TUTTO L'ORGOGLIO DEL METAL


L'orgoglio metal è un senso di appartenenza straordinario, difficilmente riscontrabile in ogni altro genere musicale. La massa vive di commerciale, di canzonette stupidissime, boiate che durano una sola estate e fottutissimi "artisti" che vengono inondati da popolarità e fiumi di soldi senza meritarlo. Diventano idoli e spopolano ovunque, incarnando i sogni di folle di fans deliranti... che merda! Tutti coloro che si bevono tutti questi effetti hollywoodiani, contenti loro, però non saranno mai identificabili nella loro stesa musica. Forse neanche ci tengono, forse per loro la musica non è importante come per noi: per noi la musica è fondamentale, è parte importantissima della nostra esistenza... Io personalmente vado via di capoccia se per troppo tempo non mi sparo un pò di metal assordante nelle orecchie, anche soli per pochi istanti: è come una scarica di energia che mi ricarica, è il mio alimentatore d'energia.. :)

Il metal è la musica, certamente, che ha i fan più appassionati e fedeli. come dicevo prima, le canzonaccie di cacca che spopolano su Mtv durano una sola estate e poi passano nel dimenticatoio. Addirittura gli stessi "artisti" (ah ah!) spesso spariscono nell'oblio dopo essersi messi a posto il conto corrente con uno o due tormentoni estivi. Noi invece siamo sempre lì a impazzire con "Master Of Puppets", "The Number Of The Beast" e compagnia... cantante!! Non solo: anche se per forza di cose età ed evoluzione musicale riducono col tempo la maestosità di ogni band, i metallari saranno sempre lì, a impienare gli stadi, a seguire la loro band. I Metallica, per fare un esempio, hanno sempre suonato davanti a pubblici importanti. Magari i fan arrivano incazzati, come per il tour di "Load" e "reload"... e allora con pomodori e uova in mano costringono a rispolverare la cara vecchia "Master Of Puppets", ma sicuramente loro saranno lì, vicinio ai loro idoli di una vita. Non un'estate, una vita!

Il senso di appartenenza è dunque fortissimo, spesso si riflette nel look di chi ama il metal: per essere sempre vicino alle proprie passioni, e per manifestare tutto l'orgoglio metal, per sbatterlo in faccia a tutti quelli che non capiscono il metal (tantissimi). La musica, in generale, è una cosa bellissima. Chi ama un genere alla follia, come me, è fortunato. Mentre molti giudicano vittimistico o infantile il voler ribadire ad ogni istante una passione così grande!

In passato il metal è più volte stato censurato come "rumorosa spazzatura" dalla stampa nazionale: bigotta, perbenista, con i paraocchi (per non vedere le folle che riempiono gli stadi ai concerti metal) e la mente chiusa, imballata, incapace di aprirsi... se devi fare un articolo su un concerto metal, o rock, tu quotidiano nazionale devi mandarci un giornalista competente in materia, e non uno fissato a Mina e Celentano, Robbie Williams, Madonna o chissà quale altro fottutissimo attore che finge di canticchiare qualche cavolo di motivetto ridicolo e poco trascinante!!!! Non solo: il metal è ancora più spesso stato accusato di satanismo, di indurre i giovani a farsi del male. Errato. Cancellate per favore lo stereotipo del metallaro ubriacone, e guardatevi tutti i casi di suicidi ecc di cui sono state accusate band metal: magari le vittime ascoltavano proprio il metal, e magari sono pure state spinte a far danni da quella musica... ma sicuramente erano soggetti fragili già provati da situazioni drammatiche, familiari, economiche e via così. In parole povere: purtroppo le loro situazioni erano tristi e complicate indifferentemente dalla musica che ascoltavano. Satanismo, malvagità: a parte qualche caso (Slayer, Venom) sono stronzate colossali. Il grande Ozzy Osbourne scherza: "non vivo mica in un castello in Transilvanya, ne ho mai mangiato pipistrelli!". E poi si inorgoglisce:"finchè ci saranno persone che alzeranno il culo per andare a vedere un concerto, il metal sarà vivo. Io non ho mai suonato in posti con poco pubblico"!

Insomma, ragazzi: lo dico sempre, più ci disprezzano e più siamo contenti. Perchè è il segno che l'avversione per la nostra musica è frutto sì del suo sound violento (e poco propenso obbiettivamente ad essere ascoltato da tutti), ma soprattutto è causata da un nugolo di pregiudizi che basano le loro fondamenta su principi labili. Contenti, dobbiamo essere contenti: o vogliamo che il metal spopoli impregnandosi di sfumature commerciali per piacere a tutti? Per carità, non sia mai!

Testament. La ribellione della Bay Area non cessava di ardere. Il moto ribelle imbastito da Metallica, Slayer e Megadeth contro il fronte godereccio dei glamster da hit parade aveva ormai preso saldamente strada nella California degli incazzati, e in quel di San Francisco ormai il thrash metal bruciava con regolarità quotidiana nelle anime dei giovani insoddisfatti. E' in questo contesto che viene alla luce uno dei gruppi che del thrash metal sarà una colonna portante dal valore assoluto e riconosciuto con intensità sempre maggiore nel corso dei decenni, i Testament. Merito di album come 'The Legacy', 'The New Order' e, dieci anni più tardi, 'The Gathering', capaci di sancire dei canoni di potenza e velocità al tempo stesso devastanti e compatti ma anche fortemente melodici nelle intricate trame chitarristiche. I Testament nascono come gruppo thrash metal a San Francisco, nel 1983. Il fondatore fu il chitarrista Eric Peterson; dopo i consueti vari cambi di formazione, e ancora sotto il vecchio nome Legacy, la band nel 1985 pubblica il primo demo. La formazione si stabilizza assumendo la sua dimensione, che diventerà la più apprezzata e tradizionale, col gigantesco nativo americano Chuck Billy come cantante, Peterson, il giovane chitarrista Skolnik, il batterista louie Clemente ed il bassista Greg Christian. Gli assi nella manica del terremotante combo americano sono proprio Billy e Skolnik: la voce acida del singer e le stupende trame del guitar hero, eclettiche, iper melodiche e sempre abrasive, diventeranno un immancabile marchio di fabbrica nel sound di un'act rispettato e temuto nei moshpit più sudati del pianeta, chapace di impattare sull'ascoltatore con i suoi serrati attacchi ritmici, frontali e martellanti. Diventati Testament per un caso di omonimia, intitolano 'The Legacy' il primo album [1987]. Esso è un possente e veloce concentrato di thrash metal: in questo disco vi sono classici come l'iniziale 'Over the Wall', 'Burnt Offerings', 'First Strike is Deadly' e 'Alone in the Dark'. Si percepisce l'influenza di grandi band thrash, come gli Slayer, ma non mancano spunti tecnici e parti melodiche curate dal funambolico Skolnik. Alla furia estrema sparata a velocità corrosiva, con i classici riff spezzati e la batteria martellante, si abbina alla grande la melodia delle chitarre e l'esaltazione dei ritornelli. Grandiosa la prestazione di Chuck Billy, un ciclope implacabile con la sua voce raschiata e cruenta. La consacrazione arriva dopo un tour prestigioso e con i thrahsers newyorkesi Anthrax. 'The New Order', il disco successivo che esce nel 1988, è ancora prepotente e terremotante, ma è arricchito da ulteriori tecnicissime sezioni soliste e spunti melodici che portano la band nell'olimpo dell'heavy metal e completano il sound rendendolo veramente devastante e travolgente. Ancora una volta Chuck Billy è trascinante ed estremo nella sua aggressione urticante. Col piede pigiato sull'acceleratore, ma senza perdere di vista strutture variegate, aperture melodiche, cambi di tempo improvvisi, accelerazioni da delirio, una ritmica martellante e la capacità di dare spessore e dimensione ai propri pezzi, i Testament ribadiscono la loro eccelsa capacità di scrivere canzoni violente, veloci ma mai banali o ripetitive. Pezzi come 'Eerie Inhabitans', 'The New Order', 'Into the Pit' e 'The Preacher' sono i principali cavalli di battaglia dell'album, nonchè importanti colonne del thrash metal. La band prosegue la sua evoluzione restando tra i pilastri più rispettati dell'heavy metal mondiale; nel 1989 esce 'Pratice What You Preach', leggermente meno furioso dei lavori precedenti ma comunque apprezzato dai fan per la tecnica e l'esperienza con cui i Testament lo definiscono. E' un thrash più ragionato e meno 'in your face' ma sempre efficace. Anche Chuck Billy canta in maniera più varia, meno crudele e più tecnica. I Testament sono ormai un complesso apprezzato e importante, e con 'Souls Of Black' del 1990 dimostrano di essere stati bravi a evolvere il loro sound dallo stile veloce e violento degli Slayer ad uno stile più elaborato e sempre potentissimo. Infatti il disco, ancora aggessivo, è ulteriormente sviluppato e rifinito, certamente meno devastante ma capace di far fare alla band dei passi avanti senza ripetere quanto già fatto in passato. BIOGRAFIE: CHUCK BILLY, ALEX SKOLNIK, ERIC PETERSON.
L'arrivo degli anni '90 porta cambiamenti in tutte le band thrash metal, che si avvicinano a sonorità più commercializzabili e lontane del vecchio stile. Succede anche ai Testament, che dopo 'The Ritual' [che lascia delusi moltissimi fan] passano anche un periodo di divergenze. Salutati Skolnik e Clemente, intorno ai leader Billy e Peterson iniziano a girare componenti vari. Il disco era stato infatti un episodio in cui la melodia ammorbidiva in maniera notevole il tradizionale sound compatto e duro della formazione californiana, portandolo ad essere una sorta di versione alternativa del tanto celebrato Black Album dei Metallica. Il full length era composto da canzoni ottime e avvincenti, decisamente heavy, ma al tempo stesso troppo melodiche rispetto ai canoni classici del team di Chuck Billy, che per un lustro era stato tra i capisaldi del metal estremo. Nel 1994 esce 'Low', un flebile ritorno a sonorità più metal, anche se molto grezzo e in direzione groove. La band arriva addirittura a sciogliersi, e rinasce nel 1996. Nel '97 esce un disco finalmente di nuovo potentissimo, anche se non incarna un pieno ritorno al vecchio stile: 'Demonic' è molto violento, presenta cantato in growl e pesanti contaminazioni death. I Testament sanno tornare all'antica gloria nel 1999, con 'The Gatering', riuscendo a riconquistare anche i vecchi fans più irriducibili: merito di un disco improntato sull'ottima caratura tecnica di quella che da qualche anno è la nuova formazione. L'album è potente, compatto, una mazzata di thrash-death glaciale, roboante ed esplosiva, nel quale il growling di Chuck Billy rimane esaltante pur se differente dall'impostazione 'solo urlata' degli album storici; se da un lato si latita un pò dal punto di vista della sezione solista, riffing e sezione ritmica sono assolutamente esplosivi. Purtroppo il dramma sfiora la band, e fortunatamente non crea danni irreparabili: un tumore alle corde vocali colpisce Chuck Billy, il singer è costretto a fermarsi e diversi grandi gruppi metal organizzano concerti benefici per lui. Il colosso indiano supera ogni avversità e dopo l'operazione riesce miracolosamente a guarire: i nostri tornano nel 2001 con 'First Strike Still Deadly', riedizione di pezzi storici risalenti ai primi 2 cd. Per il lavoro, ritorna anche l'ex Skolnik. La reunion della formazione storica è un grande sogno che si realizza per i fans del combo californiano, un remake al quale manca solo Clemente. Tra un live e l'altro, i Testament nel 2007 sparano l'ennesima cartuccia indiavolata, 'The Formation Of Damnation', che riporta la band a livelli eccelsi, un cazzotto nei denti degno della tradizione Testament!

1987 THE LEGACY 1988 THE NEW ORDER 1989 PRATICE WHAT YOU PREACH 1990 SOULS OF BLACK 1992 THE RITUAL 1994 LOW 1997 DEMONIC 1999 THE GATHERING 2007 THE FORMATION OF DAMNATION

Discografia commentata. The Legacy, 1987: potentissimo e grezzo thrash metal dalla Bay Area: nonostante sia il disco d'esordio presenta un feeling straordinario, è potente, devastante e ricco di favolosi spunti melodici chitarristici. Lo stile ricorda gli Slayer, ma in versione più melodica grazie alla classe di Skolnk alla chitarra. The New Order, 1988: presenta le stesse corrosive caratteristiche del predecessore ma con una produzione più curata, una tecnica più sviluppata, una classe ed una melodia ancora più travolgente. Il thrash sanguinario in your face scorre rapidissimo e implacabile. Clemente alla batteria detta una legge durissima, Skolnik alla chitarra traccia melodie splendide. Pratice What You Preach, 1989: il thrash dei Testament placa la sua furia e matura sotto il punto di vista tecnico e melodico, con un migliore e più ragionato songwriting. Souls Of Black, 1990: dimostra come la band ha saputo evolversi, abbandonando la furia degli esordi per uno stile più melodico, come il predecessore. The Ritual, 1992: come molte thrash band, i Testament iniziano i Nineties sfornando un prodotto più commerciale e molto melodico che delude in parte i fans. Low, 1994: flebile ritorno a sonorità più dure, ma in direzione quasi groove. Demonic, 1997: i Testament si cimentano con un lavoro dai tratti death, caratterizzato da un growl violentissimo di Chuck Billy. The Gathering, 1999: i Testament optano per un thrash-death vigoroso e debordante, per un disco tritaossa, velocissimo e potente come pochi, probabilmente il loro lavoro più assassino, irrobustito dal batterista ex Slayer Dave Lombardo: una furia. il riffing violento resta sempre in primo piano. The Formation Of Damnation, 2007: dopo il tumore superato da Chuck Billy e la reunion della formazione storica, i Testament danno alla luce un altro disco esplosivo e tellurico come da tradizione.

LIVE REPORTS. GODS OF METAL 2008. Un fragoroso boato ha accolto Chuck Billy e compagni, che non hanno perso tempo in chiacchiere e hanno iniziano il bombardamento con 'Over The Wall' e 'Into The Pit'! Chuck Billy è visibilmente ingrassato, ma carisma e soprattutto la sua inimitabile voce sono sempre quelle di un tempo. PRIEST FEST 2009 (Milano). I cancelli hanno aperto da poco quando i Testament aprono con 'Over The Wall' questa grande serata. I cinque thrasher guidati all'ascia Eric Peterson e dal mastodontico Chuck Billy appaiono da subito in forma smagliante e sparano subito alcune delle loro migliori cartucce con 'The New Order' e 'Souls Of Black'.







METALLICA, FINALMENTE UN RITORNO ALLE ORIGINI?

NOTIZIA INCREDIBILE, I METALLICA ANNUNCIANO UN ALBUM IN VECCHIO STILE: "TANTI ASSOLI E UN SOUND DEVASTANTE, IL PIU' COOL DEGLI ULTIMI 16 ANNI"!! L'ATTESA GIA' DIVORA I FAN...

Fan dei Metallica in fermento! Il nuovo album, previsto per la prossima primavera, si annuncia un grandioso ritorno ai tempi d'oro del thrash metal. Sembra volercelo far capire il chitarrista Kirk Hammett in un'intervista a "Metal Shock" di agosto: "abbiamo preparato circa 22 brani, di cui ne sceglieremo una decina scarsa. Comunque posso dire che il sound è il più cool mai inciso negli ultimi 16 anni" ha detto Kirk. Insomma sembra proprio trattarsi di un ritorno a prima del Black Album, con-aggiunge Hammett- "tantissimi soli, come ai vecchi tempi, un sound devastante che faranno dell'album il nostro lavoro definitivo!"... Fantastico! Dopo Load. Reload e St Anger i Metallica stanno per tornare la favolosa band di una volta! Sembra un sogno, dopo tanti anni di tristi interviste del tipo "abbiamo deciso di cambiare ed evolverci, è inutile evocare sempre il passato. Questi sono i nuovi Metallica". Inutile dire che l'attesa spasmodica sta già divorando ogni appassionato di musica... Preparatevi: stanno tornando gli dei del Metal...
GUNS'N'ROSES

Guns'n'Roses. I Guns'n'Roses rappresantano una delle più grandi e leggendarie band rock-hardrock della storia, ma è difficilissimo definire il confine di ciò che è metal e di ciò che non lo è. Di certo i Guns hanno segnato un'epoca, piacevano anche ai metallari e hanno suonato canzoni potenti, consumando in pochi anni di dissolutezza tutta una straordinaria carriera. I Guns n' Roses sono un gruppo hard & heavy statunitense, formatosi a Los Angeles nel 1985. Con oltre 150 milioni di dischi venduti, di cui 73,2 milioni nei soli Stati Uniti d'America, sono annoverati tra i musicisti di maggior successo nella storia del rock. Lo stile sonoro, l'immagine trasgressiva e le costanti performance dal vivo, li aiutarono ad occupare un posto di prestigio nella scena musicale tra gli anni ottanta e novanta. A partire dal 1993 il gruppo ha conosciuto problemi e silenzi, a causa di contrasti tra il vocalist Axl Rose (ritenuto il leader carismatico della band) e i vari membri originari. Rose, che scrive anche la maggior parte dei testi, è attualmente l'unico membro rimasto della formazione originale.

Chi sono i GNR? Sono un gruppo hard rock statunitense nato nel 1985 e che si è subito guadagnato un ruolo di rilievo nella storia della musica rock grazie alla grande presenza scenica e ai lineamenti sonori. Queste qualità risaltavano particolarmente nel frontman Axl Rose, un vero trascin-attore sul palco: uno spettacolo nello spettacolo, per non parlare della sua voce eccezionale. Il gruppo nacque dalla fusione tra alcuni componenti dei L.A.Guns e alcuni degli Hollivood Rose, tra cui Axl e Izzy Stradlin. Presto alcuni cambi di formazione portarono l'ingresso dell'immenso chitarrista Slash al posto di Tracii Guns alla chitarra solista. I primi tour, lungo la strada, erano duri e i nostri li alternavano a lavoretti di basso profilo nella loro Los Angeles, dove tra l'altro avevano il loro 'covo' in un vecchio magazzino. Iniziarono a suonare nei locali della città entrando nella corrente dello slaze rock, un sottogenere del glam metal che si addiziona a influssi punk rock, hard rock e blues rock. Presto le loro esibizioni li portarono ad essere contesi da vari manager, e quando firmarono con la Geffen record pubblicarono nel 1986 il primo EP: 'Live?!*@like a suicide'.

Da Wikipedia: Il gruppo fu fondato nel marzo del 1985 da Axl Rose, Tracii Guns, Izzy Stradlin, Ole Beich e Rob Gardner. I cinque componenti originari provenivano da due gruppi, gli L.A. Guns (che si riformarono successivamente) e gli Hollywood Rose. Successivamente i membri decisero di unire i nomi dei precedenti gruppi e chiamare il gruppo 'Guns N' Roses'. Dagli Hollywood Rose provenivano Axl Rose (Voce) ed Izzy Stradlin (Chitarra ritmica), mentre dagli L.A. Guns provenivano Tracii Guns (Chitarra solista), Ole Beich (Basso) e Rob Gardner (Batteria). Il gruppo si esibì per la prima volta il 26 marzo 1985. Ole Beich, originariamente negli L.A. Guns, lasciò subito il gruppo per poi essere sostituito da Duff McKagan, che esordì insieme agli altri membri della band l'11 aprile di quello stesso anno, al locale 'Radio City' ad Anaheim in California. Poco dopo anche il chitarrista Tracii Guns abbandonò il gruppo, a causa di divergenze con Rose, e riformò gli L.A. Guns. Al suo posto entrò Saul Hudson, in arte Slash, che aveva avuto precedenti esperienze in alcune band tra cui London, Black Sheep e aveva suonato negli stessi Hollywood Rose insieme a Rose e Stradlin. Qualche mese dopo annunciò la dipartita anche Rob Gardner. Come racconta Slash nella sua biografia, i 4 restanti chiamarono l'unico batterista che sarebbe partito in tour con loro anche la sera stessa; Steven Adler, che proveniva come McKagan e Slash dai Road Crew. La band raggiunse così l'assetto che l'avrebbe portata al successo. Dopo un difficile tour lungo la strada per Seattle (Washington) ed altre due date nell'Oregon, i Guns tornarono a Los Angeles stabilendosi in un piccolo magazzino ribattezzato 'Hellhouse', suonando, svolgendo lavori occasionali e continuando i concerti nella zona. Come altri gruppi che suonavano nell'area di Hollywood, i Guns furono tra i primi a diffondere lo stile sleaze metal. Tom Zutaut della Geffen Records, stupito dalla loro esibizione al 'Troubadour', diffuse in giro la falsa notizia che 'facessero schifo' per avere più tempo e mezzi per scritturarli. La band ricevette così un anticipo di 75 000 dollari dal manager, il quale però scoprì che Axl aveva già promesso di firmare un contratto con l'etichetta concorrente Chrysalis, a patto che l'agente che l'aveva contattato "avesse camminato nuda per Sunset Boulevard". Zutaut dovette rimanere alla finestra del suo ufficio sul Sunset, a guardare nervosamente la strada, per ben tre giorni prima di riuscire a chiudere l'accordo con il gruppo. Il loro primo manager divenne Alan Niven, che poi li avrebbe aiutati ad incidere Appetite for Destruction. Grazie a questo contratto, i Guns autoprodussero nel 1986 l'EP Live ?!*@ Like a Suicide, sotto l'etichetta UZI Suicide, creata ad hoc dalla Geffen ma non ufficialmente riconosciuta. Circolato in sole 10.000 copie, Live ?!*@ Like a Suicide aveva l'aspetto e le sonorità di un album live, ma in realtà era stato registrato in studio. Lo scopo dell' EP era quello di attirare attenzione sulla Band, che era alla ricerca di un produttore.

Il successo. Nel 1987 esce 'Appetite For Destruction', il primo album in cui parlano della vita nei bassifondi di Los Angeles, della loro infanzia difficile (Axl scappò di casa, dal padre che abusava di lui) e dei loro eccessi attuali. L'album è veloce e massiccio. Abbandonato un look glam, ora i Guns si presentavano con un look fortemente rock. L'album presentava pezzi potenti e altri sentimentali, e conquistò la gloria con pezzi come 'Welcome To The Jungle', 'Paradise City' e 'Sweet Child O'Mine'. Accusati per comportamenti violenti e scandalosi, ma soprattutto per l'abuso di alcool e stupefacenti, nel 1988 pubblicarono G N'R lies, in cui completavano con nuovi pezzi quelli del primo EP. Il successo dirompente conquitava milioni di fan folgorati dai grandi assoli di Slash, dagli acuti di Axl e da tutta la grandezza musicale della band. I problemi però non finivano: Axl era preoccupato della tossicodipendenza degli altri e minacciò di andarsene; Slash&co iniziarono dunque la disintossicazione, e chi non uscì dal giro (il batterista Adler fu cacciato. Inoltre con l'inizio degli anni '90 Axl era sempre più isterico, arrivava in ritardo ai concerti, scatenava risse, si lamentava. Il suo rendimento era sempre però incredibile, assoluto re del palco. La sua grandissima voce copriva ogni problema, la sua abilità scenica lo portava sempre ad esibirsi... in mutande come affronto alla società ed ogni suo movimento sul palco destava scalpore e ovazioni. Memorabile il suo show al Freddy Mercury Tribute Concert. Nel settembre 1991 uscì il doppio album 'Use your Illusion' e 'Use Your Illusion II', che vendette milioni di copie facendo spopolare i Guns a dismisura, oltreoceano e oltre gli appassionati di metal, glam metal e hard rock. I due dischi erano caratterizzati da sonorità più accessibili e pezzi storici come 'Civil War', 'You Could Be Mine' e 'Knockin' On Heaven's Door', cover di un pezzo di Bob Dylan. Intanto i rapporti interni si logoravano , Izzy se ne andò e iniziò una fase discendente per la band.

Da Wikipedia: Il loro primo album Appetite for Destruction, registrato insieme al produttore Mike Clink ed uscito nel 1987, è considerato uno dei più importanti nella storia del rock. Nel corso degli anni ha venduto oltre 30 milioni di copie in tutto il mondo ed è stato inserito alla posizione numero 63 nella classifica dei 500 migliori album di sempre secondo Rolling Stone. Tre dei singoli estratti dall'album, ‘Welcome to the Jungle’, ‘Paradise City’ e ‘Sweet Child O' Mine’, entrarono ai primi dieci posti in classifica negli Stati Uniti. Tutti e tre i brani compaiono inoltre nella lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone, rispettivamente alle posizioni numero 467, 453 e 196. Il disco fu anche uno dei primi a lanciare lo sleaze metal, uno stile di hair metal spesso mescolato con elementi di derivazione punk rock e blues rock. Come è comune in molte band hair metal/hard & heavy, i testi erano incentrati perlopiù sugli eccessi dei componenti della band e sulla vita nei bassifondi di Los Angeles, anche se non mancavano pezzi sentimentali. All'uscita dell'album i Guns N' Roses abbandonarono la maggior parte del loro look glam (specialmente il trucco e le cotonature), ed iniziarono a presentarsi con un atteggiamento più immediato. Presto si scatenarono polemiche attorno al gruppo per l'abuso di alcol e droghe e per l'immagine violenta e scandalosa, anche a causa della prima copertina dell'album, un dipinto di Robert Williams intitolato Appetite for Destruction, poi censurato e cambiato con un tatuaggio di Axl. Il quadro, che l'autore sostiene non sia mai stato pagato dai Guns, illustrava un mostro con i denti ‘a pugnale’ che difendeva una ragazza da uno stupratore robotizzato. I cinque facevano ampio uso di stupefacenti, tanto che durante un tour in Gran Bretagna ricevettero il soprannome di ‘Lines N' Noses’ (‘piste’ e nasi), e la stampa locale disse di loro: ‘Sono addirittura peggio dei Beastie Boys’! I Guns suonarono anche da spalla a Mötley Crüe, Aerosmith e Rolling Stones per poi intraprendere un proprio tour, ed insieme a KISS e Iron Maiden presero parte al Monsters of Rock a Donington Park, nel 1988. Durante il tour Steven Adler venne sostituito per alcune date da Fred Coury, batterista dei Cinderella, perché si era rotto una mano in una rissa in cui la band fu coinvolta all'Hyatt Regency Hotel di Chicago[30]. I cinque girarono anche alcuni videoclip di supporto ai singoli che trainarono l'album e le sue vendite, che durano tuttora. I video per ‘Welcome to the Jungle’ e ‘Sweet Child O' Mine’ furono premiati agli MTV Video Music Awards. Nel 1988 uscì G N' R Lies, che raccoglieva i pezzi di Live ?!*@ Like a Suicide e quattro canzoni acustiche (tra cui la versione originale di ‘You're Crazy’, già nel primo album). Ci furono nuove polemiche per i presunti contenuti razzisti ed omofobi della canzone One in a Million, anche se in realtà il testo voleva descrivere come Los Angeles era apparsa al primo impatto ad Axl, cresciuto nella campagna chiusa e bigotta dell'Indiana. Malgrado i chiarimenti della band, le polemiche crearono problemi notevoli, tanto che i Guns decisero di togliere la canzone dalla scaletta dei loro concerti per evitare ulteriori critiche. L'album fu promosso in diverse date assieme ai Body Count, il cui frontman Ice-T scrisse sul libro The Ice Opinion ‘che lui ed Axl erano entrambi vittime della stampa’. In ogni caso i Guns, con i loro continui eccessi, non sempre facevano parlare bene di sé, tanto che la Geffen ad esempio fu costretta a richiamare alla moderazione Slash e Duff, dopo che sotto l'effetto pesante di droghe avevano insultato in modo volgare il pubblico durante gli American Music Awards del 1988. Contemporaneamente cominciarono anche le pressioni di Axl, scontento per la tossicodipendenza dei compagni. Durante un concerto del 1989 al Los Angeles Coliseum, dove aprivano per i Rolling Stones, il cantante disse che quello sarebbe stato l'ultimo concerto dei Guns N' Roses, in quanto troppi membri della band ‘Ballavano con Mr. Brownstone’. E così Steven, Slash ed Izzy decisero di entrare in terapia. Nel 1990 Steven Adler fu cacciato dal gruppo, non avendo risolto i suoi problemi con la droga e non riuscendo più a suonare in modo soddisfacente. Come sostituto venne scelto temporaneamente l'ex batterista dei Sea Hags Adam Maples, prima che Matt Sorum, uscente dai Johnny Crash ed ex The Cult, subentrasse nella band come batterista fisso. Adler fece causa agli ex compagni, ottenendo un risarcimento di 2 milioni di dollari, a causa di una svista presente nel contratto che egli stesso firmò. Assieme a Sorum i Guns ingaggiarono anche il tastierista Dizzy Reed, anch'egli uscente dai Johnny Crash ed amico d'infanzia di Axl, per ampliare le sonorità del gruppo. Attualmente Dizzy è l'unico componente della formazione dei primi anni novanta che collabora ancora con Axl. Nel maggio del 1991 il manager Alan Niven fu licenziato e sostituito da Doug Goldstein, subito prima che il gruppo partisse per un tour internazionale di tre anni, lo Use Your Illusion Tour, che avrebbe lanciato l'omonimo album uscito poi in 2 CD separati nel settembre dello stesso anno. Seguito da oltre sette milioni di persone, il tour era caratterizzato dall'accompagnamento di una sezione di coriste ed una di fiati, tranne che per alcune date nei paesi del Pacifico. Tra le prime performance si segnalarono un assolo di Slash sulle basi de Il padrino (1972), una versione al pianoforte (di Axl) di ‘It's Alright’ dei Black Sabbath, ed una estesa di ‘Move to the City’. Quando nel settembre 1991 uscirono Use Your Illusion I e Use Your Illusion II, registrati insieme al produttore Mike Clink, già alla consolle per Appetite for Destruction. I due dischi riscossero un enorme successo di vendite e rimasero nella classifica di Billboard per 108 settimane, facendo conoscere la band anche al di fuori del mondo rock e metal a cui Appetite for Destruction faceva principale riferimento. Il brano ‘Crash Diet’, venne scritto da Axl Rose, West Arkeen, Del James e Danny Clark. Originariamente doveva fare parte di Use Your Illusion I, ma venne poi scartato. La traccia venne poi ripresa dalla hair metal band Wildside, e inclusa nella loro raccolta The Wasted Years (2004). Molte performance dello Use Your Illusion Tour furono contraddistinte da risse, ritardi e lamentele di Axl Rose. La dipendenza della band da alcol e droga, anche se ancora presente, era in quel momento sotto controllo, ma Axl dovette far fronte ad altri problemi tra cui la sicurezza, gli accorgimenti tecnici e le registrazioni indebite dei concerti da parte di alcuni loro fans. Il 2 luglio 1991, durante un concerto al Riverport Amphitheater di Maryland Heights (Missouri), non lontano da St. Louis, dopo un'ora e mezza di concerto (durante l' esecuzione di ‘Rocket Queen’, dopo due assoli di Slash), Axl Rose saltò in mezzo al pubblico per sottrarre la videocamera ad uno spettatore che li riprendeva illegalmente. Richiamato sul palco dalla sicurezza del gruppo, Rose mise fine all'esibizione e, dopo aver tacciato al microfono d'incapacità la sicurezza locale che non era stata capace di impedire le riprese illegali, se ne andò sbattendo violentemente il microfono sul palco. La folla rispose con una rivolta violenta, che si concluse con circa 60 persone inviate all'ospedale per accertamenti e 15 arresti. Il cantante fu accusato di aver incitato la rissa e la polizia lo arrestò l'anno successivo, quando la band stava per cominciare altri concerti fuori degli USA. Il procedimento non lo considerò però direttamente responsabile della vicenda. Rose sostenne che le guardie del corpo dei Guns N' Roses avevano fatto quattro richieste consecutive alla sicurezza di Riverport di allontanare la videocamera senza ottenere tuttavia risposta, mentre gli altri Guns sostennero di essere stati presi dal pubblico a colpi di bottiglia e denunciarono l'atteggiamento conciliante della sicurezza locale, la quale aveva perfino concesso al pubblico di ubriacarsi e girare armato. A causa di questi fatti, nelle pagine di ringraziamenti dei due Use Your Illusion il gruppo inserì il messaggio nascosto ‘Vai all'Inferno, St. Louis!’. Nel 1991 Izzy Stradlin abbandonò il gruppo e fu rimpiazzato da Gilby Clarke, (ex Kill for Thrills), che seguì i Guns in tour salvo alcune date del 1993 dove, infortunato, fu sostituito di nuovo da Izzy. Stradlin sostenne di aver abbandonato il gruppo a causa dei contrasti con Axl e Slash, soprattutto per gli alti costi del video di ‘November Rain’, sempre secondo le sue dichiarazioni. Slash sostenne nella sua Biografia che i motivi elencati da Stradlin erano solo parte delle vere motivazioni del suo abbandono. La formazione dei nuovi Guns era ormai costituita solo da 3 dei suoi membri originari. Il 20 aprile 1992 i Guns parteciparono al Freddie Mercury Tribute Concert, uno degli eventi musicali più importanti degli ultimi 20 anni, insieme a Robert Plant dei Led Zeppelin, Elton John, David Bowie, Roger Daltrey degli Who, Zucchero, Liza Minnelli, Tony Iommi dei Black Sabbath e i Metallica. La mattina suonarono prima ‘Paradise City’ e poi la cover di Bob Dylan ‘Knockin' on Heaven's Door’, mentre il pomeriggio si esibirono Slash (che eseguì un assolo in ‘Tie Your Mother Down’ suonata con gli stessi Queen) ed Axl, che cantò la parte finale di ‘Bohemian Rhapsody’ (in duetto con Elton John) e ‘We Will Rock You’. Axl ricomparve infine abbracciato agli altri artisti, sul coro finale di ‘We Are the Champions’. Da Parigi nel 1992 fu trasmesso un concerto in pay-tv in cui comparvero come ospiti Lenny Kravitz, che suonò una canzone composta da lui e Slash, e gli Aerosmith, che suonarono ‘Mama Kin’ e ‘Train Kept A-Rollin'‘. Il concerto più famoso del gruppo fu però quello tenuto a Tokyo nello stesso anno, dove nei decenni precedenti molti altri gruppi si erano già esibiti, primi fra tutti i Deep Purple. La serata fu aperta con ‘Nightrain’ e si concluse con ‘Paradise City’, e durante il concerto furono eseguiti brani presi da tutti i loro album. In seguito sarebbero stati pubblicati due DVD di questa esibizione. In quel periodo il video per ‘November Rain’ (dall'album Use Your Illusion I), uno dei più costosi della storia della musica (quasi un milione e mezzo di dollari), fu anche premiato per la migliore cinematografia agli MTV Video Music Awards. Oltre che per ‘November Rain’ furono girati clip ad alto budget per ‘Estranged’ e ‘Don't Cry’, mentre per altri pezzi come ‘Garden of Eden’ furono realizzati video a costo più basso. Per ‘You Could Be Mine’, inclusa anche nella colonna sonora di Terminator 2, fu girato invece un video utilizzando spezzoni del film e un live della band.


Declino. Mentre continuavano le frizioni interne, anche riguardante la scelta dei pezzi, uscì l'album di cover 'The Spaghetti Incident', nel 1993. Axl era turbato dai problemi con le mogli, che maltrattava, e col solito ricatto di lasciare la band si fece cedere dagli altri tutti i diritti della band. Presto Slash se ne andò stufo dei contrasti con Axl, che in pochi mesi licenziò via via anche gli altri tre. Gli ex Guns continuarono comunque a suonare altrove, come per esempio nei Velvet Revolver. Era la fine dei Guns'n'Roses, sostituiti da vecchi amici del frontman ma non all'altezza degli originali. Iniziarono a girare voci di un nuovo album, che si fecero forti nel 1998: ma Chinese Democracy esce solo nel 2008, ed è una colossale delusione: commercialissimo, rimpinzato di effetti computerizzati e ritornelli imbarazzanti che lo rendono un aborto di electropop lontanissimo dalla gloria del nome Guns'N'Roses. Nel 2000 Axl e compagni sono tornati sulle scene, e da allora i Guns hanno suonato in moltissimi tour in tutto il mondo, specie nel 2006. Nel 2008 è uscito il tanto atteso 'Chinese Democracy', disco di electro rock molto distante dai dischi storici, che vede in line-up il solo Axl come superstite dei tempi d'oro.

Da Wikipedia: Nel 1993 uscì The Spaghetti Incident?, contenente cover di gruppi perlopiù punk rock. Tra varie polemiche e contro la volontà degli altri componenti del gruppo, Axl Rose inserì nel disco la traccia nascosta "Look At Your Game Girl", cover di una canzone di Charles Manson, il mandante degli omicidi di Sharon Tate e Leno LaBianca. Nello stesso anno i Guns furono premiati come miglior gruppo hard rock, agli World Music Awards. Axl, sebbene fosse alle prese con i problemi creatigli dalle sue ex mogli che lo accusavano di maltrattamenti fisici e psicologici, riuscì ad ottenere dagli altri membri della band i diritti sul nome Guns N' Roses, e a prendere il ruolo di loro guida non solo nominalmente ma anche legalmente. Tale richiesta fu molto contestata da Slash che però, davanti alla minaccia di Axl di lasciare il gruppo durante un tour, alla fine cedette. Nel 1994 Axl licenziò Gilby Clarke, e lo sostituì col suo vecchio amico Paul Tobias. I Guns incisero la cover di "Sympathy for the Devil" dei Rolling Stones, per la colonna sonora del film Intervista col Vampiro. Quell'anno anche Slash lasciò il gruppo, a causa del completo deterioramento del suo rapporto con Axl, viste alcune mancanze di rispetto che Slash avrebbe notato da parte di Axl, e si separò ufficialmente nel 1996 per dedicarsi completamente al suo progetto contemporaneo, gli Slash's Snakepit. Un anno dopo Axl licenziò anche Matt, che a suo giudizio trascurava i Guns N' Roses a favore del suo gruppo parallelo Neurotic Outsiders, e poco tempo dopo anche Duff lasciò la band. Finiva così la storia del gruppo che aveva portato il nome e la musica dei Guns 'N' Roses al successo mondiale.


Heavy metal oppure no? Per certi versi, per certi lavori sì. Glam metal più che altro, dopo gli inizi sleaze rock, ma nella loro carriera hanno anche attraversato sonorità più generalmente definibili heavy metal e hard rock. Purtroppo i fan più legati alla musica ubriaca degli esordi, pur apprezzando molte canzoni dei due 'Use Your Illusion', non possono fare a meno di riconoscere un certo avvicinamento a sonorità molto più popolari, orecchiabili, dolci. Non voglio dire commerciali, ma quasi, basta vedere l'enorme numero di ballate che, per quanto belle, piovevano a raffica negli ultimi tempi. Insomma, se i Guns hanno attraversato con successo l'universo metal, sicuramente hanno smesso di farlo con l'avvento degli anni '90.

DISCOGRAFIA

METAL NEL CUORE

E' SEMPRE STATO NEL MIO DNA, IL METAL; MA DA QUANDO HO INIZIATO AD APPASSIONARMI SERIAMENTE ALLA MUSICA NON CI HO MESSO MOLTO A CAPIRE CHE ERA IL METAL AD ESSERE LA COSA MIGLIORE...



Master Of Puppets è un capolavoro leggendario. Se mi dici così, sei già sulla buona strada. Il Metal è una roba folle, l'adoro (c'erano dubbi??) e per me ha un'importanza galattica... Lo ascolto di continuo! Certo quando si è incazzati è l'ideale per sfogarsi, volume a manetta, assoli devastanti, botte paurose in batteria, rabbia cantata, urlata, sfogata... Ma non solo, anzi tutt'altro! Quando sei contento il metal ti fa volare su una scarica di pazzesca adrenalina... a me mette addosso un'energia mostruosa, mi dà la carica, mi fa sentire forte... Eppure non è sempre stato così, prima ascoltavo roba meno... metal (sempre roba movimentata, tipo hard rock e via così), poi ho provato ad ascoltare altri... "generi" diciamo così, ma ho subito capito che era robaccia schifosa! Nella vita sono uno abbastanza tranquillo, ma il metal ce l'ho sempre avuto nel destino: con due fratelli maggiori come i miei non poteva essere diversamente!! Già alle elementari andavo in giro con la maglietta dei Metallica, scrivevo "Metallica" sul diario e bene o male ho sempre conosciuto i loro maggiori successi. Poi un annetto fa ho detto "adesso mi metto ad ascoltarli seriamente" e sono stato rapito: S&M e Black Album per cominciare, poi un percorso a ritroso fino a Kill'em all e i Four Horsemen sono diventati qualcosa di più della mia band preferita. Sono diventati la mia bandiera, dato che tutti mi identificano con i 'tallica. Metallaro, mi chiama un mio amico quando mi vede con borchie e catene... il complimento più bello me l'ha fatto una mia amica: "quando penso a te penso alla maglietta dei Metallica"!! Però i Metallica non sono tutto. Piano piano ho aperto la mia METALMANIA! Un altro mio amico mi ha fatto conoscere gli Iron Maiden e le loro sonorità meravigliose, e da lì non mi sono più fermato: Megadeth, Testament, i Trivium e i Bullet, i Mendeed e i Machine Head... il metal è una grandissima cosa!!
KIRK HAMMETT

KIRK HAMMETT entra nella storia del rock come chitarra solista dei Metallica. Grandioso da subito, fin da quando si trovò a dover suonare per il primo album dei quattro cavalieri sulle note scritte dal ribelle Mustaine, cacciato dal gruppo. Da allora Kirk non ha più smesso di far scorrere la nostra passione adrenalinica sull'onda di assoli favolosi e potentissime scariche di storia! Kirk nasce a San Francisco, in California, il 18 novembre 1962 ma presto i suoi (papà irlandese, mamma filippina... di origine canadese!) si trasferiscono ad El Sobrante. Kirk si appassiona alla musica, alle chitarre del fratellone Rick e agli assoli di Jimi Hendricx. Inizia a suonare la chitarra a 15 anni, lavora al burger king per permettersela (il suo primo amplificatore è stato una scatola di scarpe!!) e a 17 fonda gli Exodus, coi quali apre due concerti di una band ancora agli inizi ma già colpita da una certa aurea di grandiosità: i Metallica. Quando i 'tallica cacciano mustaine, il manager degli Exodus suggerisce loro di provinare Hammett che, trovati i soldi per raggiungere Hetfield e soci nell'East Coast, viene scelto come chitarrista della band. E' l'inizio di un periodo straordinario di successi e soddisfazioni, per lui e per la band. Kirk ha sempre cercato di inventare cose originali, anche se per la registrazione di "Kill'em all" si limita a suonare le note di Mustaine, aprendo cinque lustri di diatribe con l'ex che l'aveva preceduto. Dopo aver preso lezioni di chitarra da Joe Satriani, con cui suona musica di vario genere (blues, jazz, classica), Kirk sviluppa nuove tecniche e velocità che gli permettono di entrare nella galleria dei grandissimi del genere. L'apice, come per tutta la band, lo raggiunge col mega assolo che spacca in due il capolavoro "Master Of puppets". Grazie ai suoi riff potenti e agli assoli cristallini, l'heavy metal dei Metallica fa epoca. Un sound complesso e vario che passa dalle mitragliate corrosive degli esordi alle strutture più articolate raggiunte da 'Ride The Lightning' a 'And Justice For All'. Su tutti i successi dei Metallica brilla la sua firma. Dal Black Album in poi cresce il contributo di Kirk anche nella stesura dei testi. Su Load e reload lo stile del giro di chitarra si fa più blues che metal, e non soddisfa propriamente i fans. La qualità del gruppo cala col tempo e in "St Anger" il produttore Bob Rock taglia con nettezza ogni assolo e virtuosismo di Hammett. Il tanto invocato ritorno al vecchio stile coincide con la pubblicazione di Death Magnetic (2008), innervato proprio dagli spinti chitarristici di Kirk. Gli assoli in stile ottantiano, la melodia che pervade ogni traccia di heavy metal vero e classico non sono che il miglior tributo al vecchio thrash e al vecchio heavy che una leggenda come i Metallica potessero regalarsi.

Megadeth. Una scarica di adrenalina che scorre veloce, molto veloce, districandosi in un labirinto di trame, riff sferzanti, vocals al vetriolo e testi pungenti. Un sussulto di rabbia e protesta, l'architettura complessa ed eclettica di un suono genericamente irruento e portato a livelli inediti di melodia, evoluzione, progressione tecnica. Laddove tanti fieri killers delle sei corde correvano con furia incontrollata, Dave Scott Mustaine ha portato l'innovazione e la classe, trasformando la sua chitarra fiammante in uan magistrale e perfetta macchina d'assalto. Con la sua proverbiale testa calda, il carattere incontrollabile ed una dipendenza dalla droga che pareva insanabile, il rosso ribelle é stato fin da subito un'icona, un personaggio capace di far discutere; ma, per la fortuna di intere generazioni di appassionati, ha fatto tutt'altro che limitarsi ai gossip e alle follie, lasciando ampio spazio al vrtuosismo tecnico e alla composizione di dischi leggendari, capaci di rivoluzionare il thrash metal classico grazie all'introduzione di elementi avanzati ed elaborati. I Megadeth, impossibile non riconoscerlo, sono una delle più grandi band thrash metal della storia. Si sono formati in California, nella Bay Area, nel 1983, fondati dall'ex chitarrista dei Metallica, Dave Mustaine appunto. Mustaine era stato cacciato da Hetfield e soci per dissidi personali e problemi di alcool e droga, dovuti ad una personalità bizzosa, egocentrica, per lungo tempo irascibile e poco collaborativa. La grande tecnica di chitarra della quale è dotato il fenomenale rosso di LaMesa avevano permesso ai Metallica di fare un grosso salto di qualità, tanto che il guitar hero sembrava catalizzare gli sguardi e le orecchie prima su se stesso e sui suoi solismi che sull'operato complessivo della sua band: proprio sulla sua velocità e la sua bravura tecnica Mustaine costruirà una carriera stellare anche lontano del combo originario, dando vita alla creatura Megadeth, la quale proprio sul tecnicismo baserà l'essenza del suo thrash velocissimo ed ultramelodico. Per tutta la carriera Mustaine e i Metallica non hanno mai smesso di beccarsi, pizzicarsi e polemizzare. La rivalità, anche sul mercato, contrapporrà le due band in eterno, in un lunghissimo derby del metal che non ha mai fatto a meno di esaltare i seguaci di una o l'altra band. Dei quattro pilastri del thrash metal, i Megadeth rappresentano la frangia più tecnica ed elaborata: nei masterpieces del combo americano sono presenti soluzioni e strutture intricate, altissima melodia ed un'aggressività impostata naturalmente sulla velocità e l'isteria del rifferrama. Mustaine è il simbolo del prodigio Megadeth, autore della quasi totalità dei testi e unico membro fisso nella band dal debutto ad oggi.

Dave Mustaine, dopo essere stato cacciato dai Metallica a causa di litigi personali e per la sua tendenza ad abusare di alcool e droghe, decide di cercare musicisti per formare una nuova band. Il nuovo progetto viene battezzato con il nome Megadeth, nome che ha un'origine tra il macabro e lo humour nero, sebbene il suo ideatore intendesse riferirsi soprattutto alla potenza sonora sprigionata dalla band: un 'megadeth', infatti, corrisponde al potenziale distruttivo di una testata nucleare capace di provocare la morte di almeno un milione di persone. Il nome viene estratto da un articolo di giornale sulle conseguenze di un'esplosione atomica che Mustaine legge su un pullman mentre torna a Los Angeles, dopo l'allontanamento dai Metallica. Il musicista avrebbe dichiarato in seguito, parlando di questo avvenimento: 'Dopo essere stato licenziato dai Metallica, tutto ciò che ricordo è che volevo sangue. Il loro. Volevo essere più veloce e più pesante di loro'. curioso l'aneddoto che sancisce la nascita della band: Mustaine, ritornato a Los Angeles dopo esser stato mandato via dai Metallica, era in preda ai postumi di una solenne sbornia mentre Ellefson stava suonando la linea di basso di Runnin' with the Devil dei Van Halen. Preso dal nervosismo, Dave prese un vaso di fiori e lo buttò sul condizionatore di Ellefson [Mustaine viveva nell'appartamento soprastante quello di Ellefson], infine gridò con quanto fiato aveva in gola di smetterla; pochi minuti dopo Ellefson bussò alla sua porta e chiese a Mustaine se sapeva dove poter acquistare delle sigarette e Mustaine rispose 'Si, giù nella strada al negozio di liquori' e sbatté la porta in faccia ad Ellefson. Ellefson bussò nuovamente e chiese a Mustaine se avesse l'età sufficiente per poter comprare la birra e Mustaine questa volta cedette. Così scesero e comprarono una cassetta di Heineken. Dopo aver dialogato un po', Mustaine fece ascoltare ad Ellefson No Life 'Til Leather, il demo che Mustaine incise con i Metallica. David rimase affascinato dalla musica del disco ed abbandonò l'idea di entrare a far parte di una glam metal band, ritrovandosi ad essere di colpo il bassista dei Megadeth. Reclutati i musicisti dopo alcune selezioni, tra litigi, vai e vieni e vari cambi di formazione, nel 1985 i Megadeth pubblicano 'Killing Is My Business And Business Is Good', un concentrato di thrash metal velocissimo e contaminato dal punk e dallo speed. Meno pregiata la produzione: a causa di mancanza di fondi fu infatti licenziato il produttore! Tuttavia il platter risulta abrasivo e tipicamente thrash nella foga con la quale vengono sparati riff mozzafiato e sfuriate adrenaliniche su scale di assoli e cambi di tempo; Mustaine si occupa sia della chitarra ritmica che delle linee vocali, con la sua timbrica acida, nasale e quasi cacofonica. Tracce quali 'Rattlehead' o la titletrack diventano tra le più amate dai primi fans dell'ensemble e gli conferiscono un rispetto nell'underground degno delle migliori formazioni del panorama thrash, di quello grezzo, ignorante e altamente orgasmico. Perla dell'album è il brano 'The Mechanix', composto da Mustaine e James Hetfield ai tempi di Metallica: i diritti rimasero a Dave, che partecipò al componimento di molte tracce di 'Kill'em All', poi suonate da Hammet; In quell'album i Metallica suonano 'The Mechanix' cambiandone il testo, rallentandola e intitolandola 'The Four Horsemen'. Era l'epoca d'oro della Bay Area, magica fucina di talenti: i Megadeth rafforzarono le fila di questo esercito furioso di ragazzini coperti di pelle e toppe, velocizzando la rabbia e la melodia dell'heavy metal classico in questa nuova corrente influenzata dall'hardcore punk, che tante teste faceva scuotere sotto il palco. Tuttavia il thrash duro e puro di 'Killing is My Business' rimarrà prerogativa solamente dei primissimi anni di storia, in casa Megadeth: il funambolico Mustaine infatti non si ferma e punta forte all'evoluzione stilistica e alla crescita tecnica che diventerà evidente già a partire dal secondo album, che esce appena un anno dopo l'esordio.

Dave Mustaine non si accontenta di fare thrash minimale: il suo sogno di ragazzino trova presto un'evoluzione ed una maturazione intelligente e musicalmente sorprendente, che porta ad un'incredibile crescita tecnica del chitarrista e di tutta la band. I Megadeth non sono più semplicemente la band con la quale divertirsi e fare casino, ma un vero e proprio progetto musicale orientato ad un approfondimento melodico, ad un'evoluzione delle strutture, alla trattazione di tematiche di attualità serie e impegnate: non roba da ragazzini, insomma. Il 1986 è l'anno della definitiva incoronazione: assieme ai masterpieces di Metallica e Slayer viene pubblicato anche il capolavoro dei Megadeth, uno dei dischi più importanti del thrash metal: 'Peace Sells But Who's Buyng'. Il disco, che finirà dritto nella storia come uno dei Quattro Pilastri del Thrash americano, presenta una serie di canzoni potenti, velocissime, strutturate con canoni tecnici e compositivi di gran livello e ricche di sezioni strumentali molto curate e articolate, capaci di elevarsi rispetto agli stilemi del thrash più grezzo e semplificato comune a molte band della Bay Area. L'interpretazione di Dave Mustaine è eccellente sia alla chitarra ritmica che al microfono, dove spicca ancora una volta la sua voce disturbante, acida, provocante. Anche liricamente, spostandosi dall'horror al satanismo ma toccando con satira sottile anche tematiche di natura politica, Mustaine sfoggia tutto il suo carisma e la sua voglia di farsi sentire. Con questi lavori i Megadeth si conquistano un ruolo di grandissima importanza nel panorama del metal, entrando nella schiera dei 'fantastici quattro' del thrash, al fianco di Metallica, Slayer ed Anthrax. Di questi quattro, i Megadeth sono i più tecnici e impegnati nella discussione a sfondo politico, come critica del sistema e del potere. La rivalità coi Metallica vede l'avvincente confronto col leggendario 'Master Of Puppets', ma Mustaine non si arrende. Non mancano tuttavia le polemiche: lo stesso Mustaine, non certo un santo, deve cacciare due componenti per eccesso di droghe ed alcool. L'uscita, nel 1988, di 'So Far, So Good So What' segna un avvicinamento ai rivalissimi di sempre, che pubblicano 'And Justice For All': ciò dà a Dave un'enorme soddisfazione. I Megadeth evolvono il loro suono, abbandonato i toni cupi e pesanti di 'Peace Sells' in favore di una più spiccata propensione melodica, rimanendo fortemente ancorati al thrash e all'heavy metal privo di compromessi e dunque non scendendo certo a compromessi nel corso di questa loro crescita stilistica; l'evoluzione della band tocca coordinate più armoniche anche nelle vocals del sempre acido Mustaine, pur non privandosi dell'energia e della devastante attitudine tipica di una formazione proveniente dalla Bay Area ma che sa crescere passo dopo passo con intelligenza: sublime esempio dell'ancora elevato tecnicismo è la strumentale 'Into The Lungs Of Hell', affiancata ad una serie di pezzi divenuti dei classici quali 'Set The World Afire', '502', 'Hook In Mouth' o 'Liar'. Il successo dell'album è da ricercarsi come detto nella sua ampia componente melodica, ispirata paradossalmente in onore di un altro ex Metallica: Cliff Burton, deceduto in un incidente stradale. A lui è dedicata la toccante e leggendaria 'In My Darkest Hour', mentre nel platter è presente anche una cover dei Sex Pistols, 'Anarchy In The UK', rivisitata con un taglio technical thrash davvero mozzafiato, I destini delle due facce della medaglia thrash , Megadeth e Metallica, continuano a incrociarsi. Tuttavia la droga piega di continuo il gruppo. Saltano date di tour, salta ancora la formazione, Mustaine nel 1989 è addirittura arrestato per guida in stato d'ebbrezza.

La grandezza di una band leggendaria e l'abilità di un uomo come Mustaine, duro e apparentemente indistruttibile, però, non si fanno placare da nessun inconveniente. E la sublime maestria del rosso chitarrista emergono ancora più prorompenti se considerate in un contesto problematico come quello che il ragazzo satava vivendo a fine anni '80. I nuovi Megadeth, sempre guidati da Mustaine, pubblicano nel 1990 'Rust In Peace', un grande capolavoro del thrash metal sapientemente arricchito di una componente technical ancora più spiccata che in passato: pur non abbandonando la meravigliosa e fluida melodia al fulmicotone, i 'deth tornano ai cambi di tempo e alla complessità dei loro primi due album. La perla del disco è l'intricatissima 'Holy Wars', seguita da 'Tornado Of Souls' e 'Hangar 18': l'intera tracklist si avvale di canzoni dalla struttura complessa, velocissime e potenti, pezzi di gran prospettiva dimensionale per via dell'elevato spessore tecnico, melodico e musicale. Impossibile non citare le varie 'take No Prisoner', 'Five Magics', 'Dawn Patrol' o 'Lucretia': il disco si rivela praticamente perfetto, veloce e sanguinario pur fortemente enfatizzato dalle componenti tecniche e melodiche che hanno sempre dato quella scarica energetica in più agli album dei Megadeth, permettendo alla formazione di Mustaine di spiccare tra i Big Four del thrash come frangia più tecnica. Va elogiata l'abilità nel songwriting di Mustaine, anche per quanto riguarda delle linee vocali che restano sempre elettrizzanti e coinvolgenti nella sua voce aspra e tagliente. I Megadeth rimanevano all'apice del movimento thrash metal, con un sound complesso che si discostava dal thrash puro da pogo&orgasmo, immediato e sudato al quale la maggior parte degli headbangers è abituata; proprio per la raffinatezza e la ricercatezza del proprio suono, però, la colta macchina rivoluzionaria di Mustaine va ammirata e apprezzata, a dimostrazione che l'heavy metal non è solo rumore ma vera e propria arte, un viaggio intricato tra riff magniloquenti e assoli avvolgenti. Tuttavia, pur con un capolavoro di proporzioni storiche come 'Rust In Peace' tra le mani, Dave non si accontenta: nel 1991 i Metallica spaccarono la concorrenza facendo spopolare nel mondo milioni di copie del 'Black Album': l'invidia bruciava feroce nel cuore di Mustaine. Quasi come nei fumetti, le band si rispondevano autoispirandosi colpo su colpo. Così i Megadeth pubblicano 'Countdown To Extinction', con pezzi semplici, melodici, come la title track. Il disco ebbe molto successo, ma i fan storici iniziarono a criticare i loro idoli. Nel disco c'è tantissima melodia ma anche potenza, per un risultato patinato ma sempre aggressivo e fottutamente heavy. Il thrash degli esordi è lontanissimo, certo, ma i Megadeth convincono anche senza digrignare troppo i denti, e 'Countdown To Extinction' si candida a disco migliore della seconda vita del moniker americano, l'esempio migliore della nuova strada stilistica intrapresa negli anni novanta.

I fans tradizionali si aspettano un ritorno a sonorità più dure e veloci, supponendo che la parentesi melodica di 'Countodown' sarebbe rimasta un capitolo sperimentale nella carriera della loro band favorita. Mustaine, tuttavia, non ci sente da quell'orecchio e nel 1994 pubblica 'Youthanasia', ancora più melodico, heavy ma ormai del tutto estraneo al vecchio thrash: nonostante la proposta più levigata, però, neanche stavolta Mustaine riesce a bissare i successi dei Metallica. il disco resta tuttavia uno degli episodi più ispirati della seconda metà di carriera della band californiana. Dopo un album di cover ['Hidden Treasures'], nel 1997 esce 'Cryptic Writings', che segna un parziale ritorno al passato. Un nuovo cambio di formazione per motivi di salute porta l'addio del bravo batterista Nick Menza, famoso per la sua abilità scenica. Il declino della band continua inesorabile, e nel 1999 arriva un grande flop con 'Risk': il metal sparisce del tutto, ora i Megadeth suonano un rock molto melodico stroncato dai fan, dalla critica e con risultati deludenti anche a livello commerciale. Non mancano canzoni discrete ed orecchiabili, ma il ricordo del thrash tecnico e dirompente si affievolisce e rimane vivo soltanto nei gloriosi dischi di fine anni ottanta. Mustaine accusa il produttore e lo silura dopo una raccolta, e nel 2001 i Megadeth escono con 'The World Needs A Hero', primo tentativo di ritorno al passato, al metal. I fan lo accolgono curiosi, e il prodotto non è male, con una gemma come Dread And The Fugitive Mind, degno dei classici del pasato. Segue un album live e un nuovo periodo positivo che riporta gloria in casa Megadeth. Dura poco: motivi economici, probabilmente, portano allo scioglimento della band, e alla dipartita di un membro storico come il bassista fondatore David Ellefson. La ragione ufficiale dello scisma è un problema al polso di Mustaine, che non riuscirebbe a suonare la chitarra; risolto questo, Dave raduna dei musicisti e, per la gioia dei fan, nel 2004 i Megadeth pubblicano 'The System Has Failed'. E' la conferma che i Megadeth sono riusciti a tornare a livelli più che buoni, artefici di un heavy metal energico e convincente, pur se non ancora paragonabile ai fasti degli anni '80

La formazione varia di continuo, ma Mustaine è ancora sulla breccia nel 2006, con 'United Abominations', pieno di polemiche politiche come ai bei tempi. Il 2009 ha segnato un approccio ancora più duro e thrashy al ritorno sulla scena della band di Mustaine, che con 'Endgame' predice addirittura l'imminente venuta dell'Apocalisse. L'album si rifà al thrash tecnico e velocissimo di Rust In Peace e soddisfa gran parte degli headbangers, che finalmente possono ascoltare i Megadeth nella loro veste più consueta. Alla release segue nel 2010 il tour celebrativo del ventennale del mitico 'Rust In Peace', disco che viene riproposto per intero e con il clamoroso ritorno in formazione, a inizio febbraio, dello storico bassista Ellefson: 'Questa è la prova della potenza dell'amore fraterno e del perdono' ha dichiarato Mustaine. 'David Ellefson, MEGADETH. Stiamo arrivando per farvi vedere tutta la potenza di cui siamo capaci!'. Ellefson ha dichiarato: 'Questo è un grande momento per tutti noi, sia per la band che per i fan. Sarà una grande celebrazione musicale di uno dei capolavori della nostra carriera'. Mustaine ha aggiunto: 'Vogliamo ringraziare James Lomenzo per gli anni di duro lavoro al basso, e gli auguriamo tutto il meglio'. Completata la reunion e celebrato 'Rust In Peace', i Megadeth si imbarcano nel leggendario tour dei Big Four of thrash, evento storico atteso per due decenni dai thrashers di tutto il mondo e che finalmente permette di ammirare sullo stesso palco Metallica, Slayer, Anthrax e, appunto, Megadeth. Nuovi contrasti tra Mustaine e la Roadrunner, però, portano alla pubblicazione di un disco scialbo e privo di guizzi come 'Th1rt3en', composto e rilasciato alla bene e meglio soltanto per obblighi contrattuali. il thrash sparisce di nuovo e lascia spazio ad un heavy forzato e privo di feeling, nella speranza che il futuro possa serbare migliori sorprese. LIVE REPORT: Roma, 4 giugno 2010.

METALSTORY, part V: ATTACCATI AI CLASSICI IMMORTALI


Machine Head

Il Metal ha vissuto sostanzialmente tre momenti critici. Dopo quello di fine anni '80 prima dell'avvento delle grandi band quali Metallica ed iron Maiden, il secondo crollo è stato meno vistoso ma comunque ha segnato un'inversione di tendenza. E' accaduto a metà di quel decennio, dopo l'enorme e crescente successo del genere glam che ha portato alla gloria i Quiet Riot ed i Twisted Sister. Queste band incarnarono lo spirito ribelle e la voglia di far sentire la propria voce dei giovani di quel tempo, ma furono soffocate del loro stesso successo: dopo che i Motley Crue lanciarono la moda delle "ballad", canzoni lente e melodiche, le case discografiche spinsero i gruppi glam metal a includere almeno una ballata in ogni CD. Questa diventava il pretesto per vendere ad un pubblico più vasto di quello metal, perchè la gente voleva ascoltare il CD che conteneva la tal canzone tanto popolare in vetta alle classifiche. Il risultato fu disastroso per il vecchio metal: invece di diffondere il Verbo tra gli infedeli del commerciale, fu il commerciale stesso a insinuarsi nel metal, portandolo a livelli mediocri. Lo stesso stereotipo della star del metal era abusato fino a diventare ridicolo, con "artisti" che si impienavano di alcool e droga solo per sembrare metallari, mentre poi all'atto pratico suonavano delle schifezze! Meno male che i soliti Metallica, Iron Maiden e compagnia riportarono le cose al loro posto, continuando a sfornare album di ottima fattura fino a inizio anni '90, dando un taglio netto del metal con quelle band che ormai erano svendute fino al midollo. Il metal era però prossimo a un nuovo periodo duro: a metà anni '90 i semidei Metallica abbandonarono le sonorità metal per abbassarsi al rock; Maiden e Slayer continuarono su una strada accettabile, tuttavia non ci fu più un lavoro epocale, capace di segnare il metal con qualche innovazione storica: tutt'ora i più giovani fan del genere ascoltano gli immortali "Master Of Puppets", "The Number Of The Beast" e via così, mettendo solo in secondo piano le band più moderne. Sulla scena attuale quelle più rispettabili sono i Trivium ed i Machine Head, ma sembra radicata una tendenza che fa del Metalcore il sottogenere ad oggi più in voga. 5/fine

METALSTORY, part IV: I SOTTOGENERI



Il metal presenta un'infinità di sottogeneri, il più importante dei quali è il thrash metal. Presentare anche solo sinteticamenti tutti i sottogeneri, le loro influenze, gli incroci tra essi che danno vita a nuove sottoramificazioni, è praticamente impossibile. Di seguito, dunque, ecco i principali sottogeneri del Metal.

BLACK METAL:
metal estremo come Thrash e Death, il Black Metal trova i maggiori sviluppatori nei Venom e i Mercyful Fate. Il genere ostenta un culto satanista e anticristiano, tuttavia ci sono dei gruppi che trattano solo leggende scandinave e altri, addirittura, dichiaramente pro-cristianesimo. Molti gruppi sono di estrema destra e perseguono ideologie superomiste, razziste, omofobe. il cantato è rauco, un urlo truce che sibila nel frequente battito a doppia cassa e nei riff molto particolari. Tra i gruppi principali, i Mayhem e i Celtic Frost.

DEATH METAL:
rispetto al thrash presenta maggiori violenze e distorsioni, derivate dai temi affrontati: morte, dolore, suicidi. Inizializzato dagli Slayer, il Death metal è caratterizzato da un cantato in growl (cupo e profondo, di forte impatto e potenza) e si è sviluppato dalla metà degli anni '80. Come in tutti gli altri sottogeneri presenta a sua volta varie ramificazioni. Tra i maggiori esponenti, gli Obituary.

DOOM METAL:
è il genere più cupo, fondato dai "padri" Black Sabbath. I ritmi sono lenti, sinistri, cadenzati. Le chitarre sono oscure, la doppia cassa limitatissima. Dal doom metal è scaturito il Gothic Metal. Alcune band incorporano caratteristiche del Death come ad esempio il cantato growl.

EPIC METAL:
genere molto vario, che può utilizzare le accelerate del thrash o la cadenza del doom, rispolverando talvolta le radici anni '70. si parla di battaglie, guerra, onore, esaltazione dell'antenato e coraggio del guerriero. Tra gli esponenti, i Manowar, gruppo storico fortemente ostentatore del culto del metal.

GLAM METAL:
è un genere molto orecchiabile, che possiamo definire molto popolare. La band principale è quella dei Motley Crue, ma anche i Kiss hanno a lungo suonato glam metal. Le tecniche, gli assoli e l'utilizzo di funambolismi sono essenziali, semplici e lineari; si parla di divertimento sfrenato, donne, del sociale, di rivoluzione giovanile. Spesso i musicisti di questo genere usano look stravaganti.

POWER METAL
: Caratterizzato da ritmi serrati, batteria velocissima, lunghi assoli, linee vocali potenti e ampio uso della doppia cassa, insomma in stile thrash. Il power metal europeo trova le origini in Germania, a metà anni '80, con gli Helloween. Un altro gruppo devastante e straordinario sono i Blind Guardian, dalle classiche ambientazioni medievali. Negli anni '90 si è evoluto in vari sottogeneri, come il symphonic power metal o il metallo rinascimentale e barocco dei famosissimi Rhapsody, italianissimi. Negli Usa si è invece sviluppato su filoni ancora più simili al thrash metal.

PROGRESSIVE METAL:
è il genere più tecnico e ricco di funambolismi, nato dall'unione tra classic metal e progressive rock. Tra i precursori, gli stessi Iron Maiden con Piece Of Mind. L'incrocio tra le correnti citate produsse i primi esperimenti a inizio anni '80, completandosi con l'avvento dei Dream Theater, ai quali si attribuisce l'effettiva nascita del genere.

METALCORE:
trova origine dall'incontro tra vari stili del metal ed l'hardcore punk, con sonorità simili al thrash (potenti riff, distorsioni violente, doppia cassa a manetta) ma con un cantato più rude. Le sue origini risalgono a metà anni '80, negli Usa, quando veniva considerato parte integrante del punk metal, un genere molto vicino al thrash che fondeva hardcore punk e thrash metal. Dall'inizio degli anni '90 iniziò ad essere considerato un genere a sè, sviluppato ed esteso in alcune varianti. Con l'avvento del 2000 le case discografiche lo portarono al successo contaminandolo con influenze commerciali (Emoctional Metalcore, Melodic Death Metal). Spesso si inglobano nel metalcore band prettamente metal per cavalcare l'onda del successo del genere. E' il caso dei Trivium, i Metallica del 2000. Nei loro primi due pesanti album si alternano cantato in growl e voce melodica; nell'ultimo, "The Crusade", i Trivium suonano invece nel caro vecchio stile thrash, con similitudini evidenti con i loro idoli, i Metallica appunto. Lo stesso frontman utilizza un cantato in perfetto stile Hetfield. Interessanti gruppi giovani del metalcore sono i Bullet For My Valentine, anch'essi naturalmente cresciuti col mito dei quattro cavalieri. 4/continua

METALSTORY, part III: I METALLICA E LA POTENZA DEL THRASH METAL



IL THRASH METAL. Il Metal scambiava a inizio anni '80 reciproche influenze col punk, e si sviluppò anche grazie all'influsso dell' hardcore punk. Negli anni '80 si sviluppò fortemente una forma di metal estremo, il thrash metal: esso è il principale sottogenere, caratterizzato da riff di chitarra velocissimi e dall'uso dominante di batteria a doppia cassa, al fine di inasprire violentemente i ritmi dell'heavy metal. Si parla di guerra, di satanismo, di problemi e miserie della società moderna: tematiche affrontate con furore, sfoghi e accuse urlate in potenti capolavori a velocità incontrollata. Il genere nasce negli Stati Uniti e trova i maggiori sviluppatori nei Metallica. I quattro cavalieri si formano nel 1981 e il loro primo album, Kill'em all (1983) è un pugno nello stomaco. Come Ride The Lightning (1984) e soprattutto Master Of Puppets, il più grande capolavoro della storia del Metal. Un album leggendario, la cui title track diventa copertina eterna di tutto il ramo musicale heavy. Master Of puppets è violento, forte, rapidissimo: da Battery a Welcome Home, fino al massacro della stupenda Damage, "Master Of Puppets" è tutto un susseguirsi di assoli del grandioso Kirk Hammet, un'esplosione d'ira e classe vocale nel cantato di James Hetfield, senza scordare la violenza della batteria di Lars Ulrich e la magia indimenticata del bassista Cliff Burton. Il successo della band prosegue con "...And Justice For All", ma soprattutto con l'album omonimo, che nel 1991 conosce un successo planetario. Forse proprio a causa di un leggero discostamento delle tonalità più feroci del thrash: paradossalmente, nel punto più alto della loro carriera i Metallica iniziano un declino che porterà altri 3 lavori in studio (1996, 97, 2003) di certo lontanissimi dagli straordinari lavori che li hanno lanciati nella stratosfera della musica. Per dissidi coi 'tallica, prim'ancora di Kill'em all lasciò la band il chitarrista Dave Mustaine, che andò a diventare frontman di un altro gruppo storico del thrash metal: i Megadeth. Essi sono anarchici e antibellici, navigano nella droga ma a metà anni '80 conoscono un'ascesa pazzesca sull'olimpo del thrash metal. La competizione coi Metallica si rivela però impietosa a metà anni '90 col crollo a livelli industrial, melodici, da classifica: ormai la band aveva già lasciato la sua griffe. Gli Slayer, anch'essi statunitensi, ebbero il merito di restare a lungo fedeli alle origini thrash (fino a fine anni 90), a differenza degli altri gruppi citati. Accusati di satanismo e nazismo, spesso citati in episodi di cronaca deplorevole, conobbero il successo internazionale grazie ad assoli veloci, pazzeschi grooves batteristici e doppia cassa martellante. Altri gruppi importanti nel genere sono i Testament, gli Exodus, i Destruction, i Metal Church, gli Exciter e gli Overkill. Dal thrash metal è nato il techno thrash metal, ben rappresentato da una grande band come gli Annihilator, che hanno via via subito vari cambi di stile. 3/continua

METALSTORY, part II: L'ASCESA DEGLI IRON MAIDEN



Dopo i timidi inizi nel decennio precedente, il Metal inizia a brillare di luce propria nei gloriosi anni '80. Dato per morto, finito, seppellito dal punk... Naturalmente non è così. Il Metal rinasce più forte di prima, più grande, potente, bestiale. Cattivo. E' la cosiddetta ondata della "new wave" britannica, sostenuta da gruppi come Iron Maiden, Venom e Saxon. La rivoluzione arriva con gli Iron Maiden. Le loro prime esibizioni demo al Ruskin Arms, unico locale hard rock londinese, catturano il pubblico in una coda di successo ed entusiasmo misurato. Un fenomeno che inizia a destare una certa curiosità verso il genere, che da allora conoscerà un'ascesa inarrestabile. Da subito i Maiden sono scenografici, spettacolari, a cominciare dalla mascotte-zombie Eddie. Tra vari cambi di formazione, nel 1980 pubblicano l'album omonimo, che diventerà una colonna portante del genere. L'anno dopo esce "Killers" e i Maiden iniziano a girare il mondo in tour. tuttavia i problemi vocali, dovuti a droga ed alcool del cantante Paul Di Anno, portarono al suo allontanamento; l'arrivo di Bruce Dickinson, stellare vocalist ammirato nei sampson, segnerà la definitiva ascesa della band, che nel 1983 pubblica il leggendario "The Number Of The Beast", arricchito da nuovi sound e dalla grandiosità vocale di Dickinson. Sprezzanti delle infondate accuse di satanismo, i Maiden proseguono imperterriti nella loro ascesa, sfoderando esibizioni sempre più teatrali, dinamiche, travolgenti. Con "Piece Of Mind" i "The Beast" cercarono di creare pezzi più elaborati e complessi, meno pesanti; invece "Powerslave" segnò un ritorno a composizioni più dure, sempre ispirate da testi scritti sulla grande conoscenza storica di Bruce. Il successo mondiale era ormai raggiunto, i tour oceanici dei Maiden scatenavano milioni di giovani entusiasti. Fino al 1988 i Maiden inasprirono via via il loro stile, introducendo suoni elettronici. Nel 1990 iniziò un periodo di critiche, con gli Iron accusati di aver perso spessore; tuttavia nel 1992 "Fear Of The Dark" ebbe buon successo, pur segnando l'addio di Dickinson che intraprese la carriera solista. I fan rimasero scioccati: Bruce non era solo un grandioso vocalist, ma anche una presenza scenica eccezionale. Col successore Blaze Bayley non fu un successo: i Maiden pubblicarono 2 buoni album, ma più cupi e meno potenti, lontani dal vecchio metal. Così fu fonamentale il ritorno di Dickinson per ridare entusiasmo. "Brave New World", del 2000, fu un ritorno allo stile duro del 1988, mentre "Dance Of Death" (2003) e "A matter Of Life and Death" del 2006 sono ricchi di brani dal sound vario ma molto vicino al vecchio classico metal. Un nuovo, strepitoso, successo ha investito i Maiden che, evidentemente, non possono prescindere dall'inimitabile Dickinson! 2/continua

METALSTORY, part I: L'ORIGINE DEL TUTTO



Il Metal è un genere che deriva dall'hardrock, caratterizzato da ritmi aggressivi e potenti ottenuti dalla distorsione e amplificazione delle chitarre e dei bassi, dalla voce urlante e dall'incalzante e violento utilizzo delle batterie. Le tematiche trattano argomenti importanti e onirici, capaci di dividere e far pensare, spesso scatenando rabbia e violenza all'interno dell'anima. E non solo... Il Metal trova dunque un principio nelle vecchie band hard-rock, in una sorta di miscela tra blues, blues-rock e rock che tra 1967 e 1977 creò un suono nuovo caratterizzato da quella potenza di cui dicevamo prima.

LE BANDS ORIGINARIE E IL METAL NASCENTE. Le bands che definiamo "originarie" sono essenzialmente i Led Zeppelin, i The Move ed i Black Sabbath. I Led Zeppelin, britannici, pubblicarono 19 album tra 1968 e 1980, influenzando la loro musica con svariatissimi altri generi, anche etnicamente lontani: non solo folk, jazz, classica, reggae e soul, ma anche arabica, celtica, indiana. I Black Sabbath sono una leggenda: dal 1969 ad oggi hanno prodotto 29 album, ispirando tantissimi sottogeneri e gruppi. Il primo gruppo definibile Metal è però quello dei Judas Priest, che col loro secondo album Sad Wings Of Destiny (1976) si prendono questo merito. Sono loro a introdurre il look di pelli, borchie e catene. Nel pentolone Metal entrano così gli AC/DC, tutta sregolatezza e assoloni, e i Kiss, quelli con le faccie dipinte e i vestiti di pelle nera. A fine anni '80 i perbenisti e i classici sono felici di annunciare la prematura morte del Metal. ILLUSI! Il meglio deve ancora venire! 1/continua
BRUCE DICKINSON
Chiudere gli occhi e tuffarsi nel passato è d’obbligo per vivere dei brividi che video e live shows possono tramandarci solo in parte: le mastodontiche scenografie, le luci, i colori, il pubblico festante, letteralmente impazzito, le chitarre gemelle di Adrian Smith e Dave Murray, il carisma innato di Steve Harris ed, in mezzo, lui, come un principe dell’Acciaio, capelli lunghi al vento, il microfono in mano, il braccio alto per immedesimarsi nel pezzo cantato quasi fosse un orgasmo nel quale coinvolgere tutta la platea. Bruce Dickinson, rivestito di borchie e corazzato col chiodo d’ordinanza, splendidamente lucente nella sua foggia da defender, un narratore pazzesco per una band mostruosa: e la sua voce che ti prende, ti avvolge e scatena il putiferio, nel cuore, nell’anima, nella pancia, scuotendo sensazioni da pelle d’oca e galoppando sulla melodia con potenza e maestosità. Una corsa a perdifiato su tutti gli angoli del palco, quasi a sembrare onnipresente: scalette, rampe, amplificatori saltati come ostacoli, un’energia trasudata oltre ogni limite. La voglia è quella di saltare con lui: impossibile stare fermi, mentre una marziale Hallowed Be Thy Name o una tiratissima Aces High cancellano inesorabilmente tutto quello che sta intorno, la vita di ogni giorno, i problemi e i pensieri, inghiottendoci nell’universo di Eddie the Head. Dickinson si dimena, atletico e profetico nei suoi spandex elastici, e gonfia a dismisura la sua immagine, per farsi vedere fin dall’ultimo spettatore laggiù, nell’ultima fila; al resto pensa la sua voce giganteggiante, potente: Air Siren vola con le sue corde vocali dove osano solo le aquile, vive i pezzi interpretandoli in maniera viscerale, e come pochi agguanta il pubblico e lo fa suo, lo lascia cadere ai suoi piedi e lo sconquassa con un semplice Scream for me…, lo fa muovere e cantare con una semplice occhiata, statuario tra fasci di luce e penombre misteriose. Ed è ancor più affascinante ammirarlo conoscendo la persona, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua ecletticità: un campione a tutto tondo. Paul Bruce Dickinson nasce a Worksop [Inghilterra] nel 1958, figlio di Bruce [che fa il meccanico nell’esercito] e Sonia che lavora part-time in un negozio di scarpe; nella sua infanzia e prima adolescenza è costretto a seguire la famiglia di città in città, e deve pertanto frequentare parecchie scuole -da molte delle quali viene anche espulso- ricevendo un’istruzione poco organizzata ma credendo sempre fermamente in sé stesso: infatti, nonostante avesse una sorella minore, Helen, ha spesso cercato di isolarsi da lei. Attraverso la scuola si avvicina al teatro e, da qui, alla musica dei Deep Purple [scoperti con In Rock] e dei Van Der Graaf Generator, band progressive rock britannica che pubblicò otto album tra 1969 e 1977; è proprio ad un loro concerto che il ragazzo entra in contatto reale con il mondo di cui farà parte di lì a poco: inizia suonando i bonghi in una prima squinternata band collegiale, si ispira a Peter Hammell dei Van Der Graaf Generator ed Arthur Brown per le sue prime prove canore ma, almeno inizialmente, sembra preferire la batteria al microfono: non avendo la possibilità di acquistarne una, però, intraprende la direzione di vocalist entrando nei Paradox, ragazzini ai quali suggerisce con immediato carisma di cambiare nome in Styx. Dopo un periodo nell’esercito, Bruce si trasferisce a Londra per frequentare l’università al College Queen Mary, e qui incontra Noddy White, un ragazzo che suona diversi strumenti e gli dà lezioni di chitarra: da qui a formare una band, gli Speed, il passo è breve, e lo step successivo è l’incisione di alcuni brani su vinile. La carriera del giovane è in ascesa verticale: tramite un annuncio sul Melody Maker entra a far parte degli Shots, coi quali registra l’inedito Dracula e si esibisce nei primi concerti; ed è in uno di questi che la sua vita prende una svolta decisiva: sotto il palco lo attendono Paul Samson ed il suo batterista Thunderstick [che aveva un passato nei celebri Iron Maiden, glorie della NWOBHM], i quali gli offrono il ruolo di singer, appunto, nei Samson, una delle band di seconda fascia più in voga all’interno del fervente movimento rivoluzionario heavy rock britannico. Ancora una volta, Bruce Dickinson si dimostra ponderato e autorevole: accetta, ma solo a patto di terminare prima gli esami per il suo corso di laurea in storia. Due settimane dopo era nei Samson, coi quali inciderà Head On e Shock Tactics. Gli viene affibbiato il soprannome Bruce Bruce [da uno sketch TV] in una formazione nella quale si abusava di alcool e droghe; ma il cantante dichiarerà di non averne mai fatto uso. La band vive un momento di vera gloria quando deve supportare gli Iron Maiden nel tour europeo di supporto a Killers: pur non potendosi definire un vero e proprio fans della Vergine di Ferro, a Dickinson piaceva la musica energica della truppa di Steve Harris, e proprio in quei giorni gli balenò più volte in testa l’idea di cantare nei Maiden, anche in relazione allo stato di salute di Paul Di’Anno, che gli appariva 'devastato fisicamente': li guardava con le braccia conserte e pensava di poter far certamente meglio. Lungimiranza e autostima che vennero presto premiate in quel di Reading, cittadina nel quale Harris va a seguire uno shows dei Samson per chiedere al singer di entrare negli Iron Maiden. Su due piedi, la risposta fu negatva ma immediatamente rettificata: l’indomani mattina, Bruce Dickinson provò alcuni pezzi con la band, nel pomeriggio fu audizionato a Londra -strepitose le sue performances in Prowler, Sanctuary, Running Free, Remember Tomorrow e Murders in the Rue Morgue- e la sera andarono tutti a festeggiare ubriacandosi in un pub. Era appena divenuto il nuovo frontman degli Iron Maiden. Rispetto al suo predecessore, accantonava lo stile punk rock ed incarnava un timbro vocale più epico e maestoso, che permise alla band di spostare le sue coordinate stilistiche in direzione più marcatamente power, anche in funzione delle sue due lauree -storia e letteratura- che garantivano testi di ispirazione letteraria, storica e cinematografica ancor più marcata e profonda di quanto sparutamente proposto in passato. L’imperiale estensione vocale di Dickinson trasforma la Vergine di Ferro e apre orizzonti stratosferici: il primo trittico di dischi sarà assolutamente inimitabile e segna il periodo forse più magniloquente per il quintetto inglese. Il debutto del singer che incrinava i lampadari e cantava a cappella quando saltava l’impianto audio avviene a Bologna, nell’ottobre 1981: iniziano anche i battibecchi con Steve Harris, a causa di due personalità troppo forti ma che ambivano unitamente alla grandeur della propria band. Dickinson interpreta il ruolo di singer in maniera assai più scenica rispetto a Di’Anno, prendendosi la totalità della scena e catalizzando su sé stesso l’attenzione generale. Il primo disco, The Number of the Beast, mette d’accordo tutti per la folgorante brillantezza melodica, l’acquisito spessore strutturale e l’imponente epica che impregna le elaborate composizioni, mettendo alle spalle l’attitudine punk metal dei primi due dischi; in prima linea, la voce del singer si staglia potente, tonante ed espressiva in pezzi dinamici e cristallini che riscrivono la storia e scandalizzano i buonisti, per lo più attraverso un innocuo 666 ripetuto nella ‘scabrosa’ titletrack. In Piece of Mind vengono esplorati nuovi sentieri melodici, mentre il cattedratico Powerslave [1984] sigilla la completa maturazione dell’act albionico, alle prese con architetture sempre più labirintiche, dimostrazioni di tecnica crescenti e galoppate melodiche da delirio. La scenografia egizia che spettacolarizza il sontuoso tour di supporto al disco resta impressa nella memoria e nella storia, e vede un Bruce Dickinson galattico correre tra geroglifici, piramidi ed un enorme Eddie mummificato: le sue performances strepitose toccano apici qualitativi sorprendenti e vengono registrate in Live After Death. Tecnicamente, siamo di fronte ad una delle voci più belle e mostruose del panorama rock mondiale, di ogni epoca: tutto un altro passo rispetto alla timbrica più grezza di Di’Anno. Composizioni come Run to the Hills, l’imponente Hallowed Be Thy Name, Aces High, Where Eagles Dare, The Trooper e svariate altre, oltre a rappresentare autentici gioielli di valore inestimabile [non solo per i fans della band, ma per tutti i metalheads definibili tali] rappresentano la valida prova dell’elevatissimo tasso qualitativo di questo cantante prodigioso, capace di evoluzioni vocali impressionanti. Sfiancata dall’interminabile tour di supporto a Powerslave, la band si ricarica con sei mesi di pausa, nei quali l’eroico cantante inizia a dedicarsi al passatempo della scherma, che lo porterà a praticare questo sport a livello internazionale, piazzandosi addirittura al settimo posto nella graduatoria della Gran Bretagna e fondando una società, The Duellist, per la produzione e la vendita di attrezzature da scherma. Bruce Dickinson ha sempre coltivato molteplici interessi, primo tra tutti quello dell’aviazione: negli anni ’90 prende il brevetto da pilota, e tutt’ora è pilota di linea in Inghilterra, capitano dei Boeing 757 per la compagnia Astraeus Airlines, di cui è anche direttore commerciale. Storici restano alcuni voli compiuti dal capitano Bruce: quello con cui riportò a casa duecento inglesi dal Libano appena segnato dai disordini civili [2006], o quello con cui rimpatriò un gruppo di piloti dall’Afghanistan, ma anche [in tono ovviamente minore] quelli effettuati per condurre le squadre calcistiche dei Rangers Glasgow e del Liverpool in Israele e a Napoli per alcune trasferte in orbita UEFA [2010]. Su se stesso, una volta ha dichiarato: Non mi piace essere riconosciuto, non mi interessa per nulla essere famoso, faccio solo quello che faccio. Se potessi essere il capitano Kirk e materializzarmi e smaterializzarmi in un attimo, lo farei! Qualche volta sono tropo creativo: se dovessi fare solo una cosa, sceglierei di cantare. Puoi insegnare a volare alla gente. Ma ci deve essere qualcosa in quello che faccio che è speciale per un mucchio di persone. E uno deve scegliere la cosa più speciale di tutte. Al ritorno in studio per la stesura di Somewhere in Time, riprendono gli attriti tra Dickinson [che non apprezza l’introduzione dei sintetizzatori nel sound della band] ed Harris, che non prende in considerazione i suoi suggerimenti che prevedevano l’approccio più intimistico, o acustico, di alcuni nuovi pezzi: Bruce mandò giù il boccone, e il lavoro del quintetto proseguì senza sosta fino al più progressivo Seventh Son of a Seventh Son [1988] -caratterizzato da un taglio vocale a tratti più aspro- prima di una nuova pausa, nella quale il cantante si dedicò ad una canzone, Bring Your Doughter to the Slaughter, commissionatagli per il film A Nightmare on Elm Street: gli attriti con Harris furono in parte sanati dall’entusiasmo generato, in Dickinson, per il gradimento riscosso dal bassista in relazione a questa composizione, fortemente voluta nel nuovo full length No Prayer for the Dying, che sanciva un taglio con le sonorità maestose al fine di ricongiungersi con il sound street rock degli esordi. Tuttavia, in quei giorni, maturava l’idea di assemblare un proprio disco solista e, congiuntamente, crescevano frustrazioni ed insoddisfazioni, dovute alla routine album-tour: curioso, sempre voglioso di nuove esperienze e assolutamente lontano dalle schematizzazioni, Dickinson si era di fatto stancato di essere “soltanto” il cantante degli Iron Maiden e -dopo il buon Fear of the Dark, ritorno quasi totale alle celebri galoppate melodiche- va incontro ad uno split inesorabile, dopo un tour di supporto affrontato privo del necessario entusiasmo. Il 2 marzo 1993 viene annunciata la sua volontà di abbandonare la Vergine di Ferro: da solista, con più tempo libero [ma anche con una distribuzione più limitata], abbraccerà varie sonorità, ora melodiche [Balls to Picasso] ora più moderne [Skunkworks], pubblicando cinque dischi fino al 1998 e ricongiungendosi al metal [e ad Adrian Smith] negli ultimi due: ormai era però nell’aria il ritorno alla casa madre, sia perché con il povero [e sottovalutato] Blaze Bayley l’iconica band inglese stentava a raggiungere i suoi apici, sia perché lo stesso Dickinson aveva lasciato trasparire una certa nostalgia in più di un’intervista. La reunion in pompa magna, il sontuoso Brave New World e i grandiosi gig di supporto incisero a caratteri cubitali nelle enciclopedie i nuovi, avvincenti capitoli della saga Dickinson-Maiden, che proseguirà nel primo decennio del nuovo millennio con altri tre dischi ottimi e dalla qualità elevatissima ed uno comunque discreto nonostante le copiose critiche ricevute dalla gente: episodi come Ghost of Navigator e Brave New World raggiungono immediatamente i cavalli di battaglia storici tra i classicissimi di questi higlander dei quali non ci stancheremo proprio mai. L’ultimo album solista arriverà nel 2005 [Tyranny of Souls], dopodiché il prode eclettico di Worksop presterà la sua voce ai progetti di Ayreon, Halford e Tribuzy, per dedicarsi solo ed esclusivamente alla Vergine di Ferro. Ma Bruce Dickinson, che ormai da un pezzo ha tagliato i capelli e appeso nell’armadio spandex, chiodo e borchie giovanili, è un vero contenitore di sorprese infinite: dal 2002 al 2010 ha presentato il Friday Rock Show alla radio della BBC, conducendo anche programmi sulla storia del rock e sull’aviazione, mentre nei primi anni ‘90 ha scritto due libri, The Adventures of Lord Iffy Boatrace e il suo sequel The Missionary Position [tomi drammatico-ironici a contenuto sessuale, costruiti attorno al tema di un travestito inglese]; nel 2008 ha infine scritto la sceneggiatura per il film Chemical Wedding, senza dimenticare alcune sue brevi apparizioni cinematografiche. Di lui parla il drummer storico Nicko McBrain: 'Ho incontrato Bruce per la prima volta nel 1979, quando stava provando con i Samson a Kilburn. Conoscendolo, mi sono reso conto che è una persona molto intelligente e profonda. Quando sono entrato nei Maiden, invece, ho trovato una persona molto estroversa, ma allo stesso tempo solitaria. A volte sembra in un altro mondo, altre è completamente concentrato su un’idea. E’ un genio. Ma anche un lunatico. Molti anni fa era anche un po’ egoista, come si conviene ad un frontman, ma dentro di lui c’è un cuore d’oro. Ero molto arrabbiato con lui quando se ne è andato dalla band, ma oggi vedo in lui grande determinazione e voglia di partecipazione'. Dickinson parla correttamente francese, si è sposato due volte [la prima, nel 1983, con Jane, e la seconda nel 1990 con Paddy Bouden], ha tre figli -dei quali il maggiore, Austin [1990] canta in un gruppo metalcore, i Rise to Remains- e non ha mai voluto restare incastrato nel ruolo di 'personaggio stereotipo': da qui la scelta di abbandonare i Maiden ed il look fatto di cuoio borchiato nel momento in cui non sentiva più sue queste realtà. E’ lui stesso a rivelare di aver smesso di frequentare delle groupies quando si accorse che nella vita ciò che conta sono le relazioni profonde e durature, non quelle da una singola notte. Di lui, Paul Di’Anno ha detto che è il miglior singer che i Maiden potessero trovare, un cantante gigantesco, anche se non avrebbe mai pensato che qualcuno lo avrebbe potuto sostituire degnamente nel 1981, ed effettivamente non ama molto il modo che Dickinson ha di interpretare le canzoni dei primi due dischi. Il buon Blaze Bayley, invece, ha ricordato il bel gesto di Dickinson in occasione del suo primo show maideniano: l’ex vocalist gli fece recapitare in camerino un pacco con birre pregiate ed un bigliettino di auguri sinceri, segnale inequivocabile di eleganza, umiltà e signorilità.

BRUCE DICKINSON entra nella storia dell'Heavy Metal come frontman storico degli Iron Maiden, la band inglese che agli inizi degli anni '80 riportò il genere a livelli straordinari. Leader esplosivo e carismatico, Dickinson è dotato di una straordinaria potenza ed estensione vocale. La sua voce è indissolubilmente legata ai successi dei Maiden: inconfondibile, magica. Dickinson nasce da un fallito tentativo di aborto il 7 agosto 1958 in Inghilterra, a Worksop. Prima di entrare negli Iron Maiden fece parte di diversi gruppi, [Styx, Speed, Shoots, Samson]. Laureato in storia ed in letteratura, Bruce entra in contrasto con i Samson perchè gli altri membri della band abusavano di stupefacenti; in parallelo, l'ormai famosa band degli Iron Maiden cacciava il suo frontman Paul Di Anno per le stesse ragioni. Il matrimonio tra Dickinson e i Maiden è perfetto. Bruce debutta in un concerto a Bologna con il brano 'Remember Tomorrow' e il primo album con lui come frontman entra nella leggenda: 'The Number Of The Beast' segna un'epoca, perchè grazie ai fraseggi di chitarra sempre più melodici e cristallini, e soprattutto grazie alla voce più enfatica e solida di Bruce, gli Iron Maiden si incamminano decisi in una dimensione internazionale: il 'salto di qualità' è sancito da un sound nuovo, maggiormente orientato verso il power e non più verso il punkrock underground degli esordi. Dickinson non è il degno erede di Di Anno, è persino meglio! Le lauree di Bruce fruttano alla band nuovi interessanti territori da esplorare a livello lirico, e difatti dall'ingresso in formazione dell'istrionico singer le tematiche tratte da avvenimenti storici, romanzi letterari ed episodi cinematografici saranno all'ordine del giorno. Gli Iron Maiden si tuffano a capofitto nella melodia e con 'Piece Of Mind', dunque superano anche se stessi con l'irraggiungibile 'Powerslave' [1984], basato su una serie di battaglie storiche realmente accadute Dickinson utilizza la sua voce a proprio piacimento, raggiungendo livelli e toni altissimi e potenti che non perdono mai del calore e della grandiosità tipica del timbro unico del carismatico frontman inglese. Il nostro eroe, ovviamente, sfodera prestazioni straordinarie anche negli indimenticabili e ipercoreografici concerti che la Vergine di Ferro tiene in ogni angolo del globo. La voce potentissima di Bruce riusciva a raggiungere toni acutissimi: c'è chi racconta che in un live incrinò il vetro di un lampadario! Memorabile la volta in cui l'impianto di amplificazione saltò definitivamente, dopo ripetute e noiosissime avvisaglie durante l'arco dello show; gli altri componenti smisero di suonare, mentre Bruce proseguì col solo canto fino alla fine del pezzo: al suo urlo 'chiudete quella fottuta porta' i 2500 spettatori lo accompagnarono nel canto, ma nonostante ciò la sua voce sovrastava ancora tutte le altre. Spettacolare, padrone del palco, Maestro nel coinvolgere il pubblico: Dickinson sembra invincibile. Nella composizione dei testi usa spesso le sue conoscenze storiche, dando il meglio della sua vena creativa in 'Seventh Son Of A Seventh Son', album del 1988, in cui si esalta il suo timbro celebrativo. Eppure Bruce sente il bisogno di nuove sfide: intraprende la carriera solista [1990, Tattoeed Milionaire] e dopo aver prestato per l'ultima volta la voce ad un capolavoro epicheggiante dei Maiden [1992, Fear Of The Dark] dà l'addio alla band. Il suo scopo è dedicarsi ad un più tradizionale rock'n'roll, con influenze folk e grunge. Dopo un primo album cerca di formare una nuova band, ma con scarsi risultati commerciali; va gia meglio nel 1997 con 'Accidental Of Birth' e, un anno dopo, 'The Chemical Wedding'. E' allora che, indivinduando qualche screzio tra Bruce e un suo fidato collaboratore, i Maiden lo richiamano a sè. Dickinson, dopo un iniziale rifiuto, non sa dire di no e torna a casa dopo aver pubblicato 2 raccolte. Col ritorno di Dickinson i Maiden tornano a splendere e appassionare in oceanici concerti, di fronte a platee inneggianti. I nuovi tre album della band, da 'Brave New World' a 'A Matter Of Life And Death', passando per lo splendido 'Dance Of Death', riconciliano il pubblico con la Vergine di Ferro, conferendo nuova linfa ad una discografia già stellare.