01. QUALI SONO LE TAPPE DELLA LORO CARRIERA? Gli Iron Maiden nascono a Londra nel 1975, per opera del bassista Steve Harris. Suonano al Ruskin Pub, l’unico locale dove si può ancora respirare heavy metal: la moda punk dilaga, e gli stessi Iron Maiden devono tenere duro per non convertirsi, come avrebbe voluto la casa discografica. Avanti per la loro strada, i Maiden dopo innumerevoli cambi di line-up pubblicano il debutto omonimo, Iron Maiden, ed è un ciclone: alla tecnica e alle chitarre dell’heavy classico priestiano mixano l’aggressività e la velocità tipiche del punk. Così facendo permettono all’heavy metal di sopravvivere e rifiorire. ‘Killers’ conferma il successo della band, che però diventa internazionale con ‘The Number Of The Beast’ del 1982: l’irrequieto Paul DiAnno lascia il microfono a Bruce Dickinson, e da stradaiolo e grezzo il sound della band si fa più epico e cristallino, denso di atmosfere, tecnica e liriche ricercate nei contenuti. L’esperimento più melodico di ‘Piece Of Mind’ è così seguito nel 1984 dal concept capolavoro ‘Powerslave’, un vero pezzo di opera metal, e dal più moderno ‘Somewhere In Time’. L’introduzione delle tastiere si prolunga in ‘Seventh Son Of A Seventh Son’, con sonorità più pesanti. L’era Dickinson sembra concludersi, dopo il flop ‘No Prayr For The Dying’, col successone commerciale di ‘Fear Of The Dark’. Ma il suo successore Blaze Bayley non convince, e dopo due dischi nel 1999 torna Bruce Bruce con una nuova trilogia ben accolta dai fan.

02. COS'E' LA NWOBHM? New Wave of British Heavy Metal è il nome di un raggruppamento di complessi heavy metal originatisi in Gran Bretagna sul finire degli anni '70. I gruppi della NWOBHM. sono considerati la forma più pura dell'heavy metal, generalmente con meno influenze blues rispetto ai precursori di questa ondata come Black Sabbath e Led Zeppelin. I gruppi di questa corrente hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo dello speed e del thrash metal. I gruppi più importanti sono, fra gli altri, gli Iron Maiden, i Venom, i Saxon, i Def Leppard, i Diamond Head, i Tygers of Pan Tang, i Samson e gli Angel Witch. La NWOBHM. non è un genere o un sottogenere ed include band con diversi connotati musicali[1], senza che ci fosse una standardizzazione stilistica come quella che caratterizzerà i sottogeneri del heavy metal a venire. Gli Iron Maiden sono, probabilmente, il gruppo più conosciuto di questo movimento, autore di dischi come Iron Maiden e The Number Of The Beast, ritenuti molto influenti per numerose formazioni metal successive. La NWOBHM. si concluderà nella prima metà degli anni '80, con l'avvento dei gruppi thrash metal provenienti, perlopiù, dagli Stati Uniti. Di tutte le band di questo movimento, Iron Maiden, Saxon, Venom, Girlschool e Def Leppard sono tra le poche ad essere durate nel tempo.

03. CHI SONO GLI ARTEFICI DEL SUCCESSO? Innanzitutto Steve Harris, grandioso bassista e fondatore della band. E’ lui che ha forgiato il sound veloce e fresco della band, è lui il leader che ha detto ‘no al punk’, che ha cacciato DiAnno quando bisognava, lui che al fianco di Dickinson ha firmato l’epopea d’oro della band. Bassista, leader, produttore, songwriter. Figura predominante è anche Bruce Dickinson: laureato in storia, frontman istrionico e catalizzatore di sguardi sul palco, ama parlare di storia e mitologia nelle sue canzoni. La sua voce potente e poliedrica lo rende uno dei migliori cantanti rock in assoluto. Una volta sul palco scattò l'amplificazione; gli altri componenti smisero di suonare, mentre Bruce proseguì col solo canto fino alla fine del pezzo: al suo urlo 'chiudete quella fottuta porta' i 2500 spettatori lo accompagnarono nel canto, ma nonostante ciò la sua voce sovrastava ancora tutte le altre!! Nell’economia maideniana non vanno dimenticate la folgorante chitarra di Adrian Smith, prodigiosa matrice di assoli cristallini e delle celebri galoppate ultramelodiche divenute biglietto da visita più scintillante della band; Smith a inizio anni ’90 lasciò ci Maiden e si unì in seguito alla band solista di Dickinson, e proprio assieme al singer è tornato all'ovile a fine millennio; da menzionare la puntuale ed elegante del simpatico e istrionico mattacchione Nico McBrain, oltre al secondo chitarrista Janik Jers, giunto nel 1990 per sostituire Smith e poi confermato fino ad oggi come terza ascia di punta di un ensemble implacabile!

04. PERCHE' I MAIDEN SONO COSI' FAMOSI E IMPORTANTI? E’ un mistero il come possa avere tanto successo una band Heavy Metal. Probabilmente il segreto sta nella grande fruibilità e godibilità delle loro canzoni, che anche nelle parti maggiormente influenzate dall’utilizzo massiccio di chitarre elettriche non perdono mai un’elevatissima dose di melodia e musicalità. Il loro rock-metal è accessibile a tutti, senza per questo essere commerciale. Anzi, è l’essenza più pura del metallo classico, quello che solo i Judas Priest sanno rappresentare al medesimo livello. Gli Iron Maiden sono fondamentali per questo: aver ridato splendore al genere nel bel mezzo del tornado punk, averlo preservato e eternizzato grazie ad una serie invidiabile di dischi-simbolo.

05. DI COSA PARLANO GLI IRON MAIDEN? L’enorme cultura di Harris e soci, e la laurea in storia di Bruce Dickinson hanno sempre permesso agli Iron Maiden di parlare di argomenti ricercati e colti, ruotanti a temi come libertà [Running Free], opere lirico-letterarie [Phantom Of The Opera, Murders in The Rue Morgue, The Trooper, Rime Of The Ancient Mariner, Seventh Son Of A Sevent Son, Sign Of The Cross], racconti immaginari [Charlotte The Harlot e la sua saga, Killers, The Number Of The Beast], storia [The Ides Of March, Gengis Khan, Run To The Hills, Powerslave, Alexander The Great], guerra [2 Minuts To Midnight] o sensazioni introspettive [Remember Tomorrow, Wasted Years]. Se ai tempi di DiAnno l’attitudine punk prevaleva anche nei testi scarni [si pensi all'inno auto celebrativo Iron Maiden o Prowle, ma si escludano ovviamente capolavori come Phantom Of The Opera], con l’arrivo di Bruce Bruce si è passati a vere opere metal, nelle quali alla complessità e progressività delle composizioni musicali si aggiungeva la vastità argomentativo-compositiva delle liriche. Gli Iron Maiden sono infatti un simbolo di musica aggressiva, ma con classe infinita.

06. CHI E' EDDIE? Edward The Head, poi abbreviato in Eddie T. H. è la mascotte degli Iron Maiden creata da Derek Riggs. Nato come semplice maschera kabuki, che doveva servire da "ornamento" del palco su cui si sarebbe esibita la band, ha finito ben presto per ingigantirsi seguendo il progressivo ingrandimento dei palchi su cui il gruppo si esibiva, fino alla nascita del cosiddetto "walking Eddie", ovvero una mastodontica versione tridimensionale e semovente del pupazzo, accompagnata da sempre più elaborate scenografie. All’inizio, quando era solo una maschera, ‘vomitava’ un liquido rosso sul batterista, che terminava i concerti completamente coperto di ‘sangue’! Successivamente Eddie ha assunto le forme più disparate sulle copertine degli album: dalle ambientazioni stradaiole dei primi due dischi a quella luciferina di ‘The Number..’, dal camice di forza di ‘Piece Of Mind’ alla mummia tra le piramidi di Powerslave. Le copertine maideniane sono non a caso le più belle di tutto l’heavy metal, dei veri e propri affreschi coloratissimi e affascinanti.

07. QUALI SONO I CAPOLAVORI ASSOLUTI DELLA BAND? Se escludiamo grandissimi live come ‘Live After Death’ o ‘Death On The Road’, e ci limitiamo ai 14 episodi in studio, possiamo individuare i primi 7 album che sono capolavori assoluti di heavy metal, qualche passo falso (No Prayer, Virtual IX) e 4-5 dischi di ottimo livello, con vertici in Fear Of The Dark e pedici in X Factor e nell’ultimo ‘A Matter Of Life And Death’. Tra i sette gioielloni degli Eighties, però, ne spiccano . ‘Iron Maiden’ ha salvato l’heavy metal, lo ha ammodernato e velocizzato. E’ un crogiolo di acciaio rovente e stradaiolo, un rifferrama vastissimo e vertiginoso che non può non far muovere la capoccia con trasporto. ‘The Number Of The Beast’ è la svolta power, un passaggio ad un metal più ricercato e meno pesante. ‘Powerslave’ è il coronamento del nuovo corso, un album complesso e articolato anche strutturalmente (è un concept) che segna la definitiva consacrazione e maturazione della band, proiettandola in lidi quasi progressive e atmosfere sinfoniche che saranno ulteriormente incrementate nei successivi album grazie all’apporto delle tastiere.

08. COME HANNO AFFRONTATO LA CRISI? I primi problemi arrivarono prima di cominciare, con la concorrenza del punk e le pressioni dei discografici seppellite da un paio di ‘fuck you!’. Poi le rogne assunsero le fattezze del singer Paul DiAnno, irrequieto e dedito ad alcool e droghe: cacciato. I primi mormorii dei fan, in realtà, arrivarono con le tastiere di Somewhere In Time. Niente di preoccupante. ‘No prayer’ fu la prima vera delusione, e anche se ‘Fear Of The Dark’ è un bel riscatto, in quel periodo iniziarono i dissapori tra Dickinson e la band. Da un lato la sua voglia di fare qualcosa di nuovo, sentirsi libero, di none ssere eternamente ‘incatenato’ alla Vergine di Ferro; dall’altra qualche incomprensione con uno Steve harris sempre più padre-padrone della band. Le dichiarazioni ufficiali non hanno mai parlato di diatribe, anzi le due parti anche da separate si sono sempre augurate successi e longevità. Ma voci di corridoio parlano di un periodaccio, in cui Bruce e Steve sarebbero anche venuti alle mani! La delusione dei fan prosegue con l’arrivo del povero Blaze Bayley, mai accolto pienamente. Il primo disco con Blaze è un tentativo di riciclare vecchi riff in chiave più cupa, il secondo è un’accozzaglia di idee confuse che sembra segnare il capolinea dei Maiden. Invece il ritorno del figliol prodigo Dickinson riporta la band agli antichi splendori. C’è chi parla di mossa commerciale, riferendosi alla pace tra Bruce e Steve, ma i due all’atto effettivo sembrano tornati ad andare da tempo d’amore e d’accordo. Non potrebbe essere altrimenti vedendo lo splendido stato di forma della Vergine, soprattutto in sede live!

09. DISCOGRAFIA STUDIO. 1980 IRON MAIDEN 1981 KILLERS 1982 THE NUMBER OF THE BEAST 1983 PIECE OF MIND 1984 POWERSLAVE 1986 SOMEWHERE IN TIME 1988 SEVENTH SON OF A SEVENTH SON 1990 NO PRAYER FOR THE DYING 1992 FEAR OF THE DARK 1995 THE X FACTOR 1998 VIRTUAL XI 2000 BRAVE NEW WORLD 2003 DANCE OF DEATH 2006 A MATTER OF LIFE AND DEATH 2010 THE FINAL FRONTIER

10. DISCOGRAFIA LIVE. 1981 Maiden Japan, 1985 Live After Death, 1992 A Real Live One, 1992 A Real Dead One, 1993 Live at Donington, 1998 A Real LiveDead One, 2001 Rock in Rio, 2005 Death on the Road, 2009 Flight 666.
TIPTON: 'ROB MEGLIO CHE IN PASSATO'
'HALFORD, IL MIGLIORE!'


Il chitarrista dei Judas Priest, Glen Tipton, durante un’intervista con Classic Rock, ha risposto ad alcune domande sulla salute vocale di Rob Halford. In particolare, ad un quesito sul fatto che il singer 56enne non riuscirebbe più a cantare certe cose per sua stessa ammissione, ha detto: 'Con quel tipo di commento, credo che Rob si stesse vendendo sottoprezzo. Secondo me, oggi canta meglio che in passato'. Tipton non ha dubbi sullo stato del Metalgod, e non condivide l'opinione di alcuni fans che, sempre secondo Classic Rock, non sono molto soddisfatti delle sue prestazioni: 'Rob possiede ancora il più vasto range vocale rispetto a qualsiasi cantante heavy metal che io conosca. Davvero, sta cantando veramente bene!'

Venom. I Venom sono un gruppo heavy metal britannico che contribuì molto a dare le basi al metal estremo, del quale sono considerati i maggiori ispiratori. Assieme a Bathory, Celtic Frost e Mercyful Fate, fanno parte della cosidetta 'First Wave of Black Metal' [Prima Ondata Black Metal]. La band nasce a Newcastle nel 1979 quando il chitarrista Jeff Dunn decide di riunire la sua vecchia band, i Guillottine, chiamando gli amici Dean Hewitt al basso e Dave Rutherford alla chitarra, a cui poi si aggiungono il cantante Clive Archer e Tony Bray alla batteria, entrambi conosciuti a un concerto dei Judas Priest. Contemporaneamente Dunn decide di cambiare il nome della band in Venom dal nome di battaglia nel gruppo di motociclisti di cui faceva parte. La band fu principalmente influenzata dalla musica di Black Sabbath, Motörhead, Judas Priest e KISS. Lo stile della band è quindi semplice, essenziale, speed e involontariamente punkeggiante, ma anche molto pesante. Alan Winston rimpiazzò Hewitt al basso e Conrad Lant sostituì Rutherford alla chitarra. A pochi giorni dal loro primo show Winston se ne andò. Dato che il gruppo non riuscì a trovare in tempo un sostituto Lant abbandonò la seconda chitarra per dedicarsi al basso. I membri della band si diedero degli pseudonimi: Cronos [Conrad Lant, bassista], Mantas [Jeff Dunn, chitarrista] Jesus Christ [Clive Archer, cantante] e Abbadon [Tony Bray, batterista]. Furono la prima band nella storia del metal e della musica in generale a scrivere testi esplicitamente blasfemi. Scrissero testi satanici perché il gruppo credeva che parlare di ragazze come i Def Leppard o di moto, come i Saxon, fosse una cosa stupida. Il loro satanismo crasso, volgare e becero era più una divertente e gustosissima tattica per shockare la critica che una professione di fede. La carriera della band inizia nel 1980 quando registrano le prime due demo agli Impulse Studios nella loro città, grazie alla carica innovativa della loro musica vengono immediatamente notati dalla Neat Records. Alla fine del 1981 Archer abbandona la band, i Venom diventano così un trio e Cronos diventa anche cantante. Nello stesso periodo la band è in studio per registrare un ulteriore demo ma il risultato è così buono che il boss della Neat decide di trasformarlo in un album. Esce così nel 1981 Welcome to Hell: l’album possiede una carica esplosiva, energica, primordiale, il tutto affiancato da un’iconografia basata su pentacoli e caproni satanici. Suonavano con una tecnica scarna a velocità frenetica, travolgendo le note con violenza assurda e proclami osceni, i Venom, diventando un vero terremoto per il panorama musicale dell'epoca, nel quale il satanismo nei testi e nell'attitudine era presente in modo non proprio marcato, i Venom invece fanno di questo il loro marchio di fabbrica. Curiosamente, a prescindere dal riscontro presso il pubblico metal dell'epoca, il disco avrà un insospettabile successo nei circoli punk e hardcore di allora, per l'attitudine sporca del suono e certe similitudini stilistiche con Exploited, Discharge, Disorder. Questo album viene considerato un pezzo di storia della musica heavy metal poiché sarà la base di ispirazione per il nascente movimento thrash metal:dischi come Show No Mercy degli Slayer e Kill 'Em All dei Metallica risentono molto dell'impronta dei Venom. Nel 1982 esce Black Metal, forse l'album più riuscito e famoso della band. Le coordinate stilistiche e tematiche sono pressoché le stesse del suo predecessore ma viene appesantito il sound e si vede un certo miglioramento nella pulizia del suono. L'album è un susseguirsi di veri e propri simboli della musica estrema. Basti pensare che da solo, il disco imprimerà il proprio marchio e nome a un intero genere (il Black Metal appunto) ma sarà di grande contributo per tutte le forme più violente dell'heavy metal, come il thrash: ciò è dovuto alla velocità e alla violenza espresse nel platter. L'anno successivo esce At War With Satan; in questo momento i Venom sono all'apice della loro fama e ovviamente cambiano molto poco della formula che li ha resi così famosi. Il gruppo è infatti diventato un vero e proprio fenomeno musicale spaccando in due fans e critica fra detrattori e osannatori. Nel 1985 viene dato alle stampe Possessed, album che continua sulla rotta tracciata dai predecessori.

Dopo questa uscita, i Venom affrontano problemi di stabilità e una crisi creativa che li porterà a non riuscire più a proporre nulla di nuovo, ciò unito anche al fatto che i nascenti gruppi thrash cominciavano ad oscurare i loro influenzatori, decretando un declino irreversibile per la band. Infatti nel 1985 dopo l'uscita del live Eine Kleine Nachtmusik, Mantas lascia il gruppo sostituito dal duo Matt Hickey e Jimmy Clare. Con i due alla chitarra esce nel 1987 Calm Before The Storm, il quale segna l'abbandono dell'alone satanico che li aveva resi noti fino a quel momento in favore di tematiche ispirate perlopiù al genere fantasy. Dopo questo album Cronos lascia insieme ai due chitarristi. L'anno successivo ritorna Mantas che chiama Tony 'The Demolition Risk' Dolan alla voce e al basso e Al Barnes alla seconda chitarra: con questa line-up vengono rilasciati Prime Evil nel 1989, Tear Your Soul Apart nel 1990 e Temples of Ice nel 1991, dischi che non ebbero molto successo ma che permisero di mantenere conosciuto il nome della band durante gli anni. Alla fine del 1991 Al Barnes lascia sostituito da Steve 'War Maniac' White a cui si aggiunge il tastierista VXS.: i Venom pubblicano nel 1992 The Waste Lands. Dopo questa uscita lasciano sia il secondo chitarrista che il tastierista. Segue un silenzio discografico di quattro anni interrotto nel 1996 dall'uscita di Cast in Stone che segna il ritorno di Cronos nella band e il conseguente abbandono di Dolan. Nel 2000 esce Resurrection, album non amato da critica e pubblico, così i Venom decidono di sciogliersi. Nel 2005, grazie all'iniziativa di Cronos, il gruppo si riforma con Mykvs alla chitarra e Antton, il fratello di Cronos, alla batteria. Esce così nel 2006 Metal Black, il quale, come si evince dal titolo, si mostra un ritorno alle origini. L'album, tuttavia, non ha riscontrato un grande successo commerciale, anche se certi lo hanno apprezzato. Con questo prodotto, la musica dei Venom ha subito un ulteriore irrobustimento, per via di evidenti riferimenti al thrash metal. Nel 2007, Mykvs ha lasciato il posto a Rage; a questa ultima modifica di line-up è seguita la release di 'Hell', nuovo album della band che lo ha sostenuto con apparizioni live in tutta Europa, fungendo fra l'altro come headliner della prima giornata dell'Hellfest di Clisson.
1981 WELCOME TO HELL 1982 BLACK METAL 1983 A WAR WITH SATAN 1985 POSSESSED 1987 CALM BEFORE THE STORM 1989 PRIME EVIL 1991 TEMPLES OF ICE 1992 THE WASTE LANDS 1997 CAST IN STONE 2000 RESURRECTION 2006 METAL BLACK 2008 HELL
ANGUS YOUNG

Angus McKinnon Young (Glasgow, 29 marzo 1955) è un chitarrista scozzese naturalizzato australiano. È il chitarrista solista del gruppo hard rock australiano degli AC/DC. Young, la sua chitarra e la sua famiglia si trasferirono in Australia, dove lui e il fratello Malcolm suonarono in alcuni gruppi rock prima di fondare gli AC/DC nel 1973. Se pur spesso la sua data di nascita viene riportata come 31 marzo 1955, in realtà è nato due giorni prima, siccome [come vuole la leggenda] il giorno stesso e il giorno dopo in cui Angus nacque, gli uffici dell'anagrafe erano chiusi e troppo lontani da raggiungere. Dopo aver indossato vari costumi sul palco, compreso quello di Superman, Angus Young seguì il suggerimento della sorella ed iniziò ad indossare in concerto la sua uniforme scolastica della Ashfield Boys' High, che è diventata un segno distintivo della band. Durante i concerti saliva sulle spalle del cantante Bon Scott e i due si facevano largo tra il pubblico mentre Angus eseguiva un lungo assolo, sopratutto durante la canzone Let there be rock. Questa performance è stata ripetuta, anche se più raramente, anche con il cantante succeduto al compianto Bon Scott: Brian Johnson. Angus Young è noto per i salti e i movimenti frenetici che accompagnano le sue performance, come il celebre 'passo' saltellato che lo rende uno dei musicisti più simpatici e schizzati della scena. Spassosissimo quando si buttava per terra e suonava strisciando in direzione rotatoria steso sul pavimento, in piena estasi convulsiva dovuta alla sua pazza, folle attitudine rock! Angus Young è unanimenente considerato uno dei più importanti chitarristi nella storia dell'hard rock ed è altresì spesso citato fra i più grandi artisti in ambito heavy metal. La chitarra utilizzata da Angus Young è una Gibson SG edizione 1968, soprannominata "diavoletto".

DIMEBAG DARREL

Capita spesso di chiedersi perchè debbano essere sempre i migliori ad andarsene. E con 'migliori' si intenda non tanto la grandezza sul palco di un chitarrista unico, ma la sua straordinaria umiltà, la disponibilità con i fans, gli ideali e la morale di un ragazzo che a differenza di altri è sempre riuscito a vivere a modo suo senza scivolare nella droga o in altre situazioni negative. Un'immagine pulita, quella di Dime, ragazzone buono con la scorza del duro che amava solo suonare la sua chitarra e godersi la vita. Invece qualcuno decise di toglierlo di mezzo, un brutto bastardo che gli sparò durante un concerto nel 2004. Prima di crepare egli stesso, abbattuto da un agente. Tutti gli appassionati di heavy metal serbano un posto per DD. Con questa biografia, tratta da Wikipedia, vogliamo anche noi tributare il degno ricordo a Dimebag Darrell. Darrel Lance Abbott [Dallas, 20 agosto 1966, Columbus, 8 dicembre 2004] è stato un chitarrista heavy metal statunitense. Meglio conosciuto con i soprannomi Dimebag Darrell e Diamond Darrell [quest'ultimo usato solo nell'età giovanile] fu il co-fondatore, chitarrista e compositore, assieme al fratello batterista Vinnie Paul, dei Pantera. È ritenuto da molti come uno dei migliori musicisti e maggiori innovatori della storia del metal . Venne assassinato da un suo squilibrato fan durante un concerto l'8 dicembre 2004. Di lui si ricorda la passione e l’impegno che profuse in campo musicale, oltre che la massima attenzione che ebbe nei confronti dei fans nell'arco dell'intera carriera. Egli infatti non si presentò mai arrogante verso i suoi sostenitori ma, anzi, si dice che non si rifiutasse mai di fornire loro utili suggerimenti o affrontare lunghe discussioni rimanendo, nonostante la sua notevole fama, sempre al loro livello e con i piedi per terra. Darrell Lance Abbott nacque il 20 agosto 1966 a Dallas, in Texas. Suo padre, Jerry Abbott, era il possessore di un importante studio di registrazione, i Pantego Sound Studios, situati nella cittadina di Pantego. In tale struttura il giovane Darrell, insieme al fratello Vincent Paul, poté assistere alle sessioni di prova e registrazione di molti chitarristi blues, ma soprattutto del musicista dei KISS Ace Frehley, il quale divenne ben presto un idolo. Affascinati dallo stile di questi musicisti, gli Abbott vollero ben presto loro stessi imparare a suonare e chiesero al padre uno strumento musicale in regalo. Egli comprò ai ragazzi una batteria che i fratelli iniziarono a suonare assieme. Darrell però, vedendo il fratello molto più bravo e veloce nel suonarla, decise di chiedere al padre un nuovo strumento, e più precisamente una chitarra, per poter così definitivamente imitare il suo idolo Frehley. Senza bisogno di alcuna lezione, Darrell iniziò a perfezionare il suo stile musicale. Diventato ormai abbastanza capace, fu presto iscritto dal padre ad alcune competizioni regionali per chitarristi. Attraverso queste, Darrell poté mettersi in mostra conseguendo un gran numero di vittorie e premi nonostante si battesse contro musicisti con 12-13 anni di esperienza in più di lui. Proseguì ad esibirsi in tali competizioni fino al 1982 quando, all'età di 16 anni, ne fu escluso perché troppo vincente.Fu proprio attraverso i soldi vinti in questi anni che il giovane Darrell poté comprare il necessario numero di strumenti e finanziare la sua prima band musicale, i Pantera. I Pantera furono la band principale a cui Darrell prese parte. Il gruppo fu fondato assieme al fratello nel 1981 e si completò, nell'arco di breve tempo, con l'ingaggio del giovane bassista Rex Brown e del cantante Terry Glaze. Nei primi anni di militanza in questa band, Darrell Abbott apparve durante gli show con il nome d'arte Diamond Darrell. La band, dopo un periodo di apprendistato, debuttò ufficialmente nel 1983 con l'album Metal Magic. In tale disco i Pantera proposero al pubblico un sound glam metal con evidenti influenze di Kiss, Van Halen e Judas Priest, e dotato di una base ritmica semplice ma veloce e incalzante. Dopo una serie di piccoli concerti, la produzione della band continuò, grazie anche all'etichetta discografica Metal Magic Records di proprietà di Jerry Abbott, con modesti lavori come Projects in the Jungle (1984) e I Am the Night (1985) grazie ai quali, il non ancora diciottenne Diamond Darrell, poté acquisire un po' di fama all'interno degli Stati Uniti. Con l'ingresso dell'istrionico cantante Phil Anselmo al posto di Glaze, venne pubblicato nel 1988 l'album Power Metal. Il sound del gruppo venne notevolmente velocizzato e irrobustito, grazie a nuove influenze musicali targate Metallica e Slayer. Con il quinto album, lo storico Cowboys from Hell [1990], i Pantera accantonarono definitivamente il genere glam per un thrash metal molto personale ed aggressivo, dominato dai complessi riff e assolo di chitarra composti da Darrell, il quale aveva intanto assunto un nuovo nome d'arte, Dimebag Darrell, nato da un ricordo d'infanzia del musicista. L'album successivo dei Pantera, Vulgar Display Of Power, uscì nel 1992 e consolidò il successo della band. Tale disco è tutt'oggi considerato come il migliore prodotto del quartetto, grazie a tracce del calibro di Walk e Fucking Hostile. Nel 1994 uscì Far Beyond Driven. Il disco mantenne le aspettative dei fan e vendette molte copie in tutto il mondo, proseguendo di fatto la scalata ai vertici del successo del gruppo. Dal 1995 in poi l'unità della band fu minata da vari diverbi tra i componenti del gruppo, dovuti in particolare all'eccessivo uso di stupefacenti del cantante Phil Anselmo. I Pantera, messe da parte le liti, tornarono in sala di registrazione nel 1996, producendo quello che è forse l'album più estremo della storia del gruppo, ovvero The Great Southern Trendkill.

Poco tempo dopo l'uscita del disco, Anselmo fu ricoverato in ospedale in stato comatoso a causa di un'overdose di eroina raggiunta dal cantante a solo un'ora di distanza dalla fine di un'esibizione musicale del gruppo in Texas. Ripresosi miracolosamente dal malessere, egli fu costretto da Dimebag e Vinnie Paul a giurare di non fare mai più uso di droghe, pena l'espulsione dal gruppo. Nell'attesa della totale guarigione di Phil, fu pubblicato nel 1997 un live, denominato Official Live: 101 Proof. Dopo tale uscita però Anselmo, ormai totalmente sano, decise di allontanarsi dai suoi compagni per dedicarsi a vari progetti esterni ai Pantera. Gli Abbott e Rex Brown decisero allora di fondare anche loro un progetto esterno al gruppo, che fu denominato Rebel Meets Rebel e si basò su un sound a metà tra country e heavy metal. Nel 2000 la band si riunì pubblicando un nuovo album intitolato Reinventing The Steel. Esso però non riuscì ad ottenere il successo dei dischi precedenti, alimentando così nuovi conflitti, questa volta legati al sound, all'interno del gruppo. In seguito a questi diverbi, Phil tornò nuovamente ai suoi progetti, mentre gli Abbott decisero di prendere tempo sperando in un cambio di idea del cantante. Tale fatto non avvenne mai e, arresi al destino, i due fratelli annunciarono lo scioglimento dei Pantera nel 2003. Nel periodo successivo allo scioglimento si scatenò una vera e propria guerra verbale fra Anselmo ed gli Abbott; la lotta si sviluppò sulle riviste di settore a suon di violente dichiarazioni. Vinnie Paul e Dimebag Darrell accusarono Phil Anselmo di averli costretti, negli ultimi anni, ad un sound che a loro non piaceva, spingendo quindi i Pantera verso uno stile diverso che non li rappresentava in toto e provocando perciò la scissione. Anselmo negò tutte queste parole e tirò all'interno della contesa, a suo malgrado, il bassista Rex Brown, che decise per schierarsi dalla parte di Anselmo, lasciando così la situazione definitivamente sospesa. Dopo un anno di quasi inattività, durante il quale il chitarrista era apparso solo in alcuni dischi degli Anthrax esibendosi in assoli, e nel disco Voodoo di King Diamond, i fratelli Abbott fondarono una nuova band, i Damageplan, affiancandosi al cantante Patrick Lachman e al bassista Bob Zilla. Il loro album di debutto fu pubblicato nel 2004 con titolo New Found Power e riscosse molto successo L'8 dicembre 2004, durante un'esibizione relativa al tour promozionale del nuovo album, nel locale Alrosa Villa di Columbus, nell'Ohio, Dimebag Darrell Abbott fu ucciso a colpi di pistola sul palco da un ex-militare, tale Nathan Gale. Il chitarrista fu colpito cinque volte, due delle quali a bruciapelo alla testa. Insieme a lui furono uccise altre tre persone: Nathan Bray, che stava assistendo al concerto, Erin Halk, un impiegato del locale, e Jeff "Mayhem" Thompson, guardia di sicurezza dei Damageplan. Il tecnico John "Kat" Brooks e il manager del tour Chris Paluska rimasero invece feriti nella sparatoria, conclusasi con la morte anche dell'assassino, colpito da un poliziotto intervenuto sul posto. La ricostruzione della tragedia, eseguita dalla polizia locale, descrisse tale scena: Nathan Gale, salito dal retro del palco, si avvicinò improvvisamente ai musicisti che si stavano esibendo e cominciò a sparare. Partirono, dall'arma dell'uomo, ben quindici colpi. Quando la security e il pubblico salirono sul palco per fermarlo, Gale aprì il fuoco contro di loro, uccidendo le guardie Thompson e Halk, che si erano riparate dietro un tavolo di legno, e ferendo Paluska. Gale quindi prese il tecnico Brooks in ostaggio, immobilizzandolo dopo una breve lotta. Intanto l'infermiera Mindy Reece cercava, con l'aiuto di Nathan Bray, di rianimare Abbott praticandogli la respirazione bocca a bocca. Secondo alcuni testimoni Bray fu proprio ucciso mentre cercava di prestare soccorso al musicista. Al primo accenno di spostamento di Brooks, un poliziotto della centrale di Columbus, James D. Niggemeyer, sparò al folle senza alcuna esitazione colpendolo alla nuca con un fucile Remington 870 e uccidendolo all'istante, ponendo così fine alla sparatoria. Nel maggio 2005, il poliziotto Niggemeyer testimoniò di fronte alla giuria riguardo l'uccisione di Gale, dopo essere stato accusato di omicidio. Fu presto prosciolto. Molti si interrogarono riguardo al motivo del folle gesto di Gale. Fu detto che la scintilla della strage fosse dovuta al recente scioglimento dei Pantera o alla lite pubblica tra i fratelli Abbott e Phil Anselmo. Un'altra affermata ipotesi sostenne che Gale, a causa della schizofrenia che lo affliggeva, avesse immaginato che Darrell gli avesse copiato alcune canzoni e che quindi avesse deciso di punirlo con la morte. I funerali del chitarrista si svolsero in un clima particolare e con la partecipazione di molti artisti famosi. A causa dei pochi posti disponibili nella chiesa, alcuni familiari di Darrell furono accompagnati fuori dalla sicurezza per fare posto ad ospiti importanti, mentre altri parenti uscirono di loro volontà a causa delle volgarità esibite da alcuni degli intervenuti al funerale. Eddie Van Halen suonò un assolo durante la cerimonia e pose una chitarra, griffata KISS, nella bara del chitarrista. A fine celebrazioni, Darrell Lance Abbott fu sepolto al Moore Memorial Gardens Cemetery della cittadina di Arlington. Sulla sua lapide, anch'essa abbondantemente decorata, fu incisa una scritta recitante: 'Egli venne per fare rock e lo fece come nessun altro con un cuore due volte la misura del Texas, il nostro amato fratello, compagno, guida, idolo e amico. Noi ti amiamo Dime. finché non ci incontreremo ancora' Nei giorni successivi al decesso di Dimebag Darrell moltissimi artisti decisero di porgere un tributo al chitarrista. Furono organizzati concerti in suo ricordo, importanti band inserirono nella loro scaletta dei concerti cover dei Pantera per ricordarlo o addirittura furono composte tracce a lui dedicate. Il maggior numero di tributi fu però pubblicato per iscritto sui siti internet di genere metal o su altri appositamente creati. In queste pagine, oltre alle persone comuni e ai fan, gruppi e artisti lasciarono il loro ricordo del musicista, narrando i più curiosi momenti passati con lui. Per questo motivo la lista delle condoglianze è quasi infinita. Le principali giunsero da Tony Iommi, Ozzy Osbourne, i Motörhead, gli Slayer, i Kiss, Zakk Wylde, Ted Nugent, Rob Halford, Sebastian Bach, Van Halen, Mike Portnoy, i Sepultura, i Metallica, Dave Mustaine, gli Skid Row, Marty Friedman, Brian May, i Motley Crue e Rob Zombie. Zakk Wylde, ammiratore e amico fraterno di Dimebag, gli dedicò una canzone, dal titolo In This River, contenuta nell'album Mafia, e ha annunciato a breve la pubblicazione di un album contenente riff e assoli registrati insieme da lui e Dimebag. Vinnie Paul ha inoltre rilasciato nel 2006, in ricordo del defunto fratello, l'album Rebel Meets Rebel, composto dall'omonima band di cui lui e Dime facevano parte. Il 17 maggio 2007 Dimebag Darrell è stato inserito nella Hollywood's RockWalk, una galleria dedicata al ricordo di quegli artisti che hanno contribuito con tracce importanti e durature alla crescita e all'evoluzione del rock 'n' roll. Per ricordarlo è stato creato per l'evento un busto in bronzo del chitarrista che è stato installato lungo la galleria al fianco di monumenti di artisti come Jimi Hendrix, Eric Clapton, Carlos Santana, Johnny Cash, Van Halen, Bonnie Raitt, Jerry Lee Lewis, Carl Perkins, Marvin Gaye, James Brown, Brian Wilson, Stevie Wonder e John Lee Hooker. Inoltre, sempre nel 2007, il secondo palco del celebre Download Festival è stato denominato 'The Dimebag Darrell Stage'. Sul palcoscenico si è esibito anche il fratello di Dime, Vinnie Paul, con il suo nuovo gruppo, gli Hellyeah.

KERRY KING

Un individuo poco rassicurante e dai modi apparentemente grezzi e burberi: l'idea che ci si fa di Kerry King non può che essere questa, osservandolo mentre violenta la sua chitarra con la sua espressione da killer e il suo fisico imponente. Ma se molti altri metallers, come il suo collega negli Slayer Tom Araya, giù dal palco diventano persone normali, gentili e piene di aspetti interessanti, Kerry King resta lo stesso spietato buzzurro dalla lingua di fuoco e dal sorriso rarissimo. Kerry King (Los Angeles, 3 giugno 1964) è un chitarrista statunitense, nonché fondatore del gruppo thrash metal Slayer nel 1983. Kerry nasce il 3 giugno 1964 a Los Angeles in California, da padre collaudatore di aerei e madre impiegata di una compagnia telefonica. Le sue maggiori influenze sono Judas Priest, Venom, Iron Maiden, Black Sabbath, Deep Purple e Van Halen. Nel 1981 sentì per caso suonare Jeff Hanneman assieme ai suoi amici e successivamente fondò gli Slayer, producendo dischi immortali del metal come Reign in Blood, Hell Awaits e Seasons in the Abyss. I testi dei suoi pezzi sono per lo più di soggetto satanico, caratteristica che egli attribuisce alla sua passione per i film horror. Lui e la sua band sono accusati dai media di essere satanisti ma King li definisce stupidi e superficiali. Nonostante sia anti-religioso, egli ha dichiarato di non credere neanche in Satana, dice di scrivere pezzi satanici perché ritiene che sia più divertente cantare di Satana che di Dio. King portava i capelli lunghi ma si rasò quando cominciò a diventare calvo. La sua testa glabra, il bracciale composto da lunghe borchie ed un grande tatuaggio che gli copre mani, braccia e testa sono i suoi segni distintivi. Altra accusa mossa nei confronti suoi e della band in generale è quella di nazismo. È famoso per parlare molto apertamente e senza peli sulla lingua ma, allo stesso tempo, anche per le sue contraddizioni, cosa che lo ha portato a diverbi con membri di altri gruppi. Per esempio, King dopo il Black Album dei Metallica rilasciò questa dichiarazione su Kirk Hammett: 'il più sopravvalutato chitarrista che occupa le pagine sulle riviste di chitarra'; ma, dopo l'uscita nel 2003 di St. Anger, King criticò la decisione di eliminare tutti gli assoli dall'album sostentendo che Hammett fosse uno dei chitarristi con maggiore talento del pianeta. É un grande appassionato di sport, in particolare di wrestling e hockey, inoltre gli piace allevare i serpenti. Negli ultimi anni si diletta come disegnatore di magliette e felpe per il 'KFK Industries', un marchio da lui fondato. Si dice che l'acronimo 'KFK' significhi 'Kerry Fuckin' King'. Kerry aveva intenzione di formare un trio di chitarristi sullo stile di G3, assieme ai suoi amici Dimebag Darrell e Zakk Wylde ma la morte di Darrell fece accantonare il suo progetto. Egli è stato sposato tre volte ed ha anche una figlia chiamata Shyanne, avuta da una delle sue consorti e, attualmente, vive con la sua terza moglie. Negli anni lo stile musicale di King è rimasto invariato. Dai primi album degli Slayer fino a South of Heaven incluso, il suo modo di suonare è sempre stato incentrato sulla velocità e sulle dissonanze piuttosto che sulla melodia. King è molto noto, tra i chitarristi che lo seguono, per il suo stile inconfondibile negli assoli, uno stile veloce, dissonante ed essenziale. Nonostante il suo stile relativamente privo di tecnicismi, ha influenzato generazioni di chitarristi thrash, death, e black.

L'INTERVISTA: KERRY KING (23.02.09). 'Sicuramente non andremo avanti fino a 60 anni. E' una cosa di cui dobbiamo discutere all'interno della band. Fosse per me continuerei ancora per un bel pezzo perchè sono ancora carico e motivato come il primo giorno. Ci è sempre piaciuto parlare di cose estreme, argomenti di cui la gente non volesse sentire parlare. Sono molto fiero dei risultati che abbiamo raggiunto, e non ho nessun rimpianto nella nostra carriera'.

CLIFF BURTON

CLIFF BURTON. Indimenticabile Cliff Burton. Un incidente mortale se lo portò via, in quel lontano 1986, quando aveva solo 24 anni. Da allora i Metallica non furono più ciò che erano stati prima, privati di un bassista formidabile, di una fonte di ispirazione ricchissima (Cliff era un appassionato dei racconti di Lovercraft), di un ragazzo molto sensibile nonostante le apparenze. Era stato un anno denso di avvenimenti, quel 1986. Master Of Puppets e il tour con Ozzy Osbourne, certo, ma anche l'incidente al braccio che aveva rischiato di mettere fuori gioco James. Un presagio, forse. Clifford Lee Burton nacque il 10 febbraio 1962 da Jan e Ray Burton. Il padre Ray, nativo del Tennessee, lavorava come assistente stradale nella San Francisco Bay Area, mentre la madre Jan era originaria della California e lavorava per il distretto scolastico di Castro Valley, la città di residenza della famiglia Burton, come assistente di bambini con problemi fisici o mentali. La famiglia, oltre a Clifford, aveva avuto altri due figli, Scott e Connie, entrambi più grandi. Cliff trascorse un' infanzia felice. All'età di sei anni si avvicinò, sotto spinta del padre, al mondo della musica classica e iniziò a prendere lezioni di pianoforte. Clifford affiancò lo studio della musica, allo sport, giocando nel campionato amatoriale di baseball. A 14 anni, Cliff abbandonò grazie alla spinta di alcuni suoi amici, lo studio della musica classica per avvicinarsi al jazz e al primo heavy metal. Affascinato da queste sonorità, così diverse dalla musica a cui era abituato, decise di abbandonare definitivamente gli studi di pianoforte per iniziare a suonare il basso. Imparò a suonare lo strumento in breve tempo, grazie anche alle lezioni private tenute dal maestro Steve Hamady, e, migliorando di giorno in giorno. Cliff decise di unirsi ad alcune piccole band locali venendo a contatto con nuove influenze e stili. Aveva una cura maniacale in ogni dettaglio e passava circa sei ore al giorno, tra lezioni e prove con i suoi gruppi, perfezionando la sua abilità e il suo stile. Burton aveva intanto iniziato da alcuni anni a lavorare in un'azienda di noleggio di Castro Valley, chiamata Castro Valley Rentals e si era diplomato alla Castro Valley High School. Nel 1980 abbandonò le lezioni private per iscriversi ai corsi di musica del Napa Valley Junior College della California del Nord.

Sempre nel 1980 Cliff Burton si unì alla blues rock band Trauma, un giovane gruppo già affermato nella Bay Area sia per le qualità musicali che per le esibizioni live, capaci di intrattenere il pubblico attraverso movimenti sul palco e giochi pirotecnici all'insegna della massima spettacolarità. Cliff riuscì a carpire nuove influenze musicali e ad assimilare diverse tecniche da sfruttare nelle sue linee di basso. Nei Trauma Cliff fu certamente uno dei membri che si distinsero maggiormente per talento e presenza on stage, caratterizzata da prolungati e scatenati headbanging, valorizzati dai suoi lunghi capelli rossi. Il gruppo non pubblicò mai nessun album e gli unici prodotti giunti fino ai nostri giorni sono solo alcuni demo. Una delle loro canzoni più famose rimase "Such A Shame", traccia ascoltabile nella rara raccolta della Metal Blade Records, Metal Massacre II. I Trauma si sciolsero nel 1982 quando Cliff, divenuto ormai icona del gruppo, lasciò la band dopo aver accettato la proposta di diventare bassista della thrash metal band Metallica.

I Metallica stavano cercando un bassista da sostituire a Ron McGovney, che aveva lasciato il gruppo nel 1982 in seguito a litigi con Dave Mustaine. Sentendo parlare bene di un certo Burton, decisero di assistere a un suo concerto con i Trauma al famoso locale "Whisky a Go Go"; colpiti dalla sua abilità, i tre musicisti decisero di reclutarlo immediatamente. Il musicista accettò subito la proposta della band alla sola condizione che i Metallica trasferissero la loro sede a San Francisco, in quanto Burton non aveva molta stima della caotica Los Angeles. Accettata la proposta, un mese dopo l'esibizione Cliff era già membro stabile del gruppo. Cliff diede immediatamente il suo apporto, contribuendo con la sua tecnica musicale e con nuove idee a livello compositivo; per molti il contributo di Burton fu essenziale per il futuro successo internazionale dei Metallica. Il bassista suonava il suo strumento come nessuno aveva fatto prima; i suoi assoli toccavano molti stili, variando dal jazz a melodie psichedeliche, ed erano dominati da grande sentimento e grande attenzione per i particolari. Classici esempi delle sue capacità e del suo stile emergono nell'album Kill 'Em All, il primo lavoro che il musicista pubblicò con la band californiana nel 1983, e, soprattutto, nella traccia (Anesthesia)-Pulling Teeth. Cliff contribuì largamente anche alla realizzazione del disco successivo, Ride The Lightning (1984), per il quale scrisse e compose un buon numero di tracce. In questo disco Burton da il meglio di sé nella famosa traccia The Call of Ktulu che, per una buona parte, compose lui stesso. Un altro brano in cui sono messe in risalto le sue doti musicali è For Whom the Bell Tolls, la cui introduzione è divenuta esempio dell'attento uso della distorsione da parte del musicista. Nel 1986 Cliff Burton partecipò a pieno ritmo alla produzione dell'album Master of Puppets, forse il disco più famoso del gruppo; qui le linee di basso di Cliff divennero maggiormente complesse e prominenti. In Orion, settima traccia dell'album, è ascoltabile un assolo del bassista. In tutti questi anni trascorsi con i Metallica, Cliff non perse mai la sua incredibile personalità on stage e riuscì a farsi più volte apprezzare come grande uomo al di fuori del palco, divenendo di fatto uno dei membri più amati della lunga storia della band. Con i Metallica Burton produsse tre album, Kill 'Em All (1983), Ride The Lightning (1984) e Master of Puppets (1986), dischi, a tutt'oggi, descritti come fra i migliori prodotti di questa band. Poi, quel fottutissimo, bastardissimo 27 settembre.

Il 26 settembre i Metallica si esibirono a Stoccolma, Svezia. Lo show fu un successo, grazie anche al ritorno di James alla chitarra dopo diversi mesi di assenza e a Cliff Burton che si esibì prima in un inedito assolo di basso melodico e poi "Star Spangled Banner" (l'inno nazionale USA). Quella notte sembrò che nulla potesse fermare la potente macchina dei Metallica. Il 27 settembre 1986, durante un viaggio sul bus ufficiale del tour Europeo, nei pressi della cittadina di Ljungby, in Svezia, Burton e Kirk Hammett, giunta ormai la sera, decisero di giocarsi a carte il posto nel letto a castello del loro bus. Il vincente avrebbe dormito vicino al finestrino, il perdente dal lato opposto. Burton vinse e dormì nel posto più prestigioso. Durante la notte l'autista del bus perse il controllo del mezzo, forse a causa di una lastra di ghiaccio sull'asfalto (o a causa dell'abuso di alcol, come molti sostennero). Ormai fuori controllo, il grosso veicolo continuò la sua corsa in un tratto d'erba per poi ribaltarsi. Dalle lamiere contorte uscì per primo lo stesso autista, seguito da James Hetfield e Kirk Hammett, che avevano qualche piccola abrasione sul corpo, e, infine, Lars Ulrich che aveva un alluce fratturato. Accortisi della mancanza di Cliff, i Metallica si spostarono sul retro del mezzo e lì videro uno spettacolo raccapricciante. "Vidi il bus su di lui. Vidi le sue gambe spuntare fuori.Diedi di matto. L'autista del bus, ricordo, stava tentando di dare uno strattone alla coperta sotto il suo corpo per usarla per le altre persone. Dissi, 'Non farlo cazzo!'. Avrei voluto ucciderlo. Non so se fosse ubriaco o se urtò del ghiaccio. Tutto ciò che sapevo era che lui stava guidando e che Cliff era morto", raccontò James. Cliff, durante la drammatica carambola del bus, era scivolato fuori dal mezzo, sfondando con il suo corpo l'ampia vetrata posta vicino al suo letto, proprio nel momento in cui l'autobus si stava rovesciando. Il bassista era rimasto completamente schiacciato dal veicolo, fatta eccezione per le gambe che in parte spuntavano dalle lamiere. Immediatamente la situazione di Burton apparve notevolmente preoccupante per gli altri membri della band, che chiamarono in fretta e furia i soccorsi, sperando che Cliff non fosse morto ma solamente svenuto. Dopo circa un quarto d'ora una gru giunse sulla scena per sollevare il bus. Sotto gli occhi dei compagni di band e dei soccorritori, l'argano iniziò a sollevare l'autobus. Quando il mezzo fu rimosso, per Cliff non c'era più nulla da fare. L'autopsia del Dr. Anders Ottoson rivelò come causa del decesso una «compressio thoracis cum contusio pulm» («compressione toracica con contusione polmonare»). L'autista del bus motivò l'incidente come dovuto da un urto su un "pezzo di ghiaccio nero" e fu rilasciato dalla polizia, nonostante questo frammento di ghiaccio non fosse mai stato trovato sul luogo dell'incidente. La polizia aveva inoltre constatato che la temperatura dell'aria sulla scena era sì fredda, ma non tale da creare simili lastre ghiacciate sulla carreggiata. Il corpo del musicista fu riportato pochi giorni dopo negli Stati Uniti. Il funerale ebbe luogo il 7 ottobre 1986 nella Chapel Of The Valley di Castro Valley. Cliff fu cremato e sepolto nel Maxwell Ranch di proprietà della famiglia Burton.

VIKING METAL

METALSTORY: IL VIKING METAL. Il viking metal è un sottogenere del metal che nasce in Svezia sul finire degli anni '80. Derivante dal Black metal, esso ne mantiene molte caratteristiche tra cui le atmosfere cupe, le ritmiche dure e pesanti ma molto rallentate, ( infatti non è raro trovare gruppi che vengano etichettati sia come viking metal sia come black metal), però vi sono anche importanti differenze: alla musica vengono aggiunte atmosfere epiche, il satanismo del black metal sfuma e fa spazio a testi riguardanti la mitologia vichinga e i vichinghi stessi, la voce non è più sempre in scream (sebbene esistano gruppi che lo utilizzino) ma da spazio ha una voce pulita dai connotati epici accompagnata molto frequentemente nelle canzoni da cori (assenti nel black metal). Fondatore indiscusso del viking metal è Quorthon. Infatti, sul finire degli anni '80, diede vita, assieme al suo progetto musicale Bathory e attraverso due album dal titolo Blood Fire Death e Hammerheart, a questo genere. Dalle sue idee prenderanno presto spunto molti gruppi come i Mithotyn, gli Einherjer, gli Enslaved, gli Amon Amarth, i Windir, i Moonsorrow, gli Isengard e i più sperimentali Borknagar.
ALTERNATIVE METAL

ALTERNATIVE METAL. L'Alternative metal (abbreviato a volte come Alt metal) è un particolare sottogenere dell'heavy metal sorto nei primi anni novanta, parallelamente al Grunge. Comprende in sé più varianti (non sempre facilmente classificabili), accomunate dalla fusione di elementi heavy metal, alternative rock e,soprattutto, indie rock anni ottanta. Ha basi ed aspetti affini al metal tradizionale (a partire dai riff di chitarra), ma presenta più sperimentazioni nelle liriche anticonvenzionali, nei tempi e nelle tecniche, e tende ad essere influenzato anche da altri generi, tanto che spesso è considerato più un movimento che un genere vero e proprio. Viene spesso erroneamente confuso con il Nu metal a causa di forti somiglianze nel sound, ma tuttavia esistono differenze nette tra l'alternative metal e il nu metal (sebbene esistano molte band etichettate sia come alternative metal sia come nu metal). Tra i primissimi gruppi alt metal troviamo i Tool, i Primus, gli Helmet, gli Alice in Chains (che mischiarono grunge ed heavy metal), Rage Against The Machine (che mischiarono hip hop ed heavy metal) e successivamente gruppi più popolari quali System of a Down, Disturbed e Mastodon.

NU METAL. Il nu metal è un movimento musicale sorto negli Stati Uniti a metà degli anni novanta, e derivato dall'evoluzione del precedente movimento crossover rock. Mescola elementi dell'alternative metal con quelli di altri stili musicali, soprattutto hip hop e rapcore, ma anche, per alcuni gruppi, thrash metal, funk metal, industrial metal e grunge. Nel nu metal si ha una grande varietà di stili vocali. Generalmente le chitarre nu metal sono abbassate di tonalità, questo per ottenere suoni più aggressivi. La chitarra è considerato un elemento prettamente ritmico e generalmente si utilizza liberamente la tecnica del palm muting, tecnica puramente thrash.In generale la complessità della parte del basso dipende dal gruppo e da bravura ed aspirazioni del bassista. Non solo il rap, ma pure il funk e il jazz hanno esercitato una forte influenza sul basso nu metal, tipicamente sincopato o spesso poliritmico come quelli di Sam Rivers (Limp Bizkit) e Ryan Martinie (Mudvayne). Il ritmo scandito dalla batteria è aggressivo come quello dell'heavy metal tradizionale,con presenze di doppio pedale più che di doppia cassa(utilizzata in pochi gruppi nu metal). Fra i principali gruppi della scena nu metal possono essere citati Coal Chamber, Korn, Deftones, Limp Bizkit, Linkin Park, P.O.D., Papa Roach, Mudvayne e Slipknot. In ambito meno commerciale citiamo Taproot, 40 Below Summer, Twin Method, Element Eighty, Mushroomhead.

BATTLE HYMNS- MANOWAR, 1982. EPIC METAL. VOTO: 90. L'epicità prende il sopravvento con l'arrivo dei Manowar, fieri promulgatori di un heavy metal potente, vero e genuino che inizia a riscuotere le prime frange di fedelissimi. Indispensabile per ogni Metallaro che si rispetti. TRACKLIST: Death Tone - 4:48 Metal Daze - 4:18 Fast Taker - 3:56 Shell Shock - 4:04 Manowar - 3:35 Dark Avenger - 6:20 William's Tale - 1:52 Battle Hymn - 6:55

Questo è l’inizio della leggenda che porterà i Quattro Kings al vertice della gerarchia del metallo ergendoli come unici e indiscussi Difensori del True Metal. Ancora agli esordi, i nostri riescono ad ottenere il loro primo contratto discografico con la Liberty records che ben aveva individuato in loro il grande potenziale della band. Curiosità: si dice che i quattro abbiano firmato il contratto con il loro sangue, per rendere più seria la procedura; sarà vero, o sarà la solita leggenda? Quello che è certo e che la band non ha mai smentito questa voce. Joey DeMaio e Ross The Boss allora si misero subito al lavoro per riuscire a completare il loro debut-album che sconvolse e non poco critica e pubblico; l’intera serie di canzoni del lavoro sono infatti già di un livello quasi ottimale, cariche di un sound potente, aggressivo, orgoglioso e puramente metallaro. Grande successo ebbe anche l’ancora quasi sconosciuto singer Eric Adams, che colpì nel segno grazie alla sua straordinaria estensione vocale e tecnica. Tornando ancora un momento a parlare di sound, è palese che Battle Hymns suoni diverso dagli altri album della band NewYorkese; effettivamente questo primo lavoro, come detto, porta con sé una carica di Heavy metal grezzo, crudo, minimale ma al contempo estremamente potente e rifinito in modo davvero eccellente. Nel disco si intravedono comunque quei tratti Epici, come nella title-track e in Dark Avenger, che verranno esaltati e portati al loro apice con il successivo “Into Glory Ride”, forse il primo e completo Epic-Metal album della storia, nonché uno dei master-piece della band. “Inni di Battaglia” vede seduto alla batteria Donnie Hamzik, ottimo drummer che lascerà la band praticamente subito, schiacciato dal peso e dalla fatica psicologica della vita In Tour. Verrà sostituito dal giovane ed esordiente Scott Columbus, che diventerà il padrone indiscusso della mitica Drums of Doom. Ora addentriamoci in questo magnifico lavoro partendo da “Death Tone” che si apre con l’accensione di un potente Motore, che parte sgasando sull’asfalto; la song è cadenzata dal grandioso basso di Joey e dalla batteria; su tutti spicca l’orgogliosa e grandissima prova di Eric Adams, stupendo soprattutto nel finale dove ingaggia una specie di duello con l’assolo di Ross. “Metal Daze” è potente ed intransigente, mette da subito in chiaro le idee e lo stile di vita della band; I ritmi accelerano ed ecco partire “Fast Taker”, pura potenza trasmessa dal duo Ross the Boss - Joey De Maio, ideatori di un refrain memorabile, come d’altronde accade anche nella successiva “Shell Shock” dall’attitudine Hard ‘n Heavy scatenata, un selvaggio duo di song che sprigionano Acciaio, forse ancora un po’ grezzo ma pur sempre Acciaio. “Manowar” è una traccia auto-celebrativa, un grande Inno pregno di orgoglio e anche di un pizzico di strafottenza, ma a questi signori in quel periodo si poteva perdonare proprio tutto, vista la mole esagerata di emozioni che riuscivano a trasmettere; il terribile basso di Joey trita riff velocissimi insieme a Ross. Spaventoso Eric Adams, un autentico Guerriero che urla nel vento il suo coraggio. Dal grande respiro Epico è “Dark Avenger”, aperta dal basso di Joey che la rende cupa, tenebrosa e malvagia nel suo incedere cadenzato e ritmico; il mitico Eric con la sua voce la apre e la porta su livelli differenti, trasmettendoci coraggio e passione per tutta la durata del brano. Il break centrale è dominato dalla possente e coinvolgente voce narrante di Orson Welles, il quale apporta una sorta di aria leggendaria alla canzone. “William’s Tale” è il primo della lunga serie di assoli di Basso, contenuti nei lavori dei Manowar di Sua purezza Metallara Joey De Maio, che già in questo primo episodio, dimostra la sua enorme e singolare tecnica nel pizzicare le corde d’Acciaio del suo strumento. Lo strumentale, basato sull’aria di Rossini, apre in pratica la strada a “Battle Hymns”, brano che chiude il disco in maniera davvero esagerata; Epicità, passione e potenza sono trasmesse dalla band che ci trascina sul campo di battaglia. La canzone è maestosa dotata di un refrain eroico, che la rende immortale nel suo incedere potente e coinvolgente. L’intermezzo melodico è da brividi: la dolce voce di Eric ci dà coraggio e tranquillità e ci prepara alla battaglia imminente, che esplode grazie al ritorno prepotente dello strumentale che sfocia poi nel finale in qualcosa di ancora più veloce e pesante, dove Adams squarcia il vento con il suo screaming e i suoi acuti da brividi lungo la schiena. Immortale suite, una della migliori dell’intera discografia Manowar. Battle Hymns, non è solo un Inno alla Battaglia è un Inno all’Heavy Metal. Puro, Potente, Indispensabile nelle collezioni di ogni Metallaro che si rispetti. Victory, victory, Oh,Oh,Oh,Oh !! Kill, kill, Oh,Oh,Oh,Oh !!
2008: UN ANNO DI METALLO

il 2008 si è concluso ed è ora di tirare le somme. Certamente l'annata verrà ricordata per l'attesa implacabile destata dagli album annunciati di grandi leggende della musica rock come Metallica, Judas Priest, AC/DC e Gun's'n Roses. Nel complesso i big hanno sfornato dischi più che sufficienti, e del resto è difficile pretendere nuovi capolavori storici da chi la storia l'ha già scritta. Il solo Axl Roses ha forse fatto flop, ma Chinese Democracy ha comunque diviso la critica passando da giudizi incensanti a stroncature decise. Nel ripercorrere questi 12 mesi di musica ci affidiamo pertanto ai collghi della bella fanzine Metallized.it, che hanno realizato dei pezzi davvero completi e interessanti a tutto tondo e genere per genere. Di seguito infatti pubblichiamo il resoconto di questo 2008 apparso sulle pagine di Metallized, affidandoci ai giudizi dei singoli articolisti e restando pertanto assolutamente superpartes. Gli articoli sono stati talvolta appena accorciati o completati con qualche rarissima considerazione personale inserita dove necessario per rafforzare una tesi già portata dall'autore originale. Una disamina totale genere per genere mi sarebbe stata altresì impossibile visto che non seguo un genere in particolare ma un pò tutto il panorama metallico. Anche dalle colonne di Benzoworld, infatti, ho potuto ascoltare e commentare tra le uscite più disparate stilisticamente. Che il 2009 sia altrettanto positivo, e buona lettura.

AOR E HARDROCK// BLACK METAL// DEATH METAL// DOOM METAL// GOTHIC METAL// HEAVY METAL// METALCORE// POWER METAL// PROGRESSIVE// THRASH METAL.

I CONCERTI PIU' ATTESI DEL 2008


UNHOLY ALLIANCE III (14 novembre 2008): DEATH ARMY- AMON AMARTH MASTODON- TRIVIUM-SLAYER. MILANO. Uno degli eventi live più attesi dell'anno è l'UNHOLY ALLIANCE di Milano, nobilitato dalla presenza sullo stesso palco della corazzata Trivium e della leggenda Slayer. Le prime impressioni sulla serata ci vengono riportate dal blog Musica Metal.

PINO SCOTTO LIVE: Arcole (VR) 8.11.08. ARCOLE (VR)- Sabato notte di true metal allo Stonehenge di Arcole (VR), che ospita il re del rock tricolore, il mitico Pino Scotto. Allo Stonehenge chi scrive gioca quasi in casa, viste le diverse serate passate nel locale in questione

METALLICA LIVE IN BOLOGNA: Arena Parco Nord. 22 luglio 2008. Bologna vive sulla propria pelle i riff massacranti degli uomini di Hetfield in forma smagliante. Pogo ed entusiasmo tracimanti all'arena parco nord!

GODS OF METAL 2008: GIORNO 1 (Avenged Sevenfold, Iron Maiden)/ GIORNO 2 (Testament, Slayer)/GIORNO 3 (Judas Priest). (Testament, Slayer)/ Il primo giorno del Gods Of Metal 2008 è stato il giorno degli Iron Maiden: l’affluenza di pubblico maggiore nella tre giorni bolognese c’è stata non a caso durante questa giornata, quella che ha visto come protagonisti i sei inglesi...
METALCORE

Se vogliamo parlare di Metalcore, è necessario sottolineare che esso è ormai un genere più che inflazionato: un filone musicale che vede le sue più antiche origini negli anni 80, sorto dall’unione di correnti più disparate – hardcore punk, New York hardcore, più varie forme di metal, in primis thrash ma anche death americano e swed death - che solo nell’ultimo decennio si è raffinato e ha definito i suoi vari aspetti stilistici, diventando una delle massime espressioni della cosiddetta NWOAHM (New Wave Of American Heavy Metal). Di gruppi ce ne sono a palate. Per quanto riguarda deathcore, moshcore, emocore e chi più ne ha più ne metta - anche di sottogeneri ce ne sono a palate - alcuni nomi sono inderogabilmente da citare, nel bene e nel male, nel commerciale e nell’underground. Di certo deludente Overcomedegli All That Remains, povero di idee ma soprattutto eccessivamente smielato; un gruppo che ha paradossalmente saputo fare della dolcezza la sua carta vincente - pur effettivamente abusandone - sono i furbi Bullet For My Valentine, con l’ultimo lavoro Scream, Aim, Fire, a scapito però di un aggressività che tanto ci era piaciuta nel precedente album. Insomma: evviva l’emozionalità; non per niente si parla di emotional-core - o cUore che dir si voglia, visto che le canzoni d’amore non mancano, anzi abbondano nelle recenti composizioni del combo britannico. Album degno di nota è certamente l’efficace Get Damned dei The Agony Scene, mentre un altro di quei gruppi con cui c’è poco da scherzare sono Unearth e il loro recente The march ; un lavoro complesso, cattivo ma melodico, amaro ma armonioso. Discreto lavoro - Suicide Season- per i Bring Me The Horizons, band in cui la componente hardcore prende il sopravvento in un esplosione di grida straziate, grooving e alternanza fra momenti tiratissimi e intermezzi più cadenzati. Sempre sul versante più estremo del metalcore, inevitabile citare gli Extreme corers, All Shall Perish che, con Awaken The Dreamers , pur incappando in un po’ di fiacca a momenti, rimangono portabandiera di un deathcore tecnico e tutto sommato esemplare. Una delle pubblicazioni più valide di quest’anno ormai giunto al termine è, senza ombra di dubbio, Iconoclast dei teutonici e vegani Heaven Shall Burn: una brillante perla di aggressivo, tecnico e impeccabile swedcore, caratterizzata oltretutto da tematiche impegnate socialmente e politicamente. Ed ora, squillo di trombe: se la mia digressione è iniziata a malincuore con quello che reputo il peggior lavoro dell’anno, ed è proseguita in maniera pressoché ascendente, immagino sia facile capire che alla fine parlerò di quello che a mio parere è l’album migliore di questo 2008; e questo, amici lettori, è Declaration dei Bleeding Through. Parliamo di una delle più longeve band della scena, ma che ha saputo osare sperimentando un metalcore tutto nuovo e ricco di mille contaminazioni; parliamo di un album che è al contempo veemente, tecnico, creativo, emozionante. Peraltro i BT sono una delle rarissime band metalcore a utilizzare le tastiere, che uniscono le loro atmosfere sinfoniche alle influenze stoner, groove e emo a piccole dosi, che caratterizzano un sound nel complesso eccezionale. Dunque, fine dell’anno, fine anche di questo mio articolo riassuntivo, e insomma, il 2008 a noi estimatori del genere qualche bel disco ce l'ha regalato. Lo diamo per scontato forse, ma la cosa bella di una fine è che dopo c’è un inizio, che finito un anno di uscite, ne comincia subito un altro. E quindi tanti auguri per un buon 2009 a tutte le band metalcore, affinché ci portino tanti begli album di valore, e tanti auguri anche ai loro fan, affinché possano ricevere un nuovo anno di ascolti a loro graditi.
BLACK METAL

Un altro anno è passato e, come disse nel 1616 il saggio Giacomo I, allora sovrano d’Inghilterra, la buona notizia è che non ci sono notizie: la nera fiamma continua a bruciare incurante degli strali e delle lamentele di quei catastrofisti, profeti di sventura e nostalgici che, potendo, avrebbero cristallizzato il mondo nel 1992, facendone una succursale della Norvegia. Paese, quello scandinavo, che continua immancabilmente a rappresentare l’epicentro del fenomeno Black Metal, sia da un punto di vista culturale che da una prospettiva più “pratica”, rappresentata dalla quantità e dalla qualità delle uscite discografiche. Sono ancora i grandi nomi a suscitare il maggior interesse, anche se sempre più spesso l’ascolto non ripaga con la soddisfazione l’entusiasmo e l’hype che si genera attorno ai dischi più attesi. E’ il caso dei Satyricon e dei Darkthrone, due autentiche leggende, che rispettivamente con The Age of Nero e Dark Thrones & Black Flags continuano a perseguire la propria strada ormai lontana dalle sonorità che li hanno portati alla guida del movimento; cosa rispettabilissima nelle intenzioni ma deludente nei risultati, almeno a parere della maggioranza di critica e pubblico. Va meglio quando si parla di “classici minori” come i Taake, che col quarto omonimo album riescono a mantenere alto lo standard qualitativo della propria proposta - non lontana da quella dei maestri del genere; come i Khold, giunti con Hundre År Gammal alla sesta pubblicazione di buon livello. Risultati migliori si hanno allargando un po’ l’orizzonte e tendendo l’orecchio alle contaminazioni e alle sperimentazioni che nel corso degli anni hanno dato vita alla corrente Avantgarde. Pur non facendone parte in senso stretto, si muovono in questo sottobosco due pezzi grossi come gli Enslaved - che con Vertebrae hanno dato ancora una volta prova della loro genialità - e Ihsahn, ex mastermind degli Emperor, che dà alle stampe lo stupefacente angL, lavoro insuperato quest’anno per ispirazione, freschezza e brillantezza. Da tenere d’occhio anche Twilight and Randomness degli Emancer, ottimo esempio di sperimentazione applicata al black. Con la Norvegia in testa, è tutto il Grande Nord a mantenersi regione prolifica per il Black Metal: in particolare si segnalano uscite di alto livello in Svezia - Konkurs dei Lifelover si rivela un piccolo capolavoro di disperazione ed oscurità mentre i Lord Belial con The Black Curse recuperano un po’ dello smalto perso negli anni - e in Finlandia, nazione sempre distintasi per la ferocia e l’oltranzismo delle proprie band e ancora una volta in prima linea con Behexen (My Soul For His Glory), Azaghal (il micidiale Omega), Horna (Sanojesi Äärelle, monumentale doppio-cd) e Alghazanth (Wreath of Thevetat, potente e sinfonico). Ovviamente il resto d’Europa non sta a con le mani in mano e regala all’audience internazionale parecchi motivi per guardare al di qua del Ponte di Öresund. Notevole in questo senso l’apporto tedesco alla causa grazie ai seminali Nocte Obducta con il nuovo Sequenzen Einer Wanderung, ai Dark Fortress con Eidolon, agli Agrypnie col loro splendido ibrido a nome Exit e ai neonati Lantlôs, che fanno il botto col loro debutto auto intitolato: un disco vario, ispirato, moderno e nerissimo. Seguono a ruota i Paesi Bassi e la loro carica di novità con i Gorath davanti a tutti grazie al bellissimo Misotheism, un ottimo esempio di Black Metal ricercato ed atmosferico. Un gradino sotto troviamo gli altrettanto stupefacenti Woods of Ypres, capaci di mettere in piedi un tomo melodico e fortemente epico come Woods III: Deepest Roots and Darkest Blues, e i debuttanti Carach Angren, in grado col loro Lammendam di portare una notevole ventata di freschezza nell’affollato panorama del Black Metal sinfonico, che si arricchisce in questo 2008 anche del nuovo capitolo dei vampiri inglesi Cradle of Filth, tornati quasi ai fasti dei bei tempi andati col buonissimo Godspeed on The Devil’s Thunder. Pochi altri sussulti continentali si hanno con gli esageratissimi Belphegor, che dal cuore nero dell’Austria esplodono ancora una volta col loro carico di death/black metal a base satanico-sadomasochista Bondage Goat Zombie, con gli spagnoli Agynguerran, autori dell’ottimo Perverting the Nazarene Cult e con i transalpini Blut Aus Nord (Memoria Vetusta II - Dialogue With The Stars), per l’occasione portabandiera di una scena fantastica - ma quest’anno dormiente - come quella francese. Fuori dal vecchio continente, sono davvero pochi i motivi d’interesse per il black metal - la scena sudamericana, pur se in crescendo, non è ancora in grado di presentare buoni spunti - e perlopiù localizzati negli Stati Uniti: due grandissimi dischi a nome Leviathan - il tenebroso e terrificante Massive Conspiracy Against All Life - e Nachtmystium (foto)- l’eclettico e sperimentale Assassins - Black Meddle Pt. 1. Si vede anche il profilarsi di una nuova ondata di giovani band che mescolano il Black Metal sinfonico stile Dimmu Borgir con thrash e deathcore per risultati molto spesso irritanti, ma alcune volte interessanti come nel caso di In The Shadows of a Thousand Suns degli Abigail Williams e di Wounds dei Funeral Pyre. Giunge così l’ora di guardarsi in casa: da qualche anno ormai la scena Black Metal italiana ha assunto un ruolo di primo piano per la qualità della propria proposta e la situazione è in costante miglioramento. Vagito più importante di questo 2008 è l’ultimo viaggio di Argento con i suoi Spite Extreme Wing. Il risultato è un disco complesso e controverso come Vltra, lavoro capace di spaccare in due la critica ma dannatamente affascinante, al pari di Janvs dei Vega, piccola perla di black metal raffinato, progressivo ed avanguardistico. Uscite di alto profilo anche per i capitolini Stormlord, che con Mare Nostrum confezionano uno dei migliori dischi dell’anno nel loro genere, dei furiosi Black Flame con il tiratissimo Imperivm e dei Melencolia Estatica con un capolavoro oscuro ed emozionante come Letum. Notevoli anche Haeretichristus dei Nefarium e Miseria e La Voce dei Morti, rispettivamente di Inchiuvatu e Malnàtt, che col loro Black Metal tinto di folk danno voce alle leggende, alle superstizioni e alla cultura regionale di Sicilia ed Emilia-Romagna - in barba a chi continua a vedere i blacksters come una massa informe di vichinghi incazzati a morte con la croce e tutto ciò che essa rappresenta. Note & rivelazioni di chiusura: i più attenti sapranno che non è vero che non ci sono notizie, la novità è anche bella grossa. Gaahl, leader dei Gorgoroth (o di quello che ne rimane), ha dichiarato pubblicamente la propria omosessualità, gettando nello sconforto centinaia di fan che mai e poi mai si sarebbero aspettati di vedere tra i riflessi della nera fiamma qualche sfumatura di rosa. Eppure neanche questo le impedirà di continuare a bruciare; del resto se le parole di Giacomo I sono state pronunciate proprio nell’anno 616 (cifra che secondo recenti studi sull’Apocalisse di San Giovanni identifica il VERO numero della bestia) del primo millennio, un motivo ci sarà…
DOOM METAL

Chiaccherare di Funeral, di Classic o Ambient Doom, di tutto ciò, insomma, che vi è di più oscuro, lento e svilente in ambito Metal non è mai stato tanto facile e naturale quanto lo è oggi: una crescita di popolarità è ormai in atto da almeno un lustro, ma la rinnovata sete da parte del pubblico si è trasformata, d’un tratto, in un lavoro di “spinta” delle label ed in un’ondata di uscite, celebri e non, che si sono concentrate lungo questo fantastico 2008. Molti grandi nomi sono usciti allo scoperto: alcuni hanno approfittato del momento per un rientro in grande stile - Skepticism, Memory Garden, altri hanno semplicemente programmato con astuzia le proprie annunciate release - Mourning Beloveth, Nortt, Doom:Vs. Ed ecco allora che dallo Stoner al Drone avremmo di che parlare. Tuttavia in questa sede devo mettere sul trono qualcuno a discapito di altri; lo faccio subito e senza remore, citando in ex-equo i due grandi nomi del Funeral Doom moderno: gli Skepticism ed i Pantheist. Le due release sono profondamente differenti sia in termini tecnici, sia in termini emozionali, e difatti rappresentano le mode estreme di un genere di per se stesso già di confine. Alloy è un album poco vario e statico nel suo progredire: i brani si discostano poco l’uno dall’altro e la complessità interpretativa da parte dell’ascoltatore è in realtà dovuta all’ortodossia del songwriting e di gran lunga superata dalla difficoltà di resistere alla tragicità che sgorga continua nei lamenti di un’interminabile marcia di commiato, quale vuole essere; semplice (anche tecnicamente), concreto e diretto: schiettamente fantastico! Journey Throught Land Unknown è, al contrario, un jukebox di soluzioni nobilitanti con la summa di 20 anni di Doom d’autore per 62 minuti di sofferenza: ricco di variazioni, complesso nelle scritture, ostenta in ogni attimo la bravura degli interpreti senza mai dare l’impressione di mirare al solo compiacimento personale. Ora struggente, ora impenetrabile, è un lungo viaggio verso l’oblio che cercate. Ad un gradino inferiore pongo The Maniacal Vale degli Esoteric, lavoro che soffre della tipica prolissità ed intelligibilità dei prodotti targati Chandler. Complicatissimo, lungo (troppo), colmo di linee melodiche, di arrangiamenti, di strumenti, di impianti vocali, alla fine appare identico in tutta la sua durata. È talmente ricco verticalmente da sembrare un’orchestra impegnata in una performance operistica, tuttavia è faticoso da ricordare; dal punto di vista tecnico non si può discutere, ma dal lato feeling perde in termini di genuinità. Straziante ma non esageratamente sconsolato, lo ritengo indicato soprattutto a chi ama vivisezionare ogni minimo passaggio. Per intenditori, insomma. Ottimo anche Galgenfrist di Nortt, che spicca quale rappresentante di quella corrente depressiva equidistante al Black ed al Drone/Ambient, che nel 2008 ha avuto molte uscite note (Elysian Blaze, Ars Diavoli, Leviathan, Brown Jenkins, ecc...), ma davvero poche vette (Blood Geometry degli Elysian Blaze è forse l’unica release abbondantemente sufficiente): Galgenfrist è angosciante e di una lentezza esasperante, anche se denota uno spiraglio di inaspettata luce - più arpeggi, minore saturazione delle chitarre, un sound simil-Goth delle keyboards - che lo rende meno ermetico dei predecessori; per il resto solito sound apocalittico con accompagnamento vocale “soffuso” e disallineato. Un acquisto obbligato per i doomster più “glaciali”. Via via allontanandosi dall’olimpo troviamo prestazioni degne di nota nei prodotti più recenti di Funeral, Ataraxie, Doom:Vs, Forest Of Shadows - di una tristezza “encomiabile”, Memory Garden (che grande ritorno) e Fall Of The Idols, tra i miei CD preferiti extra-Funeral. Le grandi delusioni si chiamano My Shameful, con un Descent che non ha soddisfatto in alcuna direzione; Mar The Grises, che proprio non raggiungono il blasonato esordio ed anzi lasciano, con Draining The Waterheart, un bel po’ di amaro in bocca; Mourning Beloveth che, pur senza “steccare” in toto, fanno di A Disease For The Ages l’episodio più discutibile della loro lunga e brillante carriera. I “rookie” più gettonati dalla critica universale sono stati certamente i Jex Thoth (S/T), gli Abyssmal Sorrow (Lament) ed i Serpentcult (Weight Of Light): i primi hanno registrato risultati di vendita davvero esaltanti giustificati più da un tam tam mediatico possente che non dalla reale efficacia di un CD insolito, atmosferico e rituale, tuttavia piuttosto insipido; di contro gli Abyssmal Sorrow, con un platter da vere primedonne, hanno faticato - e faticano tutt’ora - ad emergere, costretti in un genere molto scarno e dunque davvero limitante in termini di coinvolgimento del pubblico; personalmente ritengo Lament il migliore debutto stagionale, nonostante una produzione che ne rende a tratti difficoltoso l’ascolto, ma che pure ne esalta lo spirito tetro e quasi “amatoriale”; infine i Serpentcult, formazione che vede la luce discografica ad ottobre: Weight Of Light mischia stilemi propriamente Doom, quali le chitarre, ad elementi maggiormente Groove, quali basso e batteria, e sceglie, come i Jex Thoth, una singer femmina; una proposta ai limiti del Crossover che dovreste procurarvi senza troppe resistenze. Un paragrafo a parte vorrei dedicarlo, prima di chiudere, a due realtà che prescindono dall’inquadramento settoriale qui trattato: i Darkspace ed i Virgin Black. Con uno sforzo di astrazione assolutamente lecito, chiedo ad ogni doomster di dare una chance ad entrambe le band, che personalmente amo alla follia. Con Dark Space III il trio elvetico sfodera un’altra opera di carattere e personalità: i tempi sono solo apparentemente veloci ed accostabili al Black più oltranzista, mentre ad un ascolto attento galleggia, quale movente principe, la natura atmosferico/delirante della proposta; rispetto ai precedenti Dark Space I e Dark Space II, questo terzo episodio della saga risulta maggiormente costruito e chitarristico e dunque più concreto e metallico; certo non possiamo paragonarlo a nessuna delle uscite di cui vi ho appena parlato: è una gemma unica e preziosa nella sua particolarità. Prendere o lasciare! Infine i Virgin Black; nel 2008 ha visto la luce il seguito (anche concettuale) dello splendido Requiem – Mezzoforte materializzatosi in un Fortissimo che è davvero un lavoro più “vigoroso” e meno “classico” del predecessore: il coro ed i solisti lirici sono passati in secondo piano a beneficio di cantati growl possenti ed aggressivi che si muovono su di un tappeto sonoro anch’esso rinvigorito con la porzione metallica della band. A volerci dare un’etichetta Requiem – Fortissimo può tranquillamente affiliarsi al Death/Doom, fatto salvo un pizzico di sperimentazione che lo rende singolare nel panorama di riferimento. Come per i Darkspace: prendere o lasciare! Insomma un bel 2008 davvero: bilancio chiuso in (sovr)abbondante positivo.
GOTHIC METAL

Potrei compilare il mio report molto scolasticamente, indicando quelle che a mio parere sono state le uscite migliori e peggiori dell'annata metallica che ci stiamo lasciando alle spalle, ma ciò non renderebbe giustizia alla musica ed in particolare al genere. Il Gothic non è un genere per tutti e non basta neanche esserne appassionati; bisogna accoglierlo dentro di sé solo nei momenti giusti, quando si è sicuri di poterne godere appieno. E' una musica che per essere approcciata richiede infatti una mente, ma soprattutto un cuore, aperti: i paesaggi tenebrosi e le tematiche depressive che la contraddistinguono accompagnano l'ascoltatore attraverso un processo intimista e spirituale in grado di curare le ferite della propria anima. Il valore di un disco gothic deriva dal feeling che stringe con l'ascoltatore. Proprio per questo mi risulta difficile indicare la bontà più o meno superiore di un'uscita rispetto ad un'altra. Vi chiedo perciò di non prendere come verità assolute molti dei miei giudizi, questa vuole essere una guida per incuriosirvi e, perché no, spingervi ad approfondire. Quel che è certo è che di buchi nell'acqua evidenti ce ne sono stati eccome nel corso del 2008: dischi che, cioè, hanno completamente sottovalutato la componente fondamentale di cui sopra in favore di aperture smaccatamente commerciali sia nel sound che nell'immagine stessa del gruppo. Lacrimas Profundere, Embellish, Flowing Tears - per citarne alcuni - sono tutti ottimi esempi di questo trend, che tra l'altro starà sicuramente allargando la fan base dei sopraccitati gruppi (grazie a legioni di ragazzine sospiranti), ma che non sta facendo altro che screditare il genere. In realtà tutto ciò sarebbe ancora accettabile, dopotutto il profumo dei soldi produce del marcio in qualsiasi ambito, se non fosse per la cosa che veramente più mi preoccupa di questa annata, cioé il generale appiattimento del livello qualitativo delle uscite, anche di nomi blasonati. Prendete per esempio Night Eternal, prima vera uscita importante dell'anno, a firma Moonspell: è indubbiamente un bel disco, carico del tipico alone sulfureo e sensuale che ce li ha fatti amare, ma che difficilmente tra qualche tempo ricorderemo come tassello fondamentale della loro discografia. In questo senso potrei citare anche i Tiamat con il loro tanto atteso ritorno Amanethes, i Poisonblack dell'ex sentenziato Lahiala con A dead heavy day, gli Swallow the sun con Plague of butterflies: tutti platter dall'indubbio valore artistico e stilistico ma che di certo non lasceranno il segno. Forse è solo colpa di noi fan che vogliamo sempre di più dai nostri beniamini, ma l'impressione è che tutti questi gruppi si siano limitati a svolgere, seppur egregiamente, il loro compito e niente più. Veniamo ora alle note positive. Tra le uscite passate un po' in sordina vorrei ricordare i Before the dawn che, lasciatisi alle spalle lo scialbo Deadlight, con Soundscape of silence hanno dato vita ad un lavoro vario ed intelligente - figlio del death melodico svedese ma aperto a pesanti incursioni goth - che convince grazie alla capacità di amalgamare influenze diverse. Un ritorno sicuramente vincente è stato quello dei portoghesi Heavenwood: in barba ai tempi che corrono, con Redemption ci hanno regalato un tuffo direttamente nel magico sound dei nineties. Graditissimo è stato anche il “comeback” dei Cranes: con il loro omonimo album il gruppo di Portsmouth ci ha ricordato cosa voglia dire fare dell'ottima musica dark, eterea e glaciale, in contesti - quelli del dream pop - forse alieni alla maggior parte dei gothster più incalliti (dopotutto il gothic non è certo nato con i chitarroni heavy!). Tra i dischi a mio parere meglio riusciti, sotto tutti i punti di vista, sono in due a contendersi la corona: da una parte abbiamo i Klimt1918 di Just in case we'll never meet again, un disco in cui, abbandonate quasi completamente le velleità metalliche, il gruppo romano dipinge scenari favolosamente malinconici e decadenti nei quali perdersi è una gioia per lo spirito. E' un platter che cattura completamente dopo parecchi ascolti, io stesso inizialmente stavo per accantonarlo come peggiore episodio della loro discografia ma mi sono dovuto ricredere. Fidatevi, concedetegli svariate chance, sarà in grado di rapire anche voi. Dall'altra parte abbiamo invece Sanatorium Altrosa di Anna/Varney Cantodea e del suo progetto, ormai leggendario, Sopor Aeternus: la loro proposta consta di musica classica, barocca, medievale, persino elettronica ma sempre e inesorabilmente improntata all'umore più nero che possa esistere. Tentare di descriverli sarebbe impossibile, vanno vissuti: quella dei Sopor è infatti un'esperienza fatta non solo di musica ma anche di immagini ed iconografie decisamente sui generis. In ultimo ho volutamente lasciato i due dischi che, per ragioni diverse, hanno diviso l'audience “meritandosi” da una parte feroci critiche e dall'altra svariate approvazioni: sto parlando di Anima Noir dei Theatres Des Vampires e di Hindsight degli Anathema. Per quanto riguarda i vampiri la pietra dello scandalo è stata una decisa virata del sound verso lidi molto più elettronici mentre gli Anathema sono stati a più riprese accusati di aver prodotto un inutile best of mascherato da raffinato progetto semiacustico. Sarò ripetitivo ma per me questi due platter trasudano emozione e feeling a non finire e ciò basta e avanza: poco importa se uno suona più tastieristico oppure se quell'altro è stato fatto per onorare impegni discografici, l'emozione in un pezzo è tutto.