fertile bay Area di San Francisco a guidare la rivolta dei thrashers, capeggiata ora dal monolitico nativo indiano Chuck Billy, possente voce dei Testament che debuttano con il vulcanico 'The Legacy': in questo capolavoro i Testament amalgamano la furia degli Slayer con la potente melodia dei Metallica, grazie all'enorme tecnica del chitarrista Alex Skolnick. Il risultato è elettrizzante, raddoppiato e reso ancora più tellurico l'anno dopo dall'ancor più duro killer-sequel 'The New Order', un macigno di velocità, melodia, tecnica e perfezione stilistica e musicale. Si può tranquillamente affermare che nella seconda metà degli Eighties il thrash metal guidava l'intero movimento heavy, essendo diventato il filone con più seguaci e suscitando i sentimenti più forti di rabbia e appartenenza, soprattutto in seguito alla rivalità con i glamster e in riflesso ad una società e ad un mondo che semina nelle generazioni più giovani un senso di insoddisfazione, ribellione e disgusto.

THRASH METAL FOR ALL. Il 1988 segna il ritorno dei gigantissimi del thrash: i Metallica di 'And Justice For All' assumono una connotazione technical thrash con una serie di brani lunghissimi e imbottiti di riff e tecnicismi, sempre ad altissima potenza ['Blackened', la violentissima 'Dyers Eve', la lunghissima e contorta titletrack, 'Frayend End of Sanity'], e con la stupenda semiballad 'One' -un crescendo emotivo struggente che sfocia in un roboante finale a briglia sciolta, con tanto di assolo avvolgente e prolungato- registrano il primo videoclip televisivo di una thrash metal band. I Megadeth rispondono con l'esplosivo 'So Far So Good So What', un disco interlocutorio caratterizzato dalla consueta tecnica ma da un'accentuata melodia [anche a causa dello split con Poland e Samuelson, oltre che ai crescenti problemi di droga intercorsi a Mustaine], mentre gli Slayer stupiscono proprio tutti con il pachidermico macigno di 'South Of Heaven': chi si aspettava le folli scorribande ai mille all'ora sentite in Reign In Blood rimane deluso, perchè i losangelini stratificano il loro sound accostando alle tradizionali mazzate infernali alcuni pezzi più modulati, contraddistinti da un thrash iù ritmato ed innervato da sinistri riff dall'aurea maligna. Deludente, invece, 'State of Euphoria' degli Anthrax, che iniziano il loro inesorabile declino. Mentre vanno spediti gruppi come Overkill e Sepultura, autori di dischi come il folgorante 'Feel The Fire' e il devastante 'Beneath The Remains', i Testament accantonano parte della loro furia in dischi più tecnici e ragionati come 'Pratice What You Souls' e 'Souls Of Black'. La nuova frontiera del thrash sembra essere il tecnichal sound degli Annihilator, canadesi capeggiati da Jeff Waters che esordiscono nel 1989 con 'Alice In Hell', e dei decani Megadeth, che sfornano il loro capolavoro assoluto: è ormai il 1990 e la band di Dave Mustaine riesce a mettere a segno un colpo fragoroso con il quale avvicinare la tanto inseguita leggenda Metallica, vale a dire 'Rust In Peace': una rovente accelerazione ultratecnica di impatto devastante. Tuttavia il genere viene ulteriormente evoluto e modernizzato da una band texana, i Pantera di Phil Anselmo e dei fratelli Darrell, che generano una variante postmoderna in direzione groove nell'urticante 'Cowboys From Hell' [1990].

GLAM'N'ROLL. Nell'heavy metal tradizionale, sono intanto ancora gli Iron Maiden a farla da sovrani: la loro tecnica e la loro melodia strepitosa risaltano ancora una volta in 'Somewhere In Time', che però fa storcere il naso a qualche fan della prima ora per qualche modernismo di troppo [riconducibile all'utilizzo delle tastiere], anche se il disco che ne esce é un consueto capolavoro di tecnica e melodia tipicamente nello stile Iron Maiden: due anni dopo la band di Steve Harris varcherà confini di tecnica quasi progressive con 'Seventh Son Of A Seventh Son', che gli varrà ulteriori conferme di stima e apprezzamento, anche se qualcuno inizierà a presagire che la grandeur del five act britannico abbia già toccato da tempo il suo apice più splendente. Il 1987 vede la ribalta di una folle band losangelina, i Guns'N'Roses, ubriachi, grezzi e sregolati: il loro rock'n'roll rivestito di metallica energia e suadente melodia conduce 'Appetite For Destruction' a livelli elevatissimi nelle classifiche di vendita mainstream, portando in seno alla band dell'isterico e incontrollabile Axl Rose un successo inimmaginabile fino a pochi anni prima, ai tempi di un'infanzia povera e difficile negli sporchi sobborghi metropolitani, vittima delle violenze di un padre incivile e bastardo; gran parte del merito è da attribuirsi alla morbida chitarra di Slash e alla voce pazza dello steso Axl. Il loro rock-metal modaiolo e sdolcinato riporta in auge il fenomeno del glam metal, rimpolpato da un nuovo colpo dei veterani Motley Crue: il loro 'Girls, Girls, Girls' sconvolge le platee con i suoi testi sessisti, provocatori e ammalia migliaia di glambangster con la sua melodia arrapata in cui l'energia delle chitarre ben si fonde con l'allegria eccitata dei pezzi. Il successo della band di Nikki Sixx diventa plantario nel 1989, con 'Dr. Feelgood', ritenuto tra i migliori album hard rock e glam metal di tutti i tempi.

ACCIAIO CLASSICO. In Europa, intanto, la rude Germania si stava riscoprendo fieramente metallara: al fianco della triade del thrash viaggiavano spediti gruppi power come gli Helloween, che qualche tempo prima avevano inaugurato il filone della potenza fantasy a folle velocità: con il nuovo cantante, il diciottenne Michael Kiske, le 'zucche' ammorbidiscono il loro sound coloratissimo dando alla luce un gioiello come 'Keeper Of The Seven Keys' I e II (che viene pubblicato in due parti su suggerimento della casa discografica, la prima nell'87 e la seconda nell'annata seguente), in cui la melodia e la vitamina positiva delle chitarre erigono un nuovo concetto di heavy metal, assolutamente lontano dalla filosofia pessimista e cupa che questo genere aveva rappresentato quasi da sempre. In ambito power si segnala l'esordio, nel 1988, dei potentissimi Blind Guardian di 'Battalions Of Fear', che innervano le loro canzoni con una ritmica serrata ai limiti del thrash, oltre che con un'epicità ed una potenza batteristica notevole. Gli Iron Maiden guidano il Monsters of Rock di Donington, Inghilterra, in una scaletta che include Kiss, i folli Guns'n'Roses, Dokken, Whitesnake e Helloween: è un evento memorabile. Nel 1988 tornano alla carica gli americani Manowar, che dopo il più morbido 'Fighting The World' si incoronano sovrani egemonici assoluti e incontrastabilmente 'true' dell'epic metal col tronfio 'Kings of Metal', un'autocelebrazione coi fiocchi che è prassi in casa DeMaio: un disco che si discosta dall'heavy arcaico degli esordi e vira verso una sorta di power-heavy dalle molteplici sfaccettature, possente e maestoso come da tradizione ma più moderno.

TEMPO DEL PAINKILLER. Notevole successo riscuote nelle sfere del metal più ricercato e raffinato 'Operation: Mindcrime' dei progsters Queensryche, un concept album dalle sfumature eleganti ericche di perizia tecnica notevole. Gli anni '90 si aprono con un ciclone di dimensioni enormi, un impetuoso orgasmo di heavy metal classico iperpotente e distruttivo: è 'Painkiller', partorito dai leggendari padri fondatori Judas Priest, che dopo un paio di album sottotono erano stati etichettati come bolliti. Le chitarre di Downing e Tipton tornano ad esplodere melodia al fulmicotone, riff devastanti come non mai ed energia irrefrenabile con il loro stile apocalittico; la voce di Rob Halford ricomincia a maciullare i timpani degli headbangers, il Prete di Giuda si riprende lo scettro e torna a spiegare al mondo chi e cos'é l'heavy metal. Passo falso parziale, invece, per gli Iron Maiden con 'No Prayer For The Dying': disco monotono e split col chitarrista Adrian Smith che lascia la band. Si apre un decennio duro per l'heavy metal. Il death e altri generi estremi muovevano i primi passi, sul finire di quel decennio. Nel 1987, dopo gli innumerevoli sforzi del geniale chitarrista Chuck Schuldiner, i suoi Death -di fatto, lui e il drummer Chris Reifert- pubblicano 'Scream Bloody Gore', il disco che dà origine al death metal, con i suoi testi truculenti e la brutalità massima del riffing e del growling innescate su un velocissimo canovaccio thrashy; é ancora lontana la svolta tecnica del combo floridiano, che però realizza un disco epocale che si pone come capostipite del settore ed infila una serie impressionante di mazzate efferate, claustrofobiche, devastanti ma irresistibili. Mentre i Bathory danno nuova linfa al filone blasfemo del black, che in futuro amplieranno in direzione 'vikinga', si odono i primi vagiti del grindcore, il genere più brutale e marcio mai esistito. Ancor più crudo e cruento del death, il grindcore trova le sue origini in Inghilterra, partorito da giovanissimi e efferati esecutori come Napalm Death e Carcass. Questi ultimi saranno protagonisti di un'evoluzione incredibile: già il 'salto' tra il grezzissimo e scarno debut 'Reek of Putrefaction' -una tracklist infinita di canzoni brevissime e tutte speculari, nelle quali la tecnica è seppellita sotto orde di caos ed estremismi a velocità supersonica- e il successivo 'Symphonies Of Sickness' -che possedeva soltanto dieci canzoni, ancora una volta furenti e sporche olre ogni limiti di violenza, con quei testi sanguinari incentrati su sbudellamenti, resti umani utilizzati come concime, interiora rigurgitate e pus nauseabondi- è notevole e lascia presagire un'evoluzione prossima da tenere in considerazione.

1986: Escono tre dei seminali 'quattro pilastri del thrash metal': Master Of Puppets dei Metallica, 'Reign In Blood' degli Slayer e 'Peace Sells' dei Megadeth. Esce 'Doomsday For The Deceiver' dei Flotsam And Jetsam Dalla Germania arriva il thrash di 'Pleasure To Kill' (Kreator) ed 'Eternal Devastation' (Destruction). Il 27 settembre il bassista dei Metallica Cliff Burton muore all'età di 24 anni in un incidente stradale del tourbus, in Svezia. Gli Iron Maiden introducono sfumature tecnologiche in 'Somewhere In Time'. 1987: Esce il quarto pilastro del thrash americano, 'Among The Living' degli Anthrax. I Guns'n'Roses pubblicano 'Appetite For Destruction', il loro album di debutto. Gli Helloween escono con 'Keeper Of The Seven Keys part I', i Manowar tornano sulle scene dopo tre anni con 'Fighting The World'. Pubblicati 'Girls, Girls, Girls' dei Motley Crue, 'Persecution Mania' dei Sodom, 'Terrible Certainty' dei Kreator e 'Schizophrenia' dei Sepultura. I Testament debuttano con 'The Legacy'. Per i generi estremi, escono 'Scream Bloody Gore' dei Death e 'Under The Sign Of The Black Mark' (Bathory). Gli Iron Maiden guidano il Monsters of Rock di Donington, Inghilterra, in una scaletta che include Kiss, Guns N' Roses, Dokken, Whitesnake e Helloween.

1988: Gli Helloween pubblicano la seconda parte di 'Keeper Of The Seven Keys'; Kai Hansen esce dalla band per conflitti personali con gli altri membri e con la casa discografica. In seguito, formerà i Gamma Ray. i Manowar si incoronano con 'Kings Of Metal'. Metallica e Megadeth pubblicano rispettivamente 'And Justice For All' e 'So Far, So Good... So What?'; Escono i nuovi lavori di Slayer ('South Of Heaven'), Testament ('The New Order') e Iron Maiden ('Seventh Son Of A Seventh Son'): I tedeschi Blind Guardian debuttano con 'Battalions Of Fear'. i Queensryche rilasciano 'Operation: Mindcrime'. Metallo estremo: escono 'Leprosy' dei Death e 'Reek Of Putrefaction' dei Carcass. 1989: Debutto dei canadesi progressive Dream Theater con 'When Dream And Day Unite'. Escono 'Extreme Aggression' dei Kreator, 'Dr Felgood' dei Motley Crue, 'The Years Of Decay' (Overkill), 'Beneath The Remains' (Sepultura) e il debut dei Nirvana 'Bleach'. I Testament pubblicano 'Pratice What You Preach', i Blind Guardian 'Follow The Blind'; gli Annihilator debuttano con il loro 'Alice In Hell'. I Carcass rilasciano 'Symphonies Of Sickness'. 1990: Esce il capolavoro dei Judas Priest 'Painkiller', quello dei Megadeth 'Rust In Peace' e quello dei Pantera 'Cowboys From Hell'. Gli Annihilator pubblicano 'Never, Neverland', gli Slayer 'Season In The Abyss', i Kreator 'Coma Of Souls', i Testament 'Souls Of Black' e i Blind Guardian 'Tales From The Twilight World'. Passo falso dei Maiden con 'No Prayer For the Dying'. La band si separa dal chitarrista Adrian Smith che fonda gli A.S.A.P.. Al suo posto entra Janick Gers, ex-White Spirit. I Judas Priest vengono citati in tribunale con l'accusa di aver condotto due ragazzi al suicidio attraverso presunti messaggi subliminali contenuti nel brano 'Better By You, Better Than Me' del 1978. La band vinse, comunque, la causa.

HEAVY METAL HISTORY: 1980/1982
HEAVY METAL ASSAULT!

IL SUCCESSO DELLA NWOBHM. Il 1980 è l'anno della rinascita ufficiale dell'heavy metal. In Inghilterra, laddove è nato e cresciuto, il Verbo dell'acciaio ha da poco affrontato e sconfitto la moda punk, morbo fratricida che si era espanso rapidamente nel Regno ma che è stato perentoriamente zittito dalla testardaggine e dalla dedizione di chi, come i Judas Priest, non ha mai smesso di credere che il rock vada suonato in un certo modo. I Priest si fanno alfieri di una corrente nuova e scintillante che si muove lentamente e inizia a coinvolgere un sempre maggior numero di band. E' la cosiddetta New Wave Of British Heavy Metal, caratterizzata da riff poderosi e atmosfere aggressive e dinamiche: ogni gruppo aveva il suo stile. La tecnica delle band della NWOBHM, sebbene fossero così diverse tra loro, era caratterizzata principalmente da power chords, frequenti assoli di chitarra ed una particolare attenzione alla melodia, contrariamente al punk rock. I testi prendono talvolta ispirazione da diverse fonti, anche varie tra loro, come mitologia, fantasy, rivoluzione, occultismo, divertimento, sesso. L'ascesa dei Judas Priest, come detto, fu irresistibile: l'escalation sembrava culminata in 'Killing Machine' del 1979, ma la formazione di Birmingham aveva in serbo una cartuccia ancor più vibrante, che esplose appunto nel 1980: 'British Steel', un nome un proclama. Acciaio allo stato purissimo, con la pesante rivendicazione britannica; sì, perchè lo stile britannico era un marchio di fabbrica inconfondibile che avrebbe egemonizzato ancora una volta il mondo del rock. I Priest sintetizzavano in un colpo lo slancio scoppiettante dei Purple, la teatralità degli Zeppelin e le serietà e potenza dei Sabbath: costruirono la loro musica su stacchi, ponti, punte dinamiche e grande interazione melodiche tra gli axemen, che annoverarono presto un repertorio invidiabile di tecniche musicali. Erano proprio le chitarre ultramelodiche, rapide e tecnicissime di Glen Tipton e KK Downing a rubare l'orecchio con travolgente potenza e armonia, stratificandosi in pezzi via via più intricati e strutturati con l'andar del tempo: il tutto era dominato dalla voce acutissima e spettacolare di Rob Halford, ormai comunemente chiamato 'MetalGod': 'Inventavo la mia tecnica vocale man mano che andavo avanti, in realtà. In giro non c'era granchè, e nessuno forte al punto di dire che volevo somigliare a questo o imitare quello'. Pezzi energici come 'Breaking The Law' e la martellante 'Rapid Fire' entrano nel repertorio classico della band e sanciscono una nuova dimensione di velocità e irruenza nell'heavy metal. Il disco è pazzesco e di importanza straordinaria; ma quello che sorprende di quel preciso momento storico è l'uscita, a pochi mesi di distanza, di un album probabilmente ancor più epocale, partorito da una band di ragazzini londinesi che aveva stretto i denti di fronte alle case discografiche, rifiutando di suonare punk e tirando dritti per la loro strada per ben cinque anni.
L'ASCESA DEGLI IRON MAIDEN. Gli Iron Maiden erano giovani ma con in pugno una manciata di canzoni innovative: alla potenza ultramelodica dell'heavy metal priestiano accostavano un'attitudine punk molto aggressiva, ben incarnata dal lifestyle r'n'r del vocalist Paul DiAnno: timbro caldo e passione per l'alcool e gli eccessi. In realtà gli Iron Maiden avevano la testa ben salda sulle spalle, a cominciare dal leader e bassista Steve Harris; il disco d'esordio, che si chiamava proprio 'Iron Maiden', era una bomba travolgente di energia adrenalinica, velocità, varietà, perizia tecnica quanto basta, sudore e riff tostissimi. La titletrack, 'Prowler', la tecnicissima 'Phantom of the Opera', 'Charlotte The Harlot', 'Sanctuary', le due ballate: davvero tantissimi i grossi calibri che i Maiden esplodono nel loro album d'esordio, pezzi che avevano già catalizzato l'attenzione dei metalheads inglesi grazie ai demo e ai bootlegs. Immediatamente, la Vergine di ferro si ritrovò a capo della Rivoluzione, e il ruolo di leader sembrava calzargli a pennello grazie alla sferzante aurea di modernità apportato al vecchio sound priestiano e sabbathiano. Nell'anno successivo, i Maiden si confermarono rombanti compositori sublimandosi in 'Killers': l'ingresso del chitarrista Adrian Smith in luogo di Dennis Stratton apporterà maggior qualità tecnica e melodica al combo di Steve Harris, che iniziava anche a fregiarsi di una mascotte orripilante, Eddie 'The Head', una sorta di testa di zombie che colava sangue finto sul batterista Clive Burr durante gli spettacolari show live! peculiarità dei Maiden erano i fraseggi arpeggiati di chitarra e il cantato teatrale, ereditate dai Priest e rimpolpate dal martellamento incessante dei due chitarristi: i loro complementi armonici su raffiche di complessi giri melodici permettevano alla band di essere 'di più' di qualsiasi altro gruppo della nwobhm, acquisendo il sound tipico fatto di veloci progressioni di chitarra all'unisono, fraseggi più complessi ed un impatto melodico dalle sfumature epiche, che nei dischi successivi emergerà prepotentemente, mettendo da parte le ambientazioni street-metal degli esordi. L'ascesa della vergine di Ferro sembrava ormai implacabile: il combo londinese aveva ormai ereditato il testimone di leader della rivoluzione che era stato in passato nelle mani di Black Sabbath e Judas Priest, e stava maturando l'esperienza necessaria a portare alto nel mondo il vessillo dell'heavy metal più genuino, potente e melodico.
MOVIMENTO IN GRAN FERMENTO. Tutto il movimento metal e rock si ritrovò in un periodo memorabile e assolutamente fertile. Le band della NWOBHM diedero il meglio di sè, registrando nei solchi dei vinili le note che li consegneranno alla storia dell'epoca. Ben due i dischi importanti partoriti dai Saxon: 'Strong Arm Of The Law', esordio mozzafiato e tagliente dall'inizio alla fine, e l'ancor più celebrato e memorabile 'Wheels Of Steel', che sarà seguito nel 1981 da 'Leather And Denim': anche se l'heavy metal dei Saxon tendeva più all'hardrock che al punk, questi album sono chiari manifesti della crescita prepotente di un genere scoppiettante e in continua maturazione. La band inglese fornisce una musica aggressiva ed un look in denim che diventeranno tipici nell'ambiente dei bikers, In quegli anni erano sugli scudi decine di band inglesi pronte a esplodere sui palchi dei pubs tutta la loro energia: gli atleticissimi Raven, i Tigers Of Pan Tag e i Prayig Mantis, i Samson, i Tank, gli Sweet Savage, le Girlschool e i glameggianti Def Leppard, tra i primissimi a sfondare anche al di là dell'Oceano. Ma non solo la nwobhm era in pieno vigore: i decani Black Sabbath rinaquero dalle proprie ceneri, ingaggiando al microfono il teatrale Ronnie James Dio [ex Rainbow] e dando alla luce un nuovo capolavoro di heavy classicamente datato come 'Heaven And Hell', che abbandonava le consuete cadenze doom per virare verso un epic metal dalle tinte fantasy assai evocative: pochi mesi dopo l'ex leader della band Ozzy Osbourne inizierà la propria carriera solista col celebrato 'Diary Of A Madman'. Sul frangente del rock'n'roll, i Motorhead spararono un colpo micidiale col bombarolo 'Ace Of Spades', completando un trittico importante iniziato con 'Bomber' ed 'Overkill' nell'annata precedente, mentre gli angloaustraliani ACDC pubblicarono 'Back In Black'. Tuttavia la band dei fratelli Young era appena stata funestata dalla morte in stato d'ebbrezza del suo vocalist Bon Scott, 33 anni, soffocato dal suo vomito mentre si era appisolato in macchina. Ironia della sorte, identica fine toccò al drummer dei Led Zeppelin John Bonham.
NUOVA LINFA E NUOVI GENERI. Parallelamente alla NWOBHM, nasceva in Inghilterra il truce fenomeno del black metal. I Venom iniziarono a provare in una chiesa e finirono col cantare temi satanici e truculenti con una crudezza ed una brutalità che terrorizzava la gente ma che nascondeva un'ironia ed un gusto del pacchiano del tutto sfrontata. Già nei nickname dei suoi membri, Cronos, Mantas e Abandon, i Venom si glorificavano come portatori del Verbo del Male, con uno stile scarnissimo che rasentava il punk. La tecnica musicale era completamente ignorata: il terzetto suonava a velocità tiratissima e con una cattiveria squallida, che si pose alle origini del futuro movimento thrash metal. I loro dischi d'esordio influenzeranno generazioni di blackster irresponsabili: 'Welcome To Hell' è il primo passo verso l'estremizzazione grezza e ottusa della musica rock che inizia a propendere per il 'satanico' nelle liriche, il demoniaco 'Black Metal' sarà addirittura capace di dare nome all'intero filone che ne seguirà. I Venom non erano grandi musicisti, anzi forse non erano affatto dei musicisti: ma la sanguinolenza che sgorgava dai loro amplificatori fece letteralmente epoca. Nel frattempo, dall'altra parte dell'oceano, l'assolata California diventava scena delle gozzoviglie di un gruppo di ragazzotti sfrenati dediti al culto dell'alcool e delle dolci donzelle da perforare senza troppi giri di parole: la loro voglia matta di follia si rispecchiava nella loro musica, un heavy rock divertente e allegro che prenderà la nomea di glam metal. 'Too Fast For Love' è il disco con quale i Motley Crue si affacciano sul mercato, con un taglio molto rockeggiante e l'adolescenziale energia che Nikki Sixx e compagni sapranno conservare per tanti anni. Il loro successivo 'Shout At The Devil' darà, di fatto, il via alla commercializzazione dell'heavy metal, appesantita dal look sempre più sgargiante e provocante ostentato dai Crue e dai loro emuli: capelli cotonati, costumi variopinti, trucco e rossetto, stivali col tacco, spandex e reggicalze. Insomma, il lato 'macho' dell'heavy metal stava seriamente venendo contaminato dai glambangster.
TRIONFA L'ACCIAIO. Fortunatamente, in Inghilterra resisteva il vecchio concetto di heavy metal: le borchie e il chiodo di Rob Halford, la sua Harley rombante, le catene e le divise di pelle. Come il 1980, anche il 1982 passa alla storia per aver salutato due uscite memorabili a firma Judas Priest e Iron Maiden, ormai incontrastati padroni dell'heavy metal. Per la Vergine di Ferro, 'The Number Of The Beast' è addirittura il lasciapassare verso un'enorme gloria internazionale. La svolta arriva quando i problemi alcoolici di Paul DiAnno lo portano fuori dalla band: Harris punta forte su Bruce Dickinson, detto Bruce Bruce, dei Samson per rimpiazzarlo, e il cantante ripaga la fiducia in maniera più che memorabile. Dickinson è un leader con gli attributi, un gigante che sul palco assume proporzioni di teatralità e spettacolarità mastodontiche: la sua voce è potentissima e sa esplorare vette parecchio elevate, aggiungendosi ad un mix di scenicità unico che strappa gli occhi dei fans e le attenzioni della gente. L'album che ne fuoriesce é un concentrato mirabolantie di melodia cristallina e maestosa epicità: le chitarre di Murray e Smith si intrecciano in fraseggi avvolgenti e tame articolate, sviluppando riff leggendari e sofisticate composizioni di heavy fresco ed avvolgente, sempre sospinto dal basso pulsante di Steve Harris e spesso capace di prodursi in mirabolanti galoppate mozzafiato. I Maiden hanno fatto il botto: le lauree in storia e letteratura di Dickinson permettono al combo inglese di spostare l'obbiettivo su tematiche interessanti e assolutamente colte, riferite ad avvenimenti storici, poemi, romanzi e celebri monumenti letterari. Con questo background emotivo e lirico, 'The Number Of The Beast' svetta a livelli strepitosi di completezza e varietà, orientato verso un sound molto più epico rispetto a quello underground della DiAnno-era. Chitarre potenti e liquida melodia spadroneggiano: il sigillo degli Iron Maiden resta indelebile, rafforzato da quell'aurea di mistero che fa gridare allo scandalo i perbenisti terrorizzati da un innocuo '666'. E indelebile è anche la classe dei Maestri Judas Priest, autori del gioiello 'Screaming For Vengeance', in cui ribadiscono la loro abilità nel trovare un possente equilibrio tra potenza e melodia: il clangore delle chitarre di Downing e Tipton viene enfatizzato dallo screaming luciferino di Rob Halford, tra riff sferzanti ed assoli di incredibile bellezza melodica. Impossibile, per il metallaro medio, dimenticare perle come 'Electric Eye' e la title track, da vero delirio. L'heavy metal corre e si evolve: e mentre il fortunato connubio tra Dio e i Sabbath giunge già al termine dopo soli due albums, in America i Manowar inaugurano un nuovo filone, denominato epic metal, che trasuda orgoglio, fratellanza e fede cieca nei propri valori da ogni poro. Il muscolosissimo 'Battle Hymns' è il primo di una lunga serie di marce solenni e scorribande pompose che l'esaltatissima band di Joy DeMaio ed Eric Adams saprà proporci nel corso della sua lunga carriera.

1980: Il 33enne Bon Scott, cantante degli ACDC, muore nel sonno soffocato dal suo vomito. Identica sorte per John Bonham, batterista dei Led Zeppelin. Nascono Manowar, Metal Church, Mercyful Fate e Overkill. Gli ACDC pubblicano 'Back In Black'. I Black Sabbath con Ronnie James Dio pubblicano 'Heaven And Hell', gli Iron Maiden debuttano col disco omonimo, i Saxon pubblicano 'Strong Arm Of The Law' e 'Wheels Of Steel'. Superalbums per Motorhead ('Ace Of Spades') e Judas Priest ('British Steel'). A Donington, prima edizione del leggendario Monsters Of Rock. 1981: Si formano Anthrax, Metallica, Motley Crue, Pantera, Queensryche, Slayer, Virgin Steele. Escono 'Hard'n'Heavy (Anvil), 'Mob Rules' (Black Sabbath), 'Killers' (Iron Maiden), 'Diary Of A Madman' (Ozzy), 'Denim And Leather' (Saxon), 'Too Fast For Love' (Motley Crue), 'Welcome To Hell' (Venom). Il chitarrista degli Iron Maiden, Dennis Stratton, lascia la band rimpiazzato dal funambolico Adrian Smith. 1982: Nascono Kreator e Sodom. Dio esce dai Black Sabbath e forma la sua solo band. Grandissime uscite: 'The Number Of The Beast' (Iron Maiden), 'Screaming For Vengeance' (Judas Priest), 'Battle Hymns' (Manowar), 'Black Metal' (Venom). Escono anche 'Metal On Metal' degli Anvil e 'Metal Rock' dei Vanadium. Paul DiAnno lascia il microfono degli Iron Maiden a Bruce Dickinson, ex frontman dei connazionali Samson.

HEAVY METAL HISTORY: 1976/1980
NOI SIAMO L'ACCIAIO

LE NUOVE LEVE. A metà degli anni Settanta, i Black Sabbath erano ormai all'apice della loro ascesa, indiscutibilmente sul trono della musica dura. Il loro sound era potente e oscuro come nessun altro, e le tematiche a metà tra l'occulto e il realismo filosofico li ponevano una spanna sopra i loro contemporanei, quei Deep Purple e Led Zeppelin coi quali si erano contesi la leadership di re del rock a inizio decennio. Con l'introduzione di nuove sonorità, orchestrazioni e campionamenti, i Black Sabbath fecero però storcere qualche naso tra i propri aficionados, e 'Sabotage' del 1975 segnò l'ultimo bagliore dell'era Ozzy Osbourne: alcuni crescenti dissidi interni e problemi gravi dovuti al consumo di alcool e stupefacenti portarono il folle cantante fuori dalla band dopo due album modesti e commerciali, 'Technical Ecstasy' e 'Never Say Day', sul morire dei Seventies; nel frattempo, però, la frangia degli oltranzisti metallici aveva conosciuto un nuovo vigore grazie alla musica dei Judas Priest, concittadini dei Sabbath in quanto provenienti proprio da Birmingham. Per sfuggire alle fabbriche e alle ciminiere, i Priest avevano puntato tutto sul rock'n'roll: ma l'esordio 'Rocka Rolla' (1974) era stato abbastanza deludente, con uno scialbo rock progressivo che non aveva destato clamori. La svolta arriva a cavallo tra 1975 e 1976, quando i due chitarristi KK Downing e Glenn Tipton mettono a punto una potentissima serie di riff fastosi e assoli al fulmicotone con cui inspessire la struttura dei brani della band. Irrobustito il ruolo della batteria e stratificato le melodie chitarristiche in brani più epici e potenti, i Judas Priest furono pronti al grande salto: e 'Sad Wings Of Destiny' segnò inevitabilmente un'epoca, divenendo forse il primo esempio di heavy metal moderno nella sua fase seminale. La voce del teatrale Rob Halford diventava in quei giorni eroici un acuto manifesto di quello che sarà presto definito come l'unico MetalGod un timbro epico e agghiacciante capace di fare scuola. In un disco solo, i Judas Priest cavalcarono verso nuovi confini tecnici e melodici, esplorando sentieri emotivi ancora inesplorati con ritmiche e soluzioni che riscrissero i canoni dell'heavy metal. Abbandonato il look hippy dell'esordio, ma non ancora bardati di cuoio e borchie come nel momento del loro apice, i Preti di Giuda miscelano sapientemente una potente dose di energia e solennità con una forza ed un orgoglio più dinamico rispetto al sound sabbathiano, sancendo una marcata tendenza ad allontanarsi dal confine tra hardrock ed HM. Brani come 'The Ripper' diventano immediatamente dei classici inni da concerto: e l'ascesa continua irrefrenabile nel 1977, con l'uscita di 'Sin After Sin'. I nuovi inni, energici e sempre più scintillanti, si chiamavano 'Sinner', 'Dissident Aggressor', la potente 'Starbreaker': la voce acuminata di Halford dominava le orecchie degli ascoltatori, imponendosi con autorità maligna incontrastata.

LA CONCORRENZA DEL PUNK. Permeata di influenze sabbathiane e purpleiane, la musica dei Judas Priest era, per l'epoca, la cosa più robusta e 'metallica' che esistesse in circolazione: fu così la naturale bandiera alla quale si aggrapparono tutti i metalkids del Regno Unito che stavano osservando ormai allarmati l'ascesa irrefrenabile di una moda degenerante. Era il fenomeno del punk: la ribellione sofisticata perpetuata dai metallari aveva assunto nel punk una dimensione più sregolata e trasgressiva, identificandosi in una corrente musicale scarna che badava alla forma più che alla sostanza. Facevano casino, i punk, e lo facevano con goliardia: questo è indiscutibile, così come improponibile è il confronto tra la qualità della proposta musicale dell'heavy metal rispetto a quella di questi rachitici ragazzotti pieni di piercing e con le creste dai colori più strambi. La generazione punk, che da Londra si diffuse rapidamente nelle strade di tutto il Regno, sembrava mettere alle corde il fenomeno heavy metal: ormai i ragazzini si vestivano tutti da punk, perchè fare il disadattato era diventata una moda. Di conseguenza, i dischi metal non vendevano più e i locali dove suonare volevano solo punk band. Sex Pistols, Ramones, Bad Religion: in pochissimo tempo scalzarono tutti i giganti del rock, pur non possedendo affatto la perizia tecnica dei cosiddetti 'nonnetti'; band emergenti, come i londinesi Iron Maiden, sorti nel 1975, si videro chiudere in faccia diverse porte. Solo il Ruskin Arms concedeva loro l'opportunità di suonare del sano vecchio heavy metal, mentre invece le case discografiche volevano costringerli a convertirsi al punk. Il giovane Steve Harris, bassista e leader della band, tenne duro e declinò ogni possibilità di mutazione stilistica, attendendo tempi migliori. La battaglia tra heavy metal e punk era affidata ai Judas Priest, inevitabilmente divenuti alfieri di quel sottobosco di band uderground che non riuscivano più ad emergere dalle loro cantine e si affidarono ai titani di Birmingham per rialzare la testa. Le creste dei punk sarebbero state recesse, e i Priest sapevano che ciò sarebbe accaduto solo continuando a lavorare con passione e dedizione a quanto già seminato. 'Staied Class' prosegue il loro irrobustimento, incrementando la potenza del drumming e intensificando sempre più le performances vocali dell'immenso Halford. Fortunatamente la band inglese non rimane sola sul fronte dell'hardrock con gli attibuti, perchè dall'assolata California arriva il tapping sublime e la tecnica mostruosa del chitarrista Eddie Van Halen, che con la sua formazione omonima pubblica il primo album di una lunghissima serie: il titolo, manco a dirlo, è proprio 'Van Halen'. Il colpo definitivo, però, i Priest lo sferrano nel 1979, concludendo in maniera sontuosa la prima porzione della loro carriera. Mano a mano che cuoio e borchie aumentano sensibilmente sui costumi di scena, le chitarre diventano sempre più rombanti e melodiche, le strutture dei pezzi si intrigano in devastanti componimenti grondanti forza ed epica: esce 'Killing Machine', trainato dall'antemica 'Hell Bent For Leather' e sempre più aggressivo. Glen Tipton e KK Downing con le loro chitarre e le melodie esorbitanti sbaragliano ogni parametro tecnico esistente, aprendo varchi di melodia a forza di scariche elettriche fulminanti; Rob Halford tocca picchi pazzeschi con le sue vocals, e la canzone 'MetalGod' diventa ufficialmente il suo nickname. Il disco è l'atto di nascita inequivocabile dell'heavy metal moderno, dotato di un quid di energia che gli permetterà di sfrecciare più grande, veloce e potente nella decade successiva, rinnovato di nuova linfa. L'incoronazione dei Priest arriva con il live 'Unleashed In The East', che documenta la straordinarietà della macchina d'acciaio in quel periodo di carriera.

LEMMY E I MOTORHEAD. Nel frattempo il punk era crollato sotto il peso delle sue stesse ambizioni di ribellione, troppo grandi per le spalle di ragazzini sbandati e aggrappati ad una musica troppo piatta e infantile per durare nel tempo. Dal nugolo di band che aspettavano di poter urlare al mondo il proprio credo heavy rock, e che qualcuno inizia a classificare in un movimento chiamato New Wave Of British Heavy Metal (NWOBHM), emergono i Saxon, che debuttano con un disco omonimo. Dall'America arriva il secondo lavoro dei Van Halen, ma un'altra band europea, già presente sul mercato con un album omonimo nel '77, desta scalpore con un paio di grezzissimi dischi di rock'n'metal ubriachi e potentissimi: i Motorhead. Ad 'Overkill', la band guidata dal cantante bassista Lemmy Kilminster -hippy burbero amante dell'alcool e delle belle donne- fa seguire 'Bomber' nel giro di pochi mesi, in quel mitico 1979. La rinascita della musica con gli attributi era ormai iniziata.

1976: I Judas Priest pubblicano 'Sad Wings Of Destiny', i Rainbow 'Rising'. 1977: esce 'Sin After Sin' Judas Priest. 1978: pubblicati 'Stained Class' dei Judas Priest e l'album d'esordio dei Van Halen, dal titolo omonimo. 1979: i Judas Priest pubblicano 'Killing Machine' ed il live 'Unleashed In The East'. I Motorhead danno alle stampe 'Overkill' e 'Bomber'. Esce 'Van Halen II' e l'esordio omonimo dei Saxon. Ozzy Osbourne lascia i Black Sabbath

HEAVY METAL HISTORY: 1970/1975
LA LEZIONE DEI BLACK SABBATH

OSCURA RIVOLUZIONE. Gli anni Sessanta volgevano al tramonto, sulle ali del sogno hippy. In Inghilterra, a Birmingham, non c'era spazio per prati e fiori, ma solo ciminiere e sangue gettato da precarie famiglie operaie. Come la famiglia Osbourne, con quel figlioletto così problematico, dislessico, vessato e deriso dai compagni di scuola e apparentemente inadatto ad un qualsiasi mestiere. Le aveva provate tutte, il giovane Ozzy, che ascoltava i Beatles e sognava di mettere su una band tutta sua. La stessa aspirazione che aveva Tony Iommi, il chitarrista bullo della scuola, ex rivale di Ozzy. Le strade dei due ragazzi si riallacciarono grazie ad un annuncio su un giornale: Ozzy si presenta come cantante, e nonostante le remore iniziali dinnanzi alla sua voce sgraziata e stonata, gli ingranaggi del destino iniziano a muoversi finalmente nel verso giusto. Iommi e Osbourne mettono assieme una band improvvisata, completata dal batterista Bill Ward e dal 'freak' Geezer Butler al basso. Il moniker iniziale è Polka Tulk Blues Band: suonano blues e jazz. Ma il destino già scritto per i quattro ragazzi di Birmingham è ben diverso. Il mondo dell'hard rock è in fervido movimento, con gli astri nascenti Led Zeppelin e Deep Purple che si fanno strada tra i Cream e i The Who. Ma la rivoluzione che Iommi e compagni stavano per mettere in scena sarà uno scossone ben più incisivo, e passa inevitabilmente attraverso il cambio di moniker. Prima in 'Earth', poi -per casi di omonimia- in Black Sabbath. L'alba dell'heavy metal sorge in quei giorni, tra un film horror italiano ed una canzone lenta e oscura venuta fuori quasi per caso. C'è chi dice che il moniker Black Sabbath derivi dalla locandina del film di Mario Bava 'I Tre Volti Della Paura', scelto da Butler che era appassionato di romanzi di magia nera e occultismo; altri dicono che sia stata una chiara dichiarazione d'intenti da sbattere in faccia a chi si aspettava una 'comune' rockband: una canzone e un appellativo così truce da far capire subito alla gente di aver a che fare con qualcosa di innovativo e terrificante. Mentre lentamente la band abbandonava le cover, il nuovo sound usciva naturale e opprimente dalle session dei ragazzi. La leggenda vuole che Tony Iommi sancì di fatto la nascita dell'heavy metal, in quanto aveva da poco perso due falangi nel suo ultimo giorno di lavoro in fonderia: questo comportò l'utilizzo di una protesi artificiale, che generava un suono metallico e pesante. In realtà fu la scelta di utilizzare una distorsione pesantissima a dare una dimensione più rocciosa al sound della band. Di fatto, l'ossessiva oscurità della musica dei Black Sabbath non stava solo nella chitarra pesantissima e nei suoi riffs lenti e malvagi, ma anche nella lunghezza dei pezzi, nel loro pessimismo e nel loro realismo, nei testi al limite del censurabile. Già, i testi, così spaventosi e provocatoriamente occulti, per molti satanici: inrealtà cantavano il disagio di una generazione e definirono il concetto di pessimismo, di 'nero', tipico della cultura heavy metal, in aperto contrasto con la società-bene. La prima canzone scritta fu chiamata proprio 'Black Sabbath' e lasciò un graffio profondo in chi l'ascoltò per le prime volte a cavallo tra Sixties e Seventies. Figure oscure, visioni terrificanti e sentimenti cupi infarcivano la musica dei Sabbath, cantata dalla voce ubriaca dell'imprevedile Ozzy Osbourne. Nulla era stato mai così estremo e blasfemo, prima di quel 1970. A differenza dei contemporanei Led Zeppelin e Aerosmith, i Sabbath affrontavano temi scottanti e occulti, oltretutto con una musica molto più pesante e meno melodica. In essa sfociava la rabbia e la paura di una generazione, quella dei ragazzi della classe operaia, quella di chi il sogno hippy lo aveva visto solo quando era già stato spezzato.

I SIGNORI DEL ROCK. L'uscita di 'Black Sabbath', venerdì 13 febbraio 1970, segnò una svolta epocale nella storia della musica dura. Il disco, che ruotava attorno alla drammatica titletrack e a brani occulti come 'The Wizard', lanciò la band in un confronto aperto con i giganti Led Zeppelin e Deep Purple. Ma se questi leggendari gruppi hard rock non cantavano che di sesso e motori, i Black Sabbath sbattevano la realtà in prima pagina, preoccupandosi delle difficoltà esistenziali e delle paure più inconfessabili. Cantavano il disagio, erano diretti e terribilmente spaventosi nelle tematiche come nella musica: lenta e ossessiva, pesante come un pachiderma stanco, arroccata su riff granitici e squadrati. La posizione egemone dei Deep Purple nella musica hard rock, rafforzata in quel periodo dall'uscita di 'In Rock', venne messa subito in discussione; e i Black Sabbath raddoppiarono l'attacco frontale dando alla luce il secondo album pochissimi mesi dopo il debutto. 'Paranoid', questo il titolo del lavoro, fu ancor più eclatante del suo fratello maggiore. In 'Paranoid' i Black Sabbath affossarono tutti i clichè che già si erano creati in pochi mesi, smentendo la fama di satanisti e occultisti grazie a testi ancora più maturi e complessi, come nel caso di 'Warpig', piccante manifesto antibellico e tradizionale bordata dai tratti maciullanti. Non solo: anche la musica del combo inglese ora si faceva più dinamica, affiancando ai riffs lenti e monolitici che stabilirono i canoni del doom metal alcune composizioni più dinamiche e dirette; è il caso della titletrack, che diventa una hit immediata e si collocherà inevitabilmente sul podio delle più celebri rock song della storia. Possenti e strascicati pezzi dal granitico profilo doom metal come Hand of Doom ed Electric Funeral vengono arricchiti da considerevoli striature architeturali, e proprio in Electric Funeral emergono allucinate tendenze psichedeliche, mentre Planet Caravan esplorava il lato più introspettivo ed acustico della band. L'heavy metal trova qui, e in composizioni sferraglianti come 'Iron Man', i suoi primi vagiti: la voce sgraziata di Ozzy Osbourne, il basso pulsante di Geezer Butler, il wall of sound imbastito dal drumworking di Bill Ward ed il fluido chitarrismo di Tony Iommi, superbo nelle vampate soliste e statuario nel prestante e roccioso riffing caratteristico, avevano dettato le regole da seguire per colpire in faccia il sistema e la società, ponendo le basi del nascente movimento heavy metal: intere generazioni avrebbero attinto da queste fondamenta.

SABBATH SENZA RIVALI. La tecnica musicale della band si accresce giorno dopo giorno, e i giovani rockers del Regno Unito iniziano ad entusiasmarsi di fronte al confronto tra i tre colossi dell'hardrock. Nel 1971 i Led Zeppelin sfoderano un asso come 'Led Zeppelin IV', ma Ozzy e compagni rispondono con 'Master of Reality', il disco che definisce la completa maturazione del combo di Birmingham: un macigno ancor più sinistro e robusto, un mix tra la cupezza di 'Black Sabbath' e il dinamismo di 'Paranoid', innervato dagli incredibili funambolismi di Iommi e ubriacato della voce sgraziata di quell'Ozzy Osbourne sempre più 'icona' marcia del rocker trasgressivo. Le sue esibizioni folli e le sue demenziali trovate sui palchi di tutto il mondo diventano vere e proprie leggende metropolitane che valgono al singer il nomignolo di 'MadMan'. Master of Reality prendeva gli spunti migliori dei due album precedenti, era ammorbato da un'atmosfera cupa, decadente, possente e malinconica, arroccato su composizioni squadrate e maciullanti come into the Void e la spettacolare, funerea Children of the Grave: la tracklist era un tombale e arcigno esercizio di heavy metal corposo e roccioso, scandito in pezzi dal riffato tellurico e da un ribassamento notevole nell'accordatura della chitarra: questa era avvertibile fin dagli esordi live dell'act inglese, che però nei primi due dischi aveva preferito rimanere accordata secondo gli standard. I Black Sabbath erano autentici maestri nella creazione di sonorità dure ed aitanti, intrise di decadente oscurità: ma la loro capacità evocativa dalle tinte dark emergeva anche in composizioni melodiche e strumentali assolutamente struggenti come Solitude ed Orchid. Nel 1972 la corsa a tre prosegue con due colpi pesanti piazzati dai Purple: l'album 'Machine Head' e il live 'Made In Japan', ritenuto all'unanimità uno dei migliori liveshow mai registrati. La risposta dei Sabbath non si fa attendere e si chiama 'Volume IV', disco in cui il rock progressivo e l'evoluzione tecnica della band si fanno spazio in pezzi ancor oggi assolutamente moderni e coinvolgenti, sostituendo con inediti sprazzi di melodia e psichedelia il tradizionale doom funerario del quartetto. La competizione ormai è praticamente crollata, perchè la potenza devastante e l'oscurità tagliente del wall of sound imposto dalla sezione ritmica della band sono praticamente ineguagliabili: e mentre gli Zeppelin si dissolvono nelle loro stesse sregolatezze, i Purple cercano di stare dietro alla corazzata di Iommi con affanno.

LA DECADE DEL SABBA. Quello che i Black Sabbath fanno in quegli anni '70 è assolutamente unico e seminale per l'evoluzione della musica rock. Ward e Butler innalzano un muro inespugnabile attorno al quale Iommi elabora avvincenti e melodiche trame funeree: Ozzy Osbourne completa il tutto con la sua voce agghiacciante, che si muove su trame e atmosfere sempre più variegate con lo scorrere del tempo. Nel 1973 'Sabbath Bloody Sabbath', caratterizzato da un'armonia nuova del rifferrama, dalla solita potenza senza compromessi e da una pulizia tecnica pressochè perfetta, sancisce la definitiva consacrazione di una band ormai matura e completa: una ventata rivoluzionaria coincide con l'ingresso in line-up del tastierista degli Yes, fattore che rende ancor più sofisticato e orientato al progressive Sabbath Bloody Sabbath. L'heavy metal è tutto lì, nei primi cinque dischi prodotti sotto gli stendardi sabbathiani. La differenza con i Purple è ormai netta e la band di Ritchie Blackmore appare nettamente surclassata dal punto di vista della potenza e dell'oscurità dei testi. Sul palco, Iommi stupisce con gli assolo e i riff prepotenti; Ozzy, invece, allibisce la folla con trovate oltre il limite della pazzia, e superfluo appare il voler citare gli episodi -veri o presunti tali- ormai celebri come il morso al pipistrello o i mille altri aneddoti che questo pazzo scatenato è riuscito a [far] costruire attorno al suo personaggio. Un personaggio che è indubbiamente parte integrante di tutta la cultura heavy metal.

UN'EVOLUZIONE NATURALE. La definizione di 'heavy metal band', ancora embrionale, calza a pennello alla formazione di Iommi e Ozzy: la linea di demarcazione che separe il loro sound 'heavy' dal rock tradizionale è ormai ben marcata ed evidente, e la 'corsa a tre' che divampava a inizio decennio si è esaurita in un inappellabile conclusione: sono i Black Sabbath i Signori della musica dura, padri delle sonorità più rocciose mai sperimentate e artefici di intuizioni stilistiche che verranno prese da esempio e riferimento per centinaia di nuovi gruppi nell'arco del mezzo secolo successivo. Nonostante i problemi di droga che affliggevano ormai i quattro ragazzi di Birmingham, costretti ad abusare di ogni tipo di sostanza per reggere col fisico a tour incessanti e concerti massacranti, la band va avanti per la sua strada e prosegue la sua crescita, sfociando in SABOTAGE e nell'utilizzo sempre più marcato delle tastiere. Qualche fans non gradisce, ma nel frattempo il movimento rock inglese aveva fatto passi da gigante. Si era affacciato sulla scena un gruppo promettente ed elegante come i Queen, gli Scorpions avevano introdotto l'utilizzo di due chitarre nel disco 'Fly To The Rainbow', e gli anglo australiani ACDC si erano imposti come paladini del rock'n'roll più sudicio e goliardico di tutto il panorama internazionale: la band dei fratelli Young si impone all'attenzione globale con dischi come 'TNT' e 'High Voltage'. I Black Sabbath erano una spanna sopra tutti questi gruppi: la loro potenza non era affatto messa in discussione dall'hardrock melodico e 'semplice' proposto da qualsiasi altra band del Regno.

1970- Escono 'Black Sabbath' e 'Paranoid' dei Black Sabbath, 'In Rock' dei Deep Purple. 1971- Black Sabbath e Led Zeppelin pubblicano 'Master Of Reality' e 'Led Zeppelin IV'. 1972- I Deep Purple pubblicano il live 'Made In Japan' e l'album 'Machine Head', i Black Sabbath 'Volume IV'. 1973- Escono 'Sabbath Bloody Sabbath' (Black Sabbath) e l'omonimo debut album dei Queen. 1974- Vengono pubblicati 'Queen II' e 'Sheer Heart Attack' (Queen). I Deep Purple pubblicano ''Burn' e 'Strombringer'. Gli Scorpions introducono l'utilizzo di due chitarre nell'album 'Fly To The Rainbow'. Album d'esordio per i Judas Priest ('Rocka Rolla'). 1975- Si formano Iron Maiden e Motorhead. Gli ACDC pubblicano 'High Voltage' e 'TNT', i Black Sabbath 'Sabotage', i Queen 'A Night At The Opera'.